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La resa del più forte sindacato d’Europa. Che fare?

Come si è arrivati a questo punto? Come è potuto accadere che le vittime abbiano assunto il punto di vista del loro avversario? Non è stato solo un accumulo di sconfitte nelle vertenze che hanno fatto la storia – dalla Fiat nel 1980 alla scala mobile nel 1985 a Pomigliano nel 2010. Può accadere che quando lotti si possa essere sconfitti da un avversario più forte, ma non può accadere che gli sconfitti vengano convinti ad vedere le cose come chi il vincitore. E’ questo uno dei temi intorno a cui ruota il libro di Giorgio Cremaschi – Lavoratori come farfalle – presentato ieri a Roma. Un libro che ripercorre la storia della Cgil e di come l’autore  l’ha vissuta da dirigente sindacale della Fiom, fino in fondo e fino all’anno che si è appena concluso.

A discuterne insieme a Cremaschi sono stati invitati Eliana Como (Fiom ed esponente della minoranza Cgil), Fabio Sebastiani (giornalista e autore di un libro sulla vertenza Fiat), Emidia Papi (Usb) sollecitati dalle domande e osservazioni di Francesco Piccioni.

Molti passaggi del dibattito hanno affrontato il tema della “fine della concertazione” e dunque del modello sindacale che su questo ha costruito la sua funzione ed anche il suo rafforzamento di apparato. “La concertazione è stata fatta in una fase in cui da spartire ormai c’erano solo i sacrifici” ha detto Eliana Como e per paradosso “ha rafforzato il sindacato nella sua funzione e come apparato burocratico” hanno sottolineato sia Como che Sebastiani, per quest’ultimo il “sindacato dei lavoratori è morto alla Fiat nel 1980”. Emidia Papi esordisce esibendo la sua tessera della Flm del 1978, quando era scritto che i lavoratori avrebbero rinunciato a parte del loro salario per favorire gli investimenti e lo sviluppo del Mezzogiorno.

Le differenze emergono quando nel dibattito piomba la domanda sul fatto che esistessero o meno alternative a questa sconfitta strategica. Per Eliana Como la Cgil ha dovuto entrare in campo contro il governo Renzi  “suo malgrado”, i lavoratori hanno dimostrato disponibilità a lottare e lo scenario visto in autunno sembrava inimmaginabile in estate, quando il libro di Cremaschi è stato scritto. Per Emidia Papi l’esperienza ormai ultratrentennale del sindacalismo di base ha dimostrato che una alternativa alla resa del più grande sindacato d’Europa era possibile, magari non vincente ma possibile come hanno dimostrato i fatti. L’opportunismo di tanti, nella sinistra e nel sindacato, ha contribuito a impedire che oltre che possibile potesse diventare anche vincente. “La sinistra ha preferito schiacciarsi sul totem della Cgil invece di cogliere le novità e le possibilità che venivano emergendo dal mondo del lavoro”.

Cremaschi ha interloquito con le varie osservazioni. “In Italia il movimento operaio ha strappato conquiste straordinarie senza stare al governo e mano a mano che il Pci si avvicinava al governo queste conquiste si sono ridotte”. “Oggi la rottura con un modo di pensare è fondamentale per ripartire, la soggettività è necessaria, magari non sufficiente ma necessaria” proprio per “impedire che le vittime assumano il punto di vista dell’avversario”.  “Dopo aver scritto il libro in estate, in autunno qualche dubbio mi era venuto vedendo quello che stava accadendo, ma poi i fatti hanno confermato che quanto c’era scritto era aderente a quello che è diventato la Cgil”.

Una buona notizia però è emersa negli interventi. Attivisti sindacali, giuristi, economisti, delegati sia dell’Usb che della minoranza Cgil intendono rilanciare il ruolo del Forum Diritti Lavoro come soggetto unitario che possa mettere in campo iniziative ed azioni a tutto campo per una alternativa sindacale all’esistente e alla resa. Una proposta che verrà estesa a tutte le componenti sindacali di base e conflittuali che intendono mettersi di traverso al Jobs Act , all’accordo del 10 gennaio e alla capitolazione del movimento dei lavoratori di fronte all’avversario di classe. Soprattutto per impedire che gli sfruttati assumano il punto di vista dei sfruttatori, un lavoro anche ideologico dunque e non solo vertenziale.

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