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E ora, raggiungiamo il quorum!

Ma ancora non possiamo cantare vittoria.

Infatti ora tutti gli sforzi devono essere tesi al raggiungimento del quorum, che non è affatto scontato, visto che i filo nuclearisti stanno giocando la carta dell’inutilità del voto visto che, come loro mistificatoriamente affermano, “il Governo ha già abrogato” le leggi sulla reintroduzione del nucleare. E su questo, il loro impatto mediatico è assai forte. Il PDL lascia libertà di voto al proprio elettorato ma sottointende “andate al mare”.

E’ stata una campagna referendaria dura, difficile per affermare le ragioni dei SI, che dobbiamo continuare fino in fondo per ribadire l’inutilità dell’energia nucleare che non risolve i problemi energetici, che non abbassa i costi dell’energia, che è altamente pericolosa e devastante per la salute pubblica e per l’ambiente, che serve soltanto a far fare grandi affari, affari di decine di miliardi, alle multinazionali di casa nostra in accordo con quelle delle potenze produttive europee e nordamericane, come ENEL, EDF, AREVA, ANSALDO, SIEMENS, WESTINGHOUSE solo per citarne alcune. Così come sui referendum contro la privatizzazione dell’acqua, per impedire che si dia a questa rilevanza economica e non sociale e che si possano fare profitti nella sua gestione diminuendo la qualità del servizio, aumentando i costi agli utenti, lasciando in mano al capitale il controllo di una risorsa fondamentale per la produzione e motivo di numerose guerre attuali in vari luoghi del mondo e di probabilissime future.

Dobbiamo portare a casa una vittoria che abbia soprattutto, oltre quello naturale di fermare l’energia nucleare e la privatizzazione dell’acqua, il valore di difesa e di rilancio della democrazia diretta e partecipativa, che asserisca che siano i popoli a poter decidere direttamente del proprio futuro contro le devastazioni dei propri territori, della salute pubblica, della qualità della vita in termini sociali e ambientali.

Una vittoria che dia forza ai movimenti, ai comitati, alle associazioni, al sindacalismo di classe e che sia in grado di tradursi in una visione unificante e organizzata del conflitto politico e sociale.

E allora ben vengano anche gli antinuclearisti dell’ultima ora, ai quali però non dobbiamo avere nessuna intenzione di fare sconti nei prossimi mesi. Perché crediamo, subito dopo la vittoria dei SI, che sia necessaria aprire una fase di dibattito e di iniziativa politica, che prosegua quella già iniziata, sulle politiche energetiche, sulla gestione dei territori, sul modello di sviluppo, sul ruolo della ricerca, sulle politiche di privatizzazione di questi ultimi venti anni dei settori produttivi strategici e dei servizi di pubblica utilità.

Temi sui quali crediamo non ci troveremo facilmente d’accordo con chi si è scoperto improvvisamente antinuclearista e antiprivatista, mentre in passato ha fatto delle privatizzazioni e dello sviluppismo l’essenza del proprio agire politico ed amministrativo, e che ha prodotto devastazione sociale e ambientale.

Oltre naturalmente con chi non lo è mai stato, come con coloro che, seppur impegnati nella battaglia referendaria fin dall’inizio, ne hanno fatto prevalentemente uno strumento a fini elettorali. Come con chi vuole tradurre una eventuale vittoria del referendum esclusivamente come una vittoria politica dello schieramento di centro-sinistra contro quello di centro-destra, che, oltre ad essere strumentale, non giova neanche al buon esito del referendum stesso.

 

* Rete dei Comunisti

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