Senza paura di apparire ridicolo, oltretutto nella terra di Francesco (quello antico), il dirigente dell’Ufficio scolastico regionale dell’Umbria, Domenico Peruzzo, ha sospeso per un mese dall’insegnamento e dallo stipendio il docente Franco Coppoli, “reo” di aver tolto il crocifisso dall’aula dove tiene regolarmente lezione, presso l’Itis di Terni.
Immediata la reazione dei Cobas, il sindacato di base cui è iscritto Coppoli. «Nel provvedimento –dicono in una nota stampa – si riconoscono varie irregolarità commesse dal dirigente scolastico (Cinzia Fabrizi, ndr) nel far tassellare a oltre tre metri i simboli religiosi, ma la motivazione per un provvedimento disciplinare così grave è superficiale e generica: togliere un crocefisso, che non dovrebbe trovarsi nelle aule, costituisce per l’Uffiscio scolastico ‘una violazione dei doveri connessi alla posizione lavorativa cui deve essere improntata l’azione e la condotta di un docente’. Fine delle motivazioni. Perché? Ma ai sensi di quale legge? Quale violazione sarebbe stata effettuata? Di quali doveri si parla? I pubblici dipendenti non sono servi che obbediscono ai presidi-padroni, ma alle leggi e non esiste alcuna norma che imponga la presenza del crocefisso nelle aule. Tra l’altro a dicembre a Trieste, il professor Davide Zotti, per lo stesso comportamento, è stato sanzionato con una semplice censura dall’Ufficio scolastico del Friuli, con motivazioni molto più articolate e dettagliate. Forse l’Ufficio scolastico pensa che l’Umbria sia ancora sotto lo stato pontificio”.
In effetti la decisione non “difende” alcuna norma di legge o regolamento ministeriale. Semplicemente il difigente ritiene di rappresentare un’istanza etico-religiosa che non dovrebbe avere prevalenza rispetto alla laicità della scuola.
«Nel nostro Paese, nel 2015 –aggiungono i Cobas – è ancora vietato rivendicare la separazione tra stato e chiesa e chiedere spazi educativi inclusivi senza simboli religiosi. Continua la crociata integralista, discriminatoria e diseducativa, di quelli che pretendono di imporre la connotazione religiosa delle aule scolastiche della scuola pubblica, nonostante non esista alcuna legge o regolamento che impongano la presenza del crocefisso nelle aule delle scuole superiori. E’ stato il fascismo a collocare nelle scuole e nei tribunali i crocefissi, ma pensavamo che il clericofascismo fosse relegato al passato, mentre il comportamento dell’Ufficio scolastico dell’Umbria conferma un grave atteggiamento intimidatorio ed discriminatorio, nonostante la Corte di cassazione abbia ritenuto la presenza dei crocifissi nelle scuole, da un lato, incompatibile con il principio di laicità dello Stato (Cassazione penale, sentenza Montagnana) e, dall’altro, lesiva dei diritti di coscienza del pubblico impiegato, al punto da ritenere giustificata l’autodifesa del lavoratore (Cassazione civile, sezioni unite, sentenza Tosti)”.
«Mentre il governo sta cercando di far passare una nefasta riforma della scuola che ne attacca alla radice il carattere solidale e collegiale introducendo la figura del preside-podestà, l’Ufficio scolastico dell’Umbria decide di sanzionare pesantemente, e a nostro avviso senza alcuna reale motivazione normativa, il professor Coppoli, per la sua scelta di laicità e rispetto delle differenze. Esprimiamo la nostra piena solidarietà, insieme all’appoggio in ogni sede, a cominciare da quella legale, per contestare l’iniquo provvedimento».
La sanzione non ha spaventato comunque il professore, molto noto in ambito territoriale per le sue battaglie antirazziste e antifasciste, ma anche per essersi opposto all’ingresso della polizia con tanto di cani antidroga ann’interno della scuola, col pretesto di “controllare” che gli studenti (tutti tra i 15 e 19 anni) non fossero in possesso di sostanze proibite.
Annunciando l’apertura di una vera e propria vertenza, ha comunque dichiarato: «Provo amarezza perché mi rendo conto che nel 2015, la prepotenza del sistema religioso arriva anche a sanzionare in maniera così pesante un lavoratore che rivendica la laicità dello Stato. Siamo di fronte ad una decisione anacronistica e integralista. Nelle motivazioni inoltre si legge, in sostanza, che non ho fatto il mio dovere di insegnante. Ma non c’è una riga che spieghi quale norma io abbia violato. Dove ho sbagliato? Mi si dica, perché vorrei capire. Non ho margini formali per presentare ricorsi contro questa decisione ma di sicuro la questione non finirà qui, perché voglio andare fino in fondo. Una volta terminato il mese di stop avvierò le pratiche per una causa di lavoro contro l’istituto, per discriminazione sui luoghi di lavoro”.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
paolo dp
giovedì santo…. e i preti e i loro tiraborse democristiani crocifiggono chi rimuove il simbolo del potere vaticano.
vaticano che si ostina a pretendere il crocifisso, che oltre ad essere macabro e diseducativo, è anche anti cristiano, infatti, per chi cristiano è veramente, cristo è risorto per cui è assurdo rappresentarlo così.