Ci sono molti modi di svuotare la busta paga e il governo Renzi li sta mettendo in pratica tutti. Nel silenzio più totale dei media e dei sindacati “complici” (Cgil-Cisl-Uil-Ugl).
L’ultima pensata riguarda la tassazione dei “premi di risultato”, una voce che fino al 2014 veniva decurtata dal fisco solo per il 10%. Com’è noto, un lavoratore dipendente non può evadere sul reddito, perché il prelievo viene effettuato “alla fonte”, direttamente dall’azienda che prepara la busta paga.
Ora invece – il decreto relativo dovrebbe arrivare a giorni – sarà decurtato nella stessa aliquota prevista per il proprio scaglione di reddito. Quindi come minimo al 23% per i salari più bassi, poi a salire.
Alcune approssimazioni si possono però fare. Per esempio: su un reddito annuo di 28.000 euroe e un premio di produttività pari a 3.000 (lo sappiamo, è quasi un sogno…) in tasca al lavoratore dipendente ne arriveranno solo 1.860, mentre lo scorso anno erano 2.700.
E’ lo stesso fetido giochetto già sperimentato con la tassazione del tfr in busta paga (che infatti quasi nessuno ha chiesto) e on quella dei fondi pensione integrativi. Soltanto che da questa sforbiciata sul premio di risultato non c’è modo di salvarsi.
Alla verifica pratica non manca molto. DI solito, infatti, questa voce accessoria della busta paga viene maturata con gli stipendi di giugno o di luglio.
Quando questo governo dice di pensare a noi, è vero. Sul modo migliore di spolparci, però…
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