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No Tav: cade il reato di terrorismo per altri tre arrestati

Un’altra buona notizia prima della fine dell’anno, il che non capita spesso (di questi tempi pare ci si debba accontentare…).
Nonostante l’impegno profuso dalla Procura di Torino e la campagna di alcuni esponenti politici – in primis Esposito e Lupi – che hanno preso a pretesto alcune azioni di sabotaggio lungo le linee ferroviarie (per lo più inventate di sana pianta dai media altavelocisti) anche il Tribunale del Riesame, che prima di Natale era chiamato ad esprimersi sul reato di terrorismo affibbiato dalla procura di Torino a tre militanti No Tav – Lucio Alberti, Graziano Mazzarelli e Francesco Sala – ha dovuto scagionare i tre e riconoscere che il reato non sussiste.
Esattamente come nel caso di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, rimasti in carcere per un anno dopo gli arresti in seguito alle azioni di sabotaggio contro il cantiere fortino di Chiomonte del 13 maggio del 2013 e comunque condannati dalla Corte d’Assise di Torino, lo scorso 17 dicembre, ad una pena sproporzionata – tre anni e mezzo di reclusione – per il reato di danneggiamento.
Anche per gli altri tre attivisti restano le accuse di possesso e fabbricazione di molotov e di resistenza a pubblico ufficiale, accuse che permettono alla magistratura di mantenere per loro la detenzione cautelativa in carcere in vigore dal luglio scorso. 
Inizialmente gli anarchici Lucio, Graziano e Francesco erano stati arrestati con l’accusa di “danneggiamento a mezzo di incendio, violenza contro pubblico ufficiale, detenzione e trasporto di armi da guerra” ma all’inizio di dicembre la Procura torinese aveva applicato nei loro confronti l’impianto accusatorio utilizzato già nei confronti dei quattro attivisti arrestati prima di loro, nonostante il teorema fosse stato già bocciato da una esplicita sentenza della Cassazione.

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