Sono tra le 30 e le 50mila famiglie, in tutta Italia, quelle a rischio di sfratto esecutivo per la mancata proroga degli sfratti di fine locazione. Il governo ha deciso infatti di non inserire nelle “mille proroghe” del decreto di fine anno, anche la proroga degli sfratti per le categorie disagiate (invalidi, malati terminali, anziani).
Dall’inizio della crisi, cinque anni fa, Roma ha registrato oltre diecimila sentenze per fine locazione; 4500 sono quelle a Napoli e 4mila le sentenze di sfratto a Milano sempre prendendo in considerazione il periodo tra il 2008 al 2013. Il 70% di queste famiglie avrebbe i requisiti di reddito e sociali (anziani, minori, portatori di handicap) previste dalla legge per la proroga. Alla fine dell’anno scorso le sentenze di sfratto nel nostro Paese sono state oltre 70mila, quelli eseguiti oltre 30mila, il 90% per morosità, spesso incolpevole, dovuta alla perdita del posto di lavoro degli inquilini impossibilitati così a pagare gli affitti.
Ogni giorno nel nostro paese vengono eseguiti in media 140 sfratti con l’uso della polizia. Una sentenza di sfratto colpisce, secondo le statistiche una ogni 353 famiglie. Escludendo dunque le famiglie proprietarie di case e gli assegnatari di alloggi pubblici, significa che ogni anno in Italia una sentenza di sfratto, “quasi sempre per morosità incolpevole”, tocca una famiglia su quattro, segnalano in una lettera al governo gli assessori Danese, Benelli e Fucito rispettivamente da Roma, Milano e Napoli. “Ecco perché – si legge nell’appello – chiediamo con forza la proroga del blocco degli sfratti e politiche abitative strutturali che ci consentano di uscire dalla logica dell’emergenza. Su questo sollecitiamo una urgente riunione della consulta casa dell’Anci perché sia ben chiaro il grido di dolore – concludono – proveniente dalle città metropolitane dove forte è il disagio”.
Ispirate al cinismo appaiono le risposte del governo all’appello delle amministrazioni delle grandi aree metropolitane. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Delrio ha replicato così all’appello degli amministratori locali: “Questo governo ha messo in campo diverse misure come il fondo degli affitti e morosità. Ha dato numerosi strumenti ai cittadini ma soprattutto ai sindaci per governare l’emergenza. Gli sfratti vanno valutati caso per caso”. Peggio di lui il Ministro Lupi, secondo il quale “l’esecutivo non è stato a guardare, anzi, ha imboccato una strada nuova, cosciente che l’emergenza andava affrontata in modo più radicale e non con lo strumento vecchio e logoro della proroga gli sfratti. Agli assessori di Milano, Roma e Napoli dico che non è drammatizzando un problema che lo si risolve”.
In realtà lo strumento del governo messo in campo è solo un fondo di 446 milioni per sette anni, cioè 62 milioni di euro all’anno – briciole praticamente – per tutte le città: dalle grandi aree metropolitane ai centri più piccoli dove, facendo le proporzioni, il boom degli sfratti è ancora più pesante. Emblematico il caso di Mantova, città di 48mila abitanti, in cui sono previsti 932 sfratti nei prossimi mesi.
Niente blocco degli sfratti dunque ma anche guerra aperta all’unica soluzione concreta per l’emergenza abitativa fino ad oggi messa in campo ma dai movimenti per il diritto all’abitare: l’occupazione degli edifici vuoti e inutilizzati da parte delle famiglie senza casa. Non una guerra alla povertà dunque ma una guerra contro i poveri. Il governo Renzi conferma così la sua odiosa natura di classe, un governo del Mondo di sopra, contro quelli di sotto, sotto ogni aspetto.
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