Sabato a Bologna un corteo di qualche centinaia di attivisti del movimento di lotta per la casa ha partecipato al corteo promosso da Social Log. Il capoluogo emiliano è una città da oltre un migliaio e mezzo di sfratti all’anno, una città dove l’amministrazione democratica parla da tempo di “bomba umanitaria”, lasciando da parte responsabilità di governo e di partito, dimenticandosi troppo facilmente che gli artificeri deputati al disinnesco di questa bomba dovrebbero essere proprio le istituzioni.
Ma tant’è. Ciò che dimostra questo corteo, della Bologna meticcia, multiculturale e di classe, è la continuazione di un percorso, quello della riappropriazione di diritti tolti, oggi si continua a camminare verso quel cambiamento radiacale della società che in tanti auspichiamo e ci sforziamo di promuovere. Ma quel cambiamento, è bene ricordarcelo, non è oggigiorno a portata della nostra mano. Quel cambiamento non è nell’adesso, non lo stiamo vivendo, lo stiamo annusando. Quel cambiamento è nel cuore e nella mente di chi rifiuta lo stato di cose esistenti, attivandosi per costruire nuova fondamenta per un nuovo mondo.
La questione sta dunque nella progettazione. Come per un edificio, un percorso di lotta che stia in piedi non si da di per sé, dal nulla, ma è il risultato di alcuni passaggi obbligati. L’organizzazione del blocco sociale passa necessariamente per la costruzione di un’identità forte, cosciente, di classe: da qui possono nascere le mobilitazioni e da qui si può forse iniziare a costruire. E come per un edificio sarebbe auspicabile orientarsi con un progetto, così nelle lotte una prospettiva forte più aiutare. Per costruire un’alternativa credibile e possibile che sia per rivendicabile da tutti gli oppressi.
La manifestazione di ieri e i recentissimi fatti di via Agucchi sono la continuazione dell esperienza dell’ex Telecom, di via Toscana, di via Irnerio, di via de Maria…. e di troppe altre, solo a guardare il territorio bolognese. Come è stato fatto nei recenti interventi sulla casa a Bologna, che hanno obbligato l’assessore Malagoli a pregare il governo per un blocco degli sfratti qualche giorno fa, dobbiamo continuare a costruire insieme una mobilitazione che sia una prova di forza contro il nostro avversario. Una dimostrazione di forza che deve portare la controparte a riconoscere il problema (e sembra che ci siamo, almeno a parole e scusanti) ma soprattutto ad accettare le proposte messe in campo dai sindacati di base e dal movimento di lotta per la casa. Case pubbliche e popolari, un mercato degli affitti più umano o un blocco degli sfratti immediato (e, possibilmente, a oltranza) non saranno regali che possiamo aspettarci da un’amministrazione e da un governo che si sono consapevolmente legati le mani con i decreti europei (vedi Patto di stabilità e Fiscal Compact) che loro stessi hanno fortemente voluto.
Dobbiamo imporci contro il Comune, contro il governo Renzi e contro l’Unione Europea, e per imporci serve una linea forte da seguire, una strada che non ci faccia perdere. Il Comune da unicamente soluzioni brevi, inuliti, non strutturali? E allora la proposta strutturale dovremo avanzarla noi, consapevoli che la marginalità non ci basta, non ci può bastare per rivoluzionare il mondo, così come non ci basterà il buonismo. Non siamo poveri! Non siamo bambini! Non siamo emarginati! Siamo una parte del blocco sociale che vuole ingrandirsi e pretendere qualcosa di grande da chi lo sfrutta.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa