A pochi mesi di distanza dalle prossime elezioni comunali che riguarderanno oltre 1.300 comuni, tra i quali anche grandi città come Milano, Torino, Napoli, Bologna e Roma, ecco che ritorna uno degli slogan preferiti dai candidati che si sfidano, e cioè quello che evoca più trasparenza e partecipazione sui conti del comune.
E’ uno di quei classici argomenti utilizzati trasversalmente dalla politica in fase elettorale, una di quelle promesse presenti in tutti i programmi (quando ci sono). Peccato che, finita la competizione, al massimo se ne ritrova qualche vago e nebuloso accenno nelle linee programmatiche e di mandato che il Sindaco presenta in Consiglio Comunale a inizio legislatura. Da questo momento in poi, molto o quasi tutto, si perde nei documenti incomprensibili e illegibili della programmazione economico-finanziaria dei comuni e lo slogan della trasparenza e partecipazione viene sostituito da quello trasversalmente preferito dalla politica quando il potere è ormai conquistato: “non ci sono risorse, dobbiamo rispettare il patto di stabilità”.
Anche a Livorno, l’Osservatorio sul Bilancio Comunale (OBC) ha toccato con mano questa dinamica. Nel 2014 la nuova Amministrazione pentastellata, che aveva fatto della trasparenza e partecipazione il proprio cavallo di battaglia in fase elettorale, ha presentato all’assemblea cittadina una serie di impegni su questi temi: bilancio partecipato e percorsi partecipativi sulle decisioni più rilevanti della città; bilancio comunale più comprensibile, semplificato e facilmente accessibile alla cittadinanza; resoconti semestrali della Giunta, per illustrare ai cittadini lo stato di attuazione del programma politico; migliore valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico; razionalizzazione delle partecipazioni comunali in società, fondazioni ed enti, per ottener risparmi da dirottare sulla spesa sociale.
A distanza di quasi due anni dall’inizio del mandato, nessuna azione concreta e innovativa è stata proposta e avviata in tal senso e i documenti di bilancio del Comune continuano a preservare – se non addirittura accentuare, a causa della complessità del nuovo bilancio armonizzato – quell’inaccessibilità a dati e informazioni che scoraggia qualsiasi tentativo di comprensione e partecipazione dei cittadini/e ai processi decisionali dell’Ente e a una migliore distribuzione delle risorse pubbliche locali.
A tal proposito, è importante ricordare che, a prescindere dai programmi politici, le normative più recenti già impongono la massima trasparenza e partecipazione sulle scelte e l’operato delle amministrazioni pubbliche: dal testo unico degli enti locali (artt. 8, 10, 162, 174), alla nuova contabilità armonizzata (principi contabili e art. 11 e 76 del D.Lgs. n. 118/2011), fino alle norme in materia di anticorruzione e trasparenza introdotte dalla Legge n. 190/2012 e dal successivo D.Lgs. n. 33/2013.
E’ anche utile sottolineare che sono ormai diverse e diffuse le esperienze di trasparenza e partecipazione sui bilanci e i beni comuni già sperimentate, non solo in altri paesi, ma anche in alcune nostre realtà locali che hanno compreso l’importanza e i benefici di una cittadinanza diffusa che sia attiva, responsabile e soprattutto alleata dell’Amministrazione nell’elaborare proposte nell’interesse di tutta la comunità. Lo sforzo creativo richiesto ai comuni in questo ambito non è quindi affatto eccessivo, basterebbe attingere al materiale già elaborato e messo in pratica da comuni, anche vicini al proprio, nonché al patrimonio di capacità e competenze presenti nei numerosi comitati, associazioni e laboratori sulla partecipazione e sussidiarietà presenti in molti territori. Lo stesso OBC di Livorno ha elaborato una propria proposta di delibera consiliare e regolamento per la trasparenza e partecipazione sul bilancio comunale e i beni comuni attingendo proprio a questa ricchezza.
Ecco allora che risulta davvero incomprensibile la tenace resistenza delle amministrazioni ad aprirsi a un dialogo serio, aperto e permanente di ascolto e coinvolgimento delle proprie comunità: incapacità politica, disinteresse o, forse, consapevole volontà di escudere perché una volta conquistato il potere la partecipazione ne può impedire od ostacolare l’esercizio a favore di pochi?
Nella convinzione che la costruzione di un nuovo modello di società e un nuovo rapporto tra cittadine/i e politica non possa prescindere dall’attivazione di percorsi innovativi di democrazia, trasparenza e partecipazione delle comunità, in quanto portatrici di capacità, idee, competenze e valori, potrebbe essere interessante fare un lavoro di analisi, da adesso fino a giugno, dei programmi elettorali di alcuni candidati sindaci, per valutarne serietà e completezza su questi temi e per poi consegnare le loro promesse ai territori, affinchè possano vigilare sulla loro concreta attuazione.
*Simona Repole – Osservatorio sul Bilancio Comunale di Livorno
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