Roma antifascista c’è! E Roma non cede alle lusinghe dell’ultimo incantatore di serpenti, dell’ultimo attrezzo convinto di essere “nazional-popolare”.
C’erano molte premesse sbagliate, nella giornata di oggi, a partire dall’allarme più che sagerato pompato all’unisono dal governo, dai media di regime, dallo stesso Salvini e dalla questura. Le contestazioni della giornata precedente – l’occupazione di una chiesa, con la gente sgomberata e alzata di peso, un po’ di manganellate distribuite dalla polizia davanti a quattro fumogeni e un po’ di slogan – erano state gonfiate oltre ogni senso del ridicolo, quasi fossero l’anticamera dell’insurrezione.
E invece la mobilitazione è stata quello che doveva essere: una manifestazione di popolo, antifascio-leghista, antirazzista, certo. Ma anche contro il governo Renzi, la Troika, l’Unione Europea e l’austerità. Persino i tg di regime non hanno potuto negare la realtà, parlando di manifestazione “enorme, tra le 30 e le 50mila persone”, molte di più di quelle paracadutate a Roma dalle regioni del Nord con la sola alleanza “in loco” dei mazzieri di CasaPound, i nazionalisti di Fratelli d’Italia e qualche riciclato delle clientele romane in fuga dal Pdl (come il consigliere comunale Pomarici, neo leghista in Campidoglio). Poca gente, non oltre le quindicimila presenze, e con l’invadente protagonismo dei fascisti di Casapound che hanno riempito la piazza con i saluti romani e i profili del Duce ed hanno addirittura ottenuto un intervento dal palco per Simone di Stefano, il numero due dell’organizzazione squadrista tutta ‘patria e marò’.
Dall’altra parte, invece, grandi numeri, di quelli che nella capitale non si vedevano da parecchio tempo. Come da tradizione a Roma, il concentramento a Piazza Vittorio è stato dapprima timido, poi pian piano il corteo si è gonfiato. Ragazzi di molti tipi e dai molti look, vecchi militanti, migranti, lavoratori, donne di tutti i colori, organizzazioni con i loro spezzoni, comitati, collettivi internazionalisti… Una manifestazione allegra ma determinata e combattiva, con buona pace dei criminali di governo che speravano di poter ridurre l’opposizione di una città e di un popolo a una semplice, miserabile, ottusa, questione di “ordine pubblico”.
Le foto fino agli asterischi (*****) sono di Patrizia Cortellessa.
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Appuntamento per tutte e tutti alle 14.00 a Piazza Vittorio, corteo fino a Campo de’ Fiori. Ripudiamo Salvini e il suo codazzo di fascio/leghisti.
Secondo le autorità di pubblica sicurezza sono più di 3000 gli agenti di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza schierati da ieri nella capitale ‘per garantire l’ordine’. In realtà sembra che la principale preoccupazione della Questura e delle altre autorità di pubblica sicurezza sia impedire ogni possibile contestazione alla manifestazione convocata dalla Lega Nord in Piazza del Popolo alle 15, e alla quale parteciperanno anche Casapound, Fratelli d’Italia e altri gruppi di estrema destra. Una preoccupazione evidente fin da questa mattina presto, quando gli abitanti della zona di Piazza Vittorio, dove i “fascisti del terzo millennio” hanno tenuto uno sparuto presidio per difendere “l’italianità del quartiere” (!), hanno assistito alla blindatura delle strade. Sotto l’occhio vigile delle forze di sicurezza degli operai hanno montato delle barriere di metallo alte più di due metri a protezione in particolare della sede neofascista di Via Napoleone III. Le foto che stanno rimbalzando sui social network parlano da sole.
Di seguito invece alcune foto delle cariche di ieri a Piazza del Popolo e a Piazzale Flaminio, dove i celerini hanno più volte respinto e sgomberato, con l’uso dei manganelli e dei lacrimogeni, alcune centinaia di manifestanti che protestavano contro la concessione del centro di Roma alla provocazione di Salvini. La giornata si è saldata con alcuni feriti, alcuni contusi e anche cinque fermati tra i manifestanti.
