L’epoca di “Bologna la rossa” è definitivamente tramontata, e da parecchio tempo ormai. A un attento osservatore non saranno sfuggiti, in questi mesi, i molti -troppi- banchetti e presidi organizzati da formazioni neofasciste, le visite di leader leghisti che spiegano come si “normalizza” una città, il permesso concesso dall’amministrazione al comizio di Roberto Fiore in pieno centro, le svastiche che iniziano a spuntare qua e là sui muri delle periferie. E pian piano, a forza di inquinarla, l’aria che si respira diventa irrespirabile.
È di questi giorni la notizia che l’Arteria – locale notturno in pieno centro storico – ha preso una posizione netta e inequivocabile sulle frequentazioni della discoteca: le persone di colore non entrano. La security del locale non fa giri di parole e racconta di quando hanno “trovato un nero con un coltello nascosto nel giubbotto” e quindi “per un po’ è così, non li facciamo passare neanche se sono accompagnati. Poi quando si saranno calmate le acque ricominceremo a farli entrare”.
L’Arteria non chiede tessere all’ingresso, e questo ha sempre consentito la libera entrata a tutti, anche ai rifugiati politici in attesa del permesso di soggiorno. “Ma fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”: quindi se sei di colore sei un potenziale problema, e i buttafuori dei locali notturni vogliono “tornare a casa tutti interi la mattina”. A poco serve lamentarsi quindi, il razzismo non c’entra, spiega il titolare del locale, è solo che “nell’ultimo periodo soffriamo molto per alcune situazioni legate alla convivenza con i ragazzi di colore, soprattutto i profughi dei centri di accoglienza”.
Ma niente paura! Perché mentre Salvini grida che “ai profughi paghiamo colazione, pranzo, cena, ma non lo sballo in discoteca”, questura e procura sono già all’opera per “approfondire il comportamento degli assistenti di sicurezza” e soprattutto “individuare episodi e situazioni di criticità, verificatisi negli ultimi tempi, sotto il profilo della sicurezza e di rischi per l’incolumità”. L’incolumità di chi non è dato saperlo… E per contrastare nell’immediato il problema, il titolare dell’agenzia di security ha invitato i ragazzi discriminati a chiamare la polizia -forza notoriamente democratica e attenta ai problemi dei rifugiati. Ora sì che i problemi sono finiti.
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