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Cremona: i fascisti di Casapound riaprono la sede

Qualche settimana fa alcune migliaia di antifascisti arrivarono nel centro di Cremona e da altre città del Nord Italia per manifestare la propria ripulsa nei confronti dei fascisti del terzo millennio dopo la brutale aggressione contro alcuni attivisti del centro sociale Dordoni, uno dei quali, Emilio Visigalli, fu ridotto in coma a forza di calci e sprangate. Alla vigilia della manifestazione i giornali locali diedero ampio spazio alla decisione da parte dei picchiatori di Casapound di chiudere la propria sede locale e di metterla in vendita. Già all’epoca più di qualcuno sospettò che si trattasse di una mossa propagandistica, una tattica alla quale non abboccare.
Ed infatti nei giorni scorsi, esattamente sabato 21 febbraio, la sede di Cremona di via Geromini è stata improvvisamente riaperta in occasione dell’avvio del tesseramento all’organizzazione neofascista. “Abbiamo il diritto di rimanere qui” dice ai media locali il presidente del circolo Gianluca Galli, mentre la polizia è tornata a presidiare il locale per proteggere i fascisti da eventuali ritorsioni proprio in occasione della riapertura. E’ arrivato addirittura un battaglione di celere da Padova per evitare che gli ‘antagonisti’ potessero contestare l’iniziativa dei camerati i cui rapporti con le forze dell’ordine, nonostante le spedizioni punitive, la propaganda razzista e l’aggressione quasi mortale del 18 gennaio, sono evidentemente molto intimi.
Anche se pare che il proprietario avesse realmente intenzione di vendere quel locale, i fascisti avrebbero dalla loro un contratto valido altri nove anni.
Questo mentre il sindaco della città, Gianluca Galimberti, ha mandato una intimazione di sfratto ai due centri sociali cittadini, il Kavarna e lo stesso Dordoni: “non rinnoveremo più le convezioni con le due strutture di proprietà comunale”, ha detto più volte il primo cittadino.

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