Come se non bastasse approfittando dell’arrivo a Roma di estremisti di destra da varie regioni italiane alle 18, nel quartiere Prati, alcune organizzazioni neofasciste commemoreranno Mikis Mantakas, un militante neofascista greco morto a Roma quarant’anni fa. Incredibilmente, a neanche duecentometri da piazza del Popolo la questura ha autorizzato un presidio critico nei confronti della Lega dei fascisti di Castellino.
Scrive il Collettivo Militant a proposito dei fatti di ieri e del senso della giornata di oggi a Roma:
“Le cariche violente, indiscriminate, illegali di stasera a Roma sono il segno di un potere che garantisce le sue opposizioni ideali e spazza via tutto il resto. Salvini, da questo punto di vista, è l’alternativa perfetta al sistema “democratico”. Populista abbastanza per coagulare attorno a sé l’opposizione di centrodestra in questa fase di vuoto di potere, ma privo di quella credibilità necessaria ad esprimere la volontà di una “maggioranza”, ad essere insomma un competitor effettivo al governo “democratico”. Salvini è l’assicurazione sulla vita del governo Renzi, motivo per cui viene e verrà sempre più difeso oltre ogni legalità democratica. La prova l’abbiamo avuta per l’appunto oggi, quando è stato messo in campo un tentativo sicuramente determinato ma in fin dei conti pacifico e dimostrativo di occupare simbolicamente la Piazza del Popolo. Evidentemente, la possibilità di esprimere effettivamente il proprio dissenso non viene prevista dalla Questura romana, che da un lato domani garantirà ai neonazisti di Casapound di manifestare nella stessa piazza dove partirà il corteo dei movimenti, mentre oggi vieta con la violenza agli stessi movimenti di presenziare simbolicamente, e il giorno prima, la piazza scelta per la manifestazione fascio-leghista. La più trita dinamica dei due pesi e delle due misure. Mai nella storia di questo paese ad un’organizzazione neofascista era stata concessa la stessa piazza delle forze democratiche, nello stesso giorno e con solo due ore di scarto, sugellando la direzione politica di una polizia incontrollabile, vero potere politico parallelo a quello ufficiale. Succede oggi, testimoniando la resa di ogni possibile discorso sui diritti e sulla natura “antifascista” della Costituzione e delle istituzioni. Chiacchiere spazzate via dai manganelli di poche ore fa a piazzale Flaminio, dove circa 500 manifestanti del percorso “MaiConSalvini” si erano dati appuntamento. Roma non vuole Salvini, così come non vorrà l’infame Le Pen ad aprile, e questo rifiuto non potrà continuare ad essere gestito solo attraverso l’ordine pubblico, le cariche, mentre dall’altro lato si legittimano le formazioni neofasciste di tutta Europa. Siamo di fronte ad un cambio di paradigma per la storia politica del paese. La legittimazione democratica e antifascista sta crollando sotto i colpi della marginalità di un movimento incapace di assumersi l’onere degli eventi, mentre dall’altro lato il sistema “democratico” legittima le opposizioni reazionarie in quanto funzionali al suo sistema di potere. La storia corre veloce di questi tempi, e quando si sarà riassestata attorno ad un paradigma post-antifascista anche nelle forme, ci ritroveremo più deboli di prima. Tutti quanti, nessuno escluso. Le cariche di stasera non sarebbero state possibili un tempo. Oggi lo sono, con il consenso unanime del quadro parlamentare”. (da www.militant-blog.org).
Assai inquietante invece il breve ma duro commento del giornalista del quotidiano ‘La Stampa’ Mattia Feltri, che sull’edizione online odierna scrive:
“Da stamattina Roma è in movimento. La città è percorsa da camionette di forze dell’ordine e sorvolata da elicotteri. Ha un senso tutto questo? Era proprio necessario autorizzare cortei dichiaratamente ostili l’uno all’altro nella stessa giornata? Non era meglio rinviarne uno dei due? Il sindaco e il prefetto sono sicuri di aver fatto un buon lavoro? Per le risposte, ci si risente stasera”.
Indovinate secondo il quotidiano padronale quale delle due manifestazioni andava proibita? E quel “ci si risente stasera” non sembra promettere niente di buono…
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