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Censura sionista a Roma, revocato l’invito a Ilan Pappè

Lo storico israeliano Ilan Pappé non parteciperà all’incontro ‘Europa e Medio Oriente. Oltre gli identitarismi’ in programma all’Università di Roma Tre lunedì prossimo perché l’invito è stato revocato e l’evento annullato.

La sua partecipazione all’iniziativa sarebbe stata fortemente osteggiata dalla comunità ebraica romana che avrebbe esercitato forti pressioni contro l’ateneo romano. In una nota, Ilan Pappé, docente all’Università britannica di Exeter – dove di fatto vive in ‘esilio’ visto l’ostracismo nei suoi confronti in patria – ha spiegato che le pressioni dell’ambasciatore israeliano e della comunità ebraica di Roma hanno condotto il Centro culturale francese di Roma Tre ad annullare l’invito che gli era stato rivolto.
In un messaggio diffuso su Facebook ai propri amici italiani, Pappé spiega di avere saputo all’ultimo momento di non poter più partecipare all’incontro in Italia e parla di comportamento scorretto dell’Università romana: “Sembra che offendere il profeta Maometto nelle vignette francesi sia libertà di parola, ma un dibattito accademico sulle sofferenze dei palestinesi sia incitamento all’odio” afferma il docente, che nel suo breve messaggio invita l’Italia a seguire l’esempio dell’Università della California, che non ha ceduto alle pressioni della locale comunità ebraica e ha mantenuto il suo sostegno allo storico in visita al campus. Non sopo aver invitato il centro culturale francese e l’università pubblica capitolina a vergognarsi per il proprio voltafaccia.

Notizia di poco fa è che l’incontro con Pappé si terrà comunque, lunedì prossimo, nella Sala Accademia del Centro Congressi Frentani, in Via dei Frentani 4 a Roma.

Ma comunque siamo di fronte all’ennesima, gravissima e inaccettabile manifestazione della censura operata nei confronti di Israele e delle sue politiche da parte di istituzioni che cedono senza colpo ferire alle pressioni dell’autoproclamata ‘comunità ebraica’ – espressione di una piccola porzione dei cittadini ebrei di questo paese che spesso nulla hanno a che fare con chi pretende di rappresentarli e che in realtà costituisce una dependance di Tel Aviv – e alle indebite ingerenze di governi di altri paesi.

Quante saranno nel mondo accademico e culturale le voci che si leveranno contro questo ennesimo atto di imperio e di violazione della libertà di espressione e di critica provenienti da istituzioni esterne all’ambito universitario? Una domanda retorica, ovviamente.

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