Settant’anni e sentirli tutti. La Repubblica nata dalla Resistenza ha ricevuto di versi tipi di ricordo, ieri. Quello del regime, concentrato su Milano, si è contrapposto a tanti altri momenti, in tante piazze d’Italia.
Qualcuno può essere rimasto stupito da vedere i Mattarella e i Renzi battere le mani al ritmo di “Bella ciao”, inno partigiano di fama internazionale. Stanno per far approvare una legge elettorale che (come spiega la costituzionalista Carlassare) mette da parte il popolo proprio nell’atto di scegliere la rappresentanza e si mettono a cantare l’inno del popolo in armi che scaccia i “decisori”?
Non c’è contraddizione. Mattarella ha dato una lettura molto democristiana della Resistenza (https://contropiano.org/editioriali/item/30400-la-resistenza-e-rossa-non-e-democristiana) e Renzi recita una parte sempre diversa a seconda del contesto. Sono parole, non atti. Questa settimana parte l’iter di approvazione dell’Italicum alla Camera e ci sono molti pochi dubbi sul “successo” di questo golpe annunciato e dichiarato. I rimasugli dissidenti del Pd, le frattaglie di Forza Italia e dintorni, non si sganceranno più di tanto dal carro del vincitore. Anzi, molti danno per ormai certo l’ingresso dei Verdini & co. nel “partito della nazione”, con Matteo leader. Ex missini e dintorni faranno lo stesso.
Basterebbe questo a cancellare il presunto antifascismo del regime. Che agita lo spettro dell’altro Matteo, il Salvini, come un’arma di distrazione di massa. “Obbedite a noi, sennò arriva quel razzistello lì”, si sente recitare in tutte le omelie televisive e in tutti gli editoriali. E intanto il regime si assesta, si istituzionalizza, svuota i serbatoi dei vecchi “corpi intermedi” e ne predispone altri (“terzo settore” in testa atutti, in vista della privatizzazione totale di quel che resterà del welfare). Anche l’opposizione radicale, il movimento antagonista, rischiano di farsi distrarre, concentrandosi soltanto nella giusta esigenza di cacciare i fascioleghisti.
Il regime si è dichiarato antifascista per un giorno. Domani eliminerà di fatto le “libere elezioni”. E quindi è l’ultima volta che gli sarà necessario recitare questa parte.
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