La rete degli spazi sociali e delle realtà autogestite romane è riuscita ad incontrare il subcommissario Spadoni, recentemente nominato da Tronca con delega al Patrimonio di Roma Capitale. L’incontro è stato strappato grazie all’occupazione, durata tutta la mattinata, del Dipartimento Patrimonio – Sviluppo e Valorizzazione: atto necessario per porre con l’adeguata forza la questione dell’attacco frontale che stanno subendo quegli spazi, veri e propri presìdi di democrazia e di socialità nel vuoto di tanti territori romani – attacco che assume la forma di decine di lettere dello stesso Dipartimento che ordinano sgomberi e chiedono arbitrariamente decine di migliaia di euro, o addirittura milioni, per assurde morosità. Spadoni ha a lungo ascoltato le ragioni delle decine di attivisti di queste realtà, i quali hanno insistito sulla richiesta all’amministrazione una moratoria ‘‘giubilare’’ degli sfratti e degli sgomberi a Roma, a salvaguardia dell’immenso valore sociale di queste esperienze e a garanzia della possibilità che la questione venga affrontata in maniera conplessiva con gli adeguati futuro interlocutori politici, e non con un governo commissariale privo di qualunque legittimazione democratica. Il subcommissario, pur non accogliendo nell’immediato le istanze e confermando il percorso dell’amministrazione nell’esecuzione degli ordini (soprattutto con quelli della Corte dei Conti), ha comunque mostrato disponibilità al confronto su una questione che, evidentemente, rischia di precipitare da un giorno all’altro, trasformandosi in un serio problema di ordine pubblico. Spadoni si è dunque impegnato alla convocazione entro 15 giorni di un tavolo che discuta le modalità e soprattutto i criteri di gestione di questa fase transitoria rispetto all’esecuzione degli atti di sgombero. Un’apertura di certo importante, benché parziale e soprattutto insufficiente, a fronte di una situazione che indubitabilmente richiederebbe soltanto una sospensione degli atti, una moratoria appunto, nell’attesa che le politiche di gestione del patrimonio pubblico possano essere ridiscusse e riscritte dalla città, da chi la vive, guardando alla necessità di riconoscere gli spazi di democrazia, di cultura e di welfare solidaristico, piuttosto che alla necessità della valorizzazione mercantile di quegli stessi spazi.
#moratoriagiubilare
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