Pare che il Patto del Nazareno, complice l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, sia entrato in crisi. In Campania invece sembra più forte che mai. Almeno a leggere Il Mattino di oggi.
Il quotidiano di Caltagirone infatti apre l’edizione locale con la notizia di un accordo tra Forza Italia e PD per inserire un emendamento alla legge regionale elettorale che innalzi lo sbarramento dal 3 al 10%. Una notizia oggettivamente shock visto che siamo a meno di tre mesi dal voto di maggio che deciderà sulla composizione del nuovo Consiglio Regionale. Mercoledì è il giorno in cui si dovrebbe compiere il blitz con la presentazione del testo firmato da 3 esponenti del centrodestra campano: Nocera (FI), Passariello (FdI) e Marino del Gruppo Caldoro. Le motivazioni addotte parlano di “semplificazione del quadro politico” ma è evidente che gli scopi reali sono altri. Per ora le uniche voci di dissenso dalle stanze istituzionali arrivano dal Movimento 5 Stelle che comunque è dato dai sondaggi ben sopra la soglia del 10. Dal 15 al 20% addirittura.
Ma perchè partiti già sottoposti a un logorio di lungo corso, riguardo l’autorevolezza e la fiducia che suscitano nell’opinione pubblica, si accingono a una così palese violazione delle regole democratiche e dell’etica politica?
Le cause probabilmente sono sia endogene sia esogene. Da una parte si vogliono mettere al loro posto i cosiddetti “cespugli” vicini costringendoli a una alleanza e dall’altra si vuole evitare che giunga qualcuno dall’esterno quale portatore di dissenso o di radicalità sociale. Così i centristi tornano a casa a destra e realtà come Sel e Italia dei Valori tornano a casa dal PD. I veri danneggiati appaiono però quelle formazioni, grillini a parte, che sono fuori dalle alleanze con le 2 grandi coalizioni e che fanno dell’alterità un loro punto costitutivo.
Certo ci sarebbe da aggiungere, al di là delle alchimie percentuali e delle tattiche partitiche, che una soglia del 10% in una elezione regionale con circa 6 milioni di votanti è una abnorme esagerazione che più che semplificare il quadro della rappresentanza lo va a stringere e limitare. Al di là del male che si può pensare della democrazia rappresentativa è però fortemente preoccupante il processo degenerativo che questa ha rapidamente subito negli ultimi anni. Non occorre essere politologi o esperti di trend elettorale per immaginare una situazione sempre più polarizzante e verticale che mortifica alla radice qualsiasi tentativo di portare nei palazzi del potere le istanze e le contraddizioni del mondo reale.
Si pensi infatti al caso di “Maggio”, la costituenda coalizione sociale e politica che sta discutendo da settimane, tramite assemblee e incontri sui territori campani, di presentare una lista elettorale che vada ad occupare gli spazi lasciati liberi da una sinistra inadempiente e lo faccia dando voce e spazio ai protagonisti delle lotte sociali e delle vertenze territoriali. Ecco: per un esperimento quale Maggio questa notizia, almeno sul piano elettorale, sarebbe un brutto colpo. Certo rimangono le lotte sui territori, le lotte dei lavoratori, il dissenso sociale da organizzare, ma è pur vero che sembra proprio un tentativo interessante quello di rimescolare le carte con un’alleanza politica e sociale tra soggetti abituati a fare e organizzare lotte e che aggrediscano dal basso il difficile tema della rappresentanza. Nelle prossime ore è atteso un comunicato in merito del progetto politico, “Maggio”, che probabilmente l’elevamento della soglia di sbarramento punta a segare sul nascere.
Non è difficile presagire che la seduta del consiglio regionale di mercoledì sarà alquanto infuocata. Non tanto per i grillini, che si limiteranno alle loro creative ma inoffensive proteste, ma per la contestazione esterna che molto probabilmente verrà inscenata.
Ne sapremo di più nei prossimi giorni ma appare impossibile che in un territorio quale quello campano, dove l’autunno delle lotte sociali e sindacali è stato assai frizzante, possa passare senza contestazioni un così smaccato scippo alla democrazia.
Vedremo insomma se Caldoro e PD hanno fatto bene i loro conti oppure se è un blitz destinato all’insuccesso. Certo ingenuamente ancora un po’ ci sorprende la protervia e la relativa leggerezza di questi signori nel lavorare così alacremente alla soppressione degli spazi di democrazia e dissenso.
Forse il “vento greco” non soffia ancora da queste parti, per quello occorrono le lotte di massa, ma inizia a fare sentire i suoi effluvi. E una certa classe politico-imprenditoriale inizia ad avere paura. In Grecia un partito del 40% come il Pasok è crollato al 5 in pochi anni. Così incapaci di rimuovere le cause sociali che hanno dato vita a fenomeni quali Syriza e Podemos vogliono limitare l’accesso alla rappresentanza politica.
La crisi in Campania morde duro e la Grecia è davvero vicinissima (anche come numero di abitanti tenendo conto del nuovo piano delle Macro Aree) . Aspettiamo insomma. La partita non è chiusa.
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