Ci sono notizie che fanno pensare “ma questo è paradossale”, ma in realtà, a guardare bene, non lo sono. Sarebbe legittimo -direte voi- credere che sia folle progettare lo sfratto di un migliaio di famiglie dalle case popolari, soprattutto se a proporlo è un vicepresidente regionale. Invece è tutto legittimo, lineare, concorde con le politiche di austerity che vediamo trasformare la nostra vita giorno per giorno (in peggio, ovvio).
Se le case popolari non bastano, non se ne devono costruire altre: si correrebbe il rischio di dar ragione a quei sindacati e quei movimenti che da anni chiedono più alloggi per chi non ce la fa. Se le case popolari non bastano, non bisogna requisire immobili sfitti: si correrebbe il rischio di far infuriare speculatori e palazzinari, e poi la requisizione per emergenza sociale è prevista dalla Costituzione, e si sa che la Costituzione è più un intralcio da aggirare che altro.
Ecco quindi la soluzione: se le case popolari non bastano, si sfratta chi ci abita da troppo tempo, perchè ci sono altri poveri più poveri di voi. La vicepresidente della Regione Emilia Romagna Gualmini ha dato in queste ore la sua personale interpretazione del concetto di casa Erp (edilizia residenziale pubblica), che intenderebbe non più come alloggi a canone agevolato per chi non può inserirsi nel (folle) mercato immobiliare, ma piuttosto come un alloggio d’emergenza che abbia un rapido turn over tra i nuovi poveri. La vicegovernatrice ammette che “ci saranno traumi nel breve periodo” ma bisogna allontanarsi dallo “spirito un pò troppo filantropico e caritatevole” delle istituzioni.
Ed ecco qui la soluzione al falso paradosso di partenza: da governatori che si autodefiniscono caritatevoli in anni di massacro sociale e politiche d’austerità mai viste prima, ciò che possiamo aspettarci è solo la coerenza dei loro interventi. Ciò che a più livelli -dalle amministrazioni comunali e regionali fino a governo italiano e Commissione europea- si progetta e porta avanti è la fine di un modello sociale conquistato in mezzo secolo di lotte dei lavoratori, per adattarsi al nuovo scenario politico-economico mondiale. Il motore della Storia si è messo in moto, ed è bene che anche i popoli europei lo capiscano. Quindi dovremo morire prima, dovremo abituarci alla precarietà, dovremo studiare poco e male, dovremo fuggire all’estero…e dovremo abituarci a non avere un tetto.
Qui di seguito pubblichiamo i comunicati di Ross@ Bologna e Asia-USB Bologna:
Casa: l’assessore regionale Elisabetta Gualmini annuncia uno sfratto di massa dalle case popolari
Le dichiarazioni della vicepresidente della Regione e assessore alle politiche di welfare e abitative Elisabetta Gualmini sono gravissime. Avevamo a suo tempo annunciato come sciagurata la sua nomina ed oggi ne abbiamo una ulteriore conferma.
Per la Gualmini bisogna sfrattare dalla case popolari quasi un migliaio di famiglie perché considerate non abbastanza povere, questo abbassando il limite Isee per la decadenza dagli alloggi che è oggi fissata a 34 mila euro (pari a circa 1300 euro al mese in una famiglia con due stipendi). L’obiettivo è dichiarato: queste famiglie dovranno rivolgersi al libero mercato, proprio quel mercato speculativo degli affitti e dei mutui che sta creando una emergenza casa in tutto il paese.
La stessa Gualmini, ricordiamo, che si è distinta per il suo appello a ignorare le parole di buon senso del vescovo di Bologna Zuppi sul problema della casa, sulle occupazioni e sugli alloggi sfitti.
Il cinismo della Gualmini non ha limiti ma dobbiamo riconoscergli il merito indiretto di mostrare il vero volto della Giunta PD-SEL di Bonaccini, attenta agli interessi del padronato e dei palazzinari e feroce con i settori popolari.
La concezione di welfare della Gualmini e dello stesso PD è in perfetta sintonia con le raccomandazioni e le linee guida dell’Unione Europea. Il Welfare, dal diritto alla casa alla sanità pubblica, non è un diritto per tutti ma una “generosa” elargizione per i più miserabili, gli altri devono essere espulsi e devono pagarsi tutto.
Invece la soluzione dovrebbe essere il rilancio e la riqualificazione dell’edilizia pubblica come risorsa da estendere potenzialmente a tutti i lavoratori e lavoratrici e pensionati, l’esproprio delle tante case sfitte lasciate all’abbandono e alla speculazione.
Ross@ Bologna
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Progetto Gualmini: “Distruggere l’Edilizia Residenziale Pubblica”!
L’assessore alle Politiche Sociali e Vice Presidente della Regione Emilia Romagna Elisabetta Gualmini ha deciso di inagurare il nuovo anno impegnandosi nel giro di poche settimane a rendere attuative le modifiche al nuovo regolamento Erp che andranno a peggiorare le condizioni degli inquilini delle case popolari.
