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Molotov su un treno, scarti in redazione

Nottetempo, a Bolzano, qualcuno ha messo delle molotov nella cabina di un treno. Punto.

Siccome si tratta di un “Frecciargento” (la fascia povera delle linee ad alta velocità) il solito oscuro redattore dell’Ansa titola il suo lancio: “Molotov su treno a Bolzano, non esclusa matrice no-Tav”.

Lasciamo perdere la deontologia professionale del giornalista, ormai merce rara nelle redazioni di regime, e fermiamoci alla semplice logica elementare. “Non esclusa” significa una sola cosa: non sappiamo nulla, ma ci piacerebbe poter scrivere che sono stati i No Tav e quindi lo scriviamo. A rigore, in effetti, quando non si sa nula può essere escluso. Ma il giornalismo dovrebbe dare informazione, ovvero notizie verificate. Si può sempre sbagliare, figuriamoci, ma il “non si può escludere” dovrebbe essere per l’appunto escluso.

Nella più sofisticata logica gesuitica, del resto, si chiama “prova diabolica” quella per cui un accusato riesce a dimostrare di non aver fatto qualcosa (tipicamente: “essere in contatto con il diavolo”). Se ci riesce, infatti, viene condannato al rogo perché soltanto il diavolo ti può aver dato aiuto nel dimostrare qualcosa che è impossibile dimostrare (non c’è modo di escludere che chiunque sia in contatto con il diavolo o i marziani).

Qualche mese fa ci era capitato di bacchettare un lancio Ansa che ignorava sia la toponomastica della città di Roma, sia l’abc dei più noto evento di cronaca dela storia italiana.

All’Ansa, a quanto pare, ora sono diventati scarsi anche in deontologia e logica. 

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