Johann Rupert, il ricchissimo sudafricano che ha fatto miliardi con i gioielli Cartier, ritiene che la tensione tra i ricchi e i poveri sia destinata a crescere così come quella tra l’introduzione dei robot e la disoccupazione di massa. Intervenendo al Financial Times Business of Luxury, una sorta di vertice del lusso e della ricchezza “ostentata”, ha affermato che: “Non possiamo avere lo 0,1 per cento del 0,1 per cento prendendo tutto il bottino”, ha detto Rupert, il quale si ritiene che abbia una fortuna personale del valore di 7,5 miliardi di dollari, secondo i dati compilati da Bloomberg. “E ‘ingiusto e non è sostenibile”.
Il fondatore e presidente di Richemont, holding a cui appartengono 20 marchi del lusso, inclusi Vacheron Constantin e Montblanc, ha detto che si aspetta progressi dalla tecnologia per ridurre le perdite di posti di lavoro. Ma con una chiave di lettura molto particolare, ritiene che i conflitti tra le classi sociali renderanno la vendita di beni di lusso più difficile, in quanto i ricchi vogliono nascondere la loro ricchezza. “Come si sta attrezzando la società per affrontare la disoccupazione strutturale e l’invidia, l’odio e la guerra sociale?”, ha detto Rupert. “Stiamo distruggendo la classe media in questa fase e questo ci danneggia. E’ ingiusto. Ecco, questo è ciò che mi tiene sveglio la notte”. Secondo Rupert i danni collaterali della crisi finanziaria devono ancora venire.
Queste sono le dichiarazioni del multimiliardario Johann Rupert riprese testualmente dall’agenzia Bloomberg che le ha rese note. Colpisce però la manipolazione delle dichiarazioni effettuata da alcune testate italiane che le hanno convertite con titoli allarmistici come: “La mia più grande paura? Che i poveri insorgano e facciano cadere i ricchi” (Il Giornale ma anche l’Huffington Post). Purtroppo e per fortuna Rupert non ha detto questo. La grande paura del miliardario – ahinoi – non è quella che i poveri acquistino coscienza di sé e vadano all’assalto della ricchezza privata, ma quella dell’indebolimento delle classi medie che in qualche restringe il circuito della ricchezza ostentata, un atteggiamento da cui i prodotti di lusso traggono la loro ragione di esistenza.
Ma la stampa italiana non perde occasione per manipolare anche una notizia come questa, e la veicola ai fini di un allarme sociale, non all’ordine del giorno, e della guerra contro i poveri che è stata scatenata negli ultimi quattro anni sia nel nostro paese che nei paesi Pigs europei. Se c’è l’allarme sociale, i ricchi possono infatti invocare misure coercitive da parte delle autorità a difesa dei loro interessi.
I ricchi, quindi la borghesia, mostra ancora una volta di avere piena coscienza dei propri interessi sociali, una coscienza di classe che invece si è fin troppo dispersa nelle classi popolari, nel “proletariato”, un buco di identità e progetto che va ricostruito seriamente dentro la crisi in corso. Per questa ragione affidiamo le conclusioni di questo articolo alle parole incise nella roccia e nella storia di Edoardo Sanguinetti.
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