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Referendum costituzionale. La clava di Renzi

Il cronoprogramma fornito ieri da Renzi alla Camera, ci dà l’idea dell’agenda e dello scontro politico con cui dovremo fare i conti nei prossimi mesi. Andiamo per ordine. “Il percorso di riforme terminerà ragionevolmente con il referendum confermativo sulla riforma costituzionale nell’autunno 2016″ ha affermato Renzi parlando a Montecitorio, ma il significato del “plebiscito” con cui dovremo misurarci tra un anno, va visto in una doppia direzione. La prima verso i rapporti interni all’Unione Europea (che poi è stata il mandante delle riforme controcostituzionali ispirate dalla banca d’affari J.P: Morgan). “C’è un dato di fatto oggettivo – ha chiarito Renzi in vista del Consiglio Europeo – ogni giorno che l’Italia mette un tassello nel mosaico delle riforme acquista il diritto a dire che la politica economica europea di questi anni non ha funzionato”. “L’Italia è stata sempre richiamata a realizzare impegni che non manteneva ma oggi ha maggiore autorevolezza e credibilità per dire ai tavoli Ue che la politica economica di questi anni non ha prodotto i risultati sperati”. Dunque Renzi vuole giocarsi lo smantellamento della Costituzione italiana – già avviato nel 2012 con l’introduzione dell’obbligo costituzionale del pareggio di bilancio – sul tavolo delle sue relazioni dentro gli apparati di Bruxelles.

Ma c’è anche un secondo significato per il plebiscito messo in programma da Renzi il prossimo anno sulle riforme controcostituzionali. Lo spiega oggi il retroscenista del Corriere della Sera, Francesco Verderami, quando sottolinea che “non è un caso se il referendum costituzionale si terrà pochi mesi dopo le elezioni comunali, perché se in primavera il responso delle urne a Roma, Milano e Napoli fosse avverso al Pd, in autunno la consultazione popolare sulla Carta si trasformerebbe per Renzi in un paracadute, in un’occasione di rivincita e di rinnovata legittimazione al cospetto degli italiani”.

E’ evidente come il blocco di potere che ha espresso Renzi, stia mettendo in campo misure e contromisure per “asfaltare” qualsiasi opposizione, da quella parlamentare del M5S a quella sindacale attraverso l’attacco al diritto di sciopero. L’idea del plebiscito intorno al suo governo attraverso il referendum sulle riforme controcostituzionali è coerente al personaggio e suo progetto di governance autoritaria. Ma ci dà anche l’occasione per una battaglia politica a tutto campo contro i diktat che vengono dall’Unione Europea e i loro commissari locali che puntano apertamente a smantellare le residue tutele costituzionali sia in materia di democrazia rappresentativa sia sul piano dei diritti sociali. Gli attacchi alle Costituzioni europee “ancora intrise di socialismo” lanciato due anni fa dalla JP Morgan, grande banca d’affari, non era un’opinione ma un modello di società che il grande capitale intende dispiegare completamente, in tutta l’Unione Europea e dunque anche in Italia. Abbiamo un anno di tempo per prepararci al referendum/plebiscito controcostituzionale e sopratutto per prepararlo nel paese e nella società rovesciandolo contro i suoi mandanti.

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