Già a giugno 2015, è stata adottata la delibera che approvava le modifiche ai requisiti di accesso e permanenza degli alloggi popolari con l’applicazione del requisito di 3 anni di residenza nel territorio emiliano romagnolo per poter accedere alla graduatoria Erp. Requisito che in questi mesi ha portato all’esclusione delle domande di casa popolare di numerosi richiedenti che da anni attendevano l’assegnazione di un alloggio e che da un giorno all’altro si sono visti privati di questo diritto. Oltre al limite di accesso, oggi la Regione inizia a delineare i limiti di permanenza adottando il cosiddetto turn over che rende precaria la possibilità di rimanere in un alloggio popolare.
Di fatto si vuole abbassare la soglia Isee di permanenza in casa popolare in maniera sostanziale trasformando così un diritto essenziale come quello alla casa popolare, in un parcheggio a tempo determinato. Questa modifica viene giustificata dall’assessore Gualmini per dare la possibilità a chi ha un reddito più basso di ottenere l’alloggio, prendendo il posto di chi ha migliorato la propria condizione reddituale, con un lieve aumento quindi del valore Isee, grazie al fatto di aver ottenuto il diritto all’alloggio popolare. Suona paradossale, ma con la nuova modifica si penalizzano quindi coloro che avendo ottenuto delle agevolazioni sociali come la casa popolare, migliorano in minima percentuale la propria condizione e pertanto, secondo l’assessore, non hanno più diritto all’alloggio! I nuovi requisiti sono poi perfettamente in linea con la legge nazionale sul calcolo dell’Isee che nella maggior parte dei casi ha visto lievitare i valori facendo rientrare nel calcolo anche le agevolazioni al reddito…
Diventa chiaro quindi il progetto che emerge dalle stanze della Regione: ridurre drasticamente la fascia di persone che pur avendo diritto alla casa popolare non potranno ottenerla, aggiungendo alle significative modifiche del calcolo Isee, un ulteriore riduzione alla soglia di permanenza che se fino ad oggi è il doppio di quella di accesso (€34.308), subirà una riduzione assestandosi tra 20 mila euro e 27 mila euro circa.
Le modifiche ai requisiti per l’accesso e la permanenza nelle case popolari, in Emilia Romagna come in altre Regioni non piovono a caso. Negli ultimi anni, l’aumento esponenziale degli sfratti per morosità incolpevole (più di 1500 solo nel Comune di Bologna) e l’incapacità di gestire le numerose domande per l’assegnazione delle case popolari, ha messo le istituzioni locali davanti ad un problema che non può più essere evitato. Di fronte a questa situazione, più volte come Asia abbiamo detto che la soluzione non è ridurre il numero di persone che potranno accedere agli alloggi attraverso l’introduzione di criteri restrittivi, ma ampliare il patrimonio residenziale pubblico con il recupero degli stabili sfitti garantendo e tutelando a tutti coloro che ne hanno bisogno il diritto alla casa popolare. Invece di individuare soluzioni reali, la Regione pensa di risolvere le gravi conseguenze che ricadranno sulle famiglie costrette ad abbandonare il proprio alloggio, non rientrando nei nuovi requisiti, investendo sull’ERS, tradizione che ha sempre caratterizzato le politiche abitative negli ultimi 30 anni e ha via via svuotato la funzione principale della casa popolare dando sempre più spazio a soluzioni tampone. Nello specifico, l’assessore Gualmini ha dichiarato di voler investire fondi pubblici, 54 milioni di euro, per costruire 317 alloggi di edilizia residenziale sociale con affitti che arriveranno a €600,00, non troppo lontani quindi dagli affitti del mercato privato, alcuni dei quali prevedono il patto di futura vendita per gli inquilini. Si tratta quindi di fondi importanti, che a nostro avviso dovrebbero essere investiti per ampliare il numero di alloggi popolari, invece di continuare a venderli nascondendosi dietro la giustificazione del reperimento di nuovi fondi, permettendo ai privati di speculare e privando coloro che ne hanno bisogno, del diritto alla casa popolare.
Perciò non resteremo passivi davanti allo smantellamento dell’edilizia residenziale pubblica che nega il diritto alla casa e ad una vita degna e che rientra nel generale attacco al welfare che questo governo sta portando avanti, ma continueremo nella lotta e nella mobilitazione insieme agli inquilini che nei mesi scorsi hanno animato insieme ad Asia le discussioni sulle problematiche relative agli alloggi popolari.
Infine, alla dichiarazione della stessa Gualmini che sostiene che l’emergenza abitativa sia più una trovata mediatica e opportunista che una reale piaga nella regione che lei dovrebbe contribuire ad amministrare, rispondiamo che forse dovrebbe andare a ripassare almeno i dati degli sfratti eseguiti negli ultimi anni. L’Emilia Romagna, soprattutto a Bologna e Modena, ha un numero di sfratti che tiene testa a quelli delle grandi città, in percentuale alla popolazione, ed è in aumento costante almeno negli ultimi cinque anni.
La casa è un diritto, sempre e comunque, e ora più che mai è necessario difendere questo diritto sotto attacco.
Se queste sono le premesse, il 2016 si preannuncia un anno di dura lotta per il diritto all’abitare!
ASIA-USB Bologna
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