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Le guardie esultano per un suicidio, gli ipocriti fanno gli ipocriti

Ipocrisia, violenza, fascismo, protervia e faccia tosta. Sulla vicenda degli insulti volati via Facebbok, sulla pagina del solito sindacatino fascista delle guardie – questa volta “penitenziarie” – si potrebbero scrivere volumi. O solo poche righe.

Un ergastolano rumeno detenuto ad Opera (Milano) si è suicidato, e un gruppazzo di picchiatori (per una volta solo verbali) ha rovesciato una valanga di ululati di gioia. Un piccolo campionario: “Consiglio di mettere a disposizione più corde e sapone”, “Meno uno”, “Lui è morto ma ora saranno indagati i nostri colleghi”.

L’ipocrisia è quella mediatica e del del governo. I giornali perbene degli imprenditori perbene, capitanati dal corsivo di un effettivamente sconcertato Gramellini (La Stampa, a proposito di “perbene”), hanno grondato fiumi di scandalo. Nelle carceri avvengono di queste cose, ma non mettecelo davanti agli occhi, che siamo di stomaco delicato. Specie sui social network, dove vanno anche i nostri bambini e poi ci fanno domande imbarazzanti…

Il governo ha fatto la sua parte ipocrita firmando – per mano del capo del Dap Santi Consolo – “16 provvedimenti cautelari di sospensione”, concordando con il direttore del personale l’avvio di un “procedimento disciplinare”.L’esito, se ci sarà, si vedrà tra anni. Se si vedrà…

Come si deve obbligatoriamente fare in questi casi, è partito anche “un rapporto corposo predisposto dal nucleo investigativo centrale” perché la magistratura valuti l’esistenza di reati e dunque anche di “danni di immagine”.

Fanno fede le parole del Guardiasigilli (ognuno è guardia a modo suo, da quelle parti): “E’ del tutto evidente che si tratta di atti intollerabili”. Un vero e proprio “ma insomma!” teso alla restaurazione di un eloquio “civile e moderno”, almeno in pubblico, da parte delle guardie sans phrase. Poi, tra quelle mura, parlino, pensino, facciamo quel che vogliono; ma non lo rivendichino in quel modo sguaiat. Il ministro ci fa brutta figura…

Nel pomeriggio di ieri aveva anche convocato tutte le organizzazioni sindacali “perché al di là delle iniziative disciplinari con un collegio che si pronuncerà in modo terzo, vorrei un’iniziativa ‘politica’ da parte dei rappresentanti della polizia penitenziaria”. Non pervenute, a meno di non considerare sufficienti le parole di Donato Capece, segretario del Sappe: “esultare per la morte di un detenuto è cosa ignobile e vergognosa”. Un altro “ma insomma!”.

Ma il ministro di giustizia ci tiene a far capire che lui è proprio per la “linea dura”: tra le iniziative di cui Orlando ha parlato con Consolo ci sarebbe nientepopodimeno che “la formazione degli agenti di polizia penitenziaria nell’uso dei social network” (immaginiamo ore dense di raccomndazioni a non scrivere nulla prima di aver, con tutte le difficoltà del caso, pensato alle conseguenze).

Naturalmente il direttore del Dap si è preoccupato anche di preparare la struttura argomentativa a difesa del “corpo”: “Ho avviato un confronto con tutte le sigle sindacali perché prendano le distanze da quelli che sono comportamenti isolati in un sito marginale. La polizia penitenziaria in questo momento è mortificata per quanto è accaduto. Già stamattina ho avviato la predisposizione di una circolare che richiama tutti gli appartenenti all’amministrazione penitenziaria, e non solo gli agenti, ai propri doveri”.

Controcorrente, nell’orgia di ipocrisia, ci potevano andare soltanto i fascioleghisti, col segretario Salvini a dichiarare “non dico che giustifico, ma capisco”. È una questione di livello comunicativo…

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