Da consumato guitto di provincia il nostro (loro) Presidente del Consiglio è andato a presentare il nuovo DEF come presentasse e magnificasse una nuova automobile, completa di accessori e ad un costo vantaggiosissimo. Ovviamente tutti gli organi di stampa hanno subito rilanciato con enfasi le frasi ad effetto del premier abusivo e si sono guardati bene dal verificare la veridicità delle affermazioni lanciate tra squilli di tromba e rombo di grancassa.
Piano piano però, come sempre accade, viene fuori la cruda verità di un altro Documento di Economia e Finanza pesantemente condizionato dalle richieste della troika, oltre 10 miliardi di “aggiustamento”, e dalla costatazione, seppure ben nascosta da frasi sibilline e ammiccanti, che si continua ad approfittare di una crisi ben lungi dall’essere risolta, per portare più acqua possibile al mulino del capitale e delle imprese sottraendola ai cittadini e ai territori.
Prima di tutto l’ennesimo pesante taglio dei trasferimenti di risorse dallo Stato centrale alle amministrazioni locali, e quindi ai territori, prepara un pesante nuovo innalzamento delle tasse locali e una nuova pesante riduzione degli interventi a sostegno del welfare. Oltre 7 miliardi di minori trasferimenti, dopo le decine di miliardi di riduzione operati negli anni scorsi metteranno in ginocchio ogni pur minima idea di sostegno alle spese sociali quali scuola, sanità, casa, erogazione di servizi ai disabili ecc. che sono ormai quasi completamente a carico dei cittadini.
Intanto sul fronte delle decisioni politiche con il DEF si realizza un altro forte sostegno alla scuola privata, oltre un miliardo di trasferimenti, mentre si riduce ulteriormente il fondo per la sistemazione delle scuole che era stato uno dei cavalli di battaglia, e di campagna elettorale, del fantasioso e bugiardo presidente del consiglio.
Ancora una volta poi, senza alcuna vergogna e smentendo clamorosamente le puntute e più volte ripetute affermazioni della ministra Madia, non c’è alcuna previsione di stanziamento per rinnovare i contratti dei lavoratori pubblici, allungando così il periodo senza contratto fino al 2019 raggiungendo la ragguardevole cifra di ben 10 anni senza rinnovo contrattuale! Un record mondiale di cui ci si pavoneggerà a livello internazionale.
SI conferma la chiusura delle province e il conseguente licenziamento di oltre 20.000 dipendenti, e nella premessa al voluminoso documento si promette di far fare analoga fine a molti altri lavoratori pubblici impiegati in strutture periferiche dell’amministrazione pubblica da “razionalizzare”, ovvero da chiudere.
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