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“Diritti civili”. Renzi molla la stepchild e fa l’accordo con Alfano

Il vero segno caratteristico del centrismo andreottiano era la “politica dei due forni”. Quando c’era da approvare qualche disegno di legge moderatissimamente “progressista”, perché il paese comunque andava avanti, la vecchia Dc si appoggiava al Psi o anche al Pci. Quando invece c’era bisogno di legge-ordine-manganello, accettava volentieri anche i voti di liberali e fascisti. Lo schema si ruppe solo negli anni ’70, quando anche il Pci sostenne la “politica dei sacrifici” (per i lavoratori, ovvio) e la repressione contro i movimenti. Che allora erano antagonisti sul serio, bisogna ricordare.

Renzi fa l’Andreotti fuori tempo massimo. Sui “diritti civili”, dopo aver provato con scarsi risultati a portare a casa la “legge Cirinnà” con l’appoggio dei grillini, ha deciso di mediare con Alfano. Che i “diritti civili” non li vuole.

Non è un caso che simili acrobazie avvengano su un terreno “gratuito”, che non comporta spese aggiuntive o tagli. Qui, infatti, si può esercitare la retorica più fantasiosa, con ben poche basi reali, con la quasi certezza di non pagare dazio elettoralmente.

I media di regime collaborano con grande entusiasmo, arruolando come al solito anche Fabio Fazio e la Littizzetto (vergognosa la sua “ricostruzione” della vicenda parlamentare, ridotta a questione di lana caprina). Prima il “super-canguro” era la soluzione migliore per saltare le trappole e trappolette del dibattito parlamentare, ora lo stralcio della stepchild adoption (o “adozione del configlio”, come suggerisce chi vuol farsi capire) diventa il prezzo “accettabile” pur di far approvare un testo purchessia. Che insomma consenta al piccolo premier di Rignano di poter fare un’altra tacca sul bastone delle “cose fatte”.

Quel che ci sarà dentro il testo finale non interessa a nessuno, se non a quella minoranza di popolazione direttamente coinvolta dall’applicazione delle regole che saranno infine votate. E infatti gli “alfaniani” hanno immediatamente alzato il prezzo pretendendo, oltre alla sepoltura delle adozioni fra “civilmente uniti” anche la cancellazione di qualsaisi riferimento al matrimonio. Insomma, lo svuotamento anche formale della legge.

Del resto, se qualcuno aveva per un attimo creduto davvero che Renzi avrebbe messo a rischio la sua poltrona pur di far passare “la Cirinnà” nella sua versione orignale, è bene che ritrovi al più presto il principio di realtà

Lo schema dei prossimi giorni, fissato ieri nell’assemblea del Pd, non lascia troppi margini al dubbio: elaborare un emendamento di comune accordo con gli alleati di governo dell’Ncd e piazzare anche qui un bel voto di fiducia. A quel punto, è ovvio, chi mai metterebbe a rischio la tenuta del governo e della legislatura per una cosa di cui – in fondo, in fondo – non frega niente a nessuno?

Si fosse trattato di un attacco alle pensioni o al lavoro lo schema sarebbe stato questo fin dall’inizio. Ma sulle libertà civili il guitto toscano pensava di potersi prendere qualche libertà in più, Andreottianamente. Non è più quel tempo, pare.

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