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15 ottobre 2011. Un sentenza smisurata…

Si fa presto a scrivere bene della magistratura… Ce ne fosse una sola, con un intento chiaro, si potrebbe forse far finta che si tratti davvero di una categoria di uomini e donne “puri”, esenti da peccato e da frequentazioni innominabili…

Non è così. Non è stato mai così. E quei pochi che ricordano ancora la faticosa strada fatta dalle indagini su Piazza Fontana, per esempio, sanno che per ogni Stiz o Tamburino c’erano decine di insabbiatori professionisti. Ogni magistrato fa insomma “repubblica” a sé, con l’occhio ai frequentatori del suo salotto o di quelli cui è stato ammesso…

Certo, quando c’è un’inchiesta che inchioda un ministro – Guidi per Tempa Rossa, o uno dei tanti in lista di attesa (pare che anche Graziano Delrio abba perso un po’ della sua intoccabilità di reggiano democristiano, tutt’altra cosa rispetto al partigiano musicale…) – a tutti sembra che si stia scoperchiando un pentolone impossibile da richiudere. Poi viene richiuso, davanti al nostro consenziente naso, distratti come siamo da altri scandali, da altre inchieste, da altri giudici. Magari con obbedienze – politiche e o massoniche – appena appena diverse…

Diciaomola così: le condanne inflitte stamani per gli scontri di piazza del 15 ottobre 2011 sono un’infamia rara anche per la tradizione sabauda dei tribunali nazionali. Quindici condanne per un totale di oltre 61 anni di reclusione e solo due assoluzioni.

Un solo fatto minimamente rilevante, quel giorno: venne dato alla fiamme un blindato dei carabinieri. Quasi una barzelletta, nella storia degli scontri di questo paese.

I giudici della IX sezione penale di Roma, però, hanno scelto la linea dell’ignoranza del contesto politico, delle storie individuali, della provocazione oggettiva (mai la polizia aveva caricato in piazza San Giovanni, nel dopoguerra). Unica concessione laterale: al termine della lettura della sentenza i giudici hanno disposto anche la trasmissione degli atti alla Procura per valutare la posizione di rappresentanti delle forze dell’ordine e per valutarne le condotte avute in occasione della manifestazione del 15 ottobre 2011. Insomma: i fatti non sono affatto lineari, ma per l’intanto si procede con la condanna dei manifestanti. Se e quando sarà accertabile – se… – la responsabilità di funzionari di polizia e carabinieri, eventualmente ci sarà un altro procedimento. Dal percorso segnato (prescrizione, ovvio…).

 

La nota di Infoaut e la dichiarazione di Davide Rosci:

Sono state confermate dai giudici della Corte di Cassazione le condanne in Appello contro Davide Rosci, Cristian Quatraccioni e Mauro Gentile, mentre per Marco Moscardelli la Corte di Cassazione ha annullato la condanna, 5 anni, per devastazione che si ridiscuterà in Appello.

Se per Cristian, Mauro e Marco la sentenza di secondo grado, confermata in Cassazione, riconosceva le attenuanti generiche, portando ad una lieve diminuzione delle condanne (durante il primo grado del processo con rito abbreviato, veniva formulata la richiesta di 6 anni di reclusione per tutti gli imputati) per Davide la condanna iniziale non ottiene riduzione di pena perché le attenuanti generiche non sono state prese in considerazione dai giudici della Corte Suprema.

Diventano dunque definitive le condanne a 6 anni per Davide, a 5 anni per Mauro e a 4 anni e 8 mesi per Cristian, accusati per il reato di “devastazione e saccheggio” nella giornata di scontri del 15 ottobre del 2011, quando il blindato dei carabinieri fu dato alle fiamme in piazza San Giovanni.

Nella giornata di ieri, sabato 6 giugno, Davide Rosci, dopo aver ottenuto la libertà solo qualche settimana fa, è stato portato nuovamente in carcere a Castrogno (Teramo).

Come successo per i compagni e le compagne arrestati/e per gli scontri durante il g8 di Genova 2001, la Cassazione anche in questo caso accoglie una sentenza in cui l’impianto accusatorio dei pm riconosce l’accusa di “devastazione e saccheggio”, reato fascista del codice Rocco.

Ora spetta al tribunale di Sorveglianza decidere se Davide dovrà scontare il resto della pena, 2 anni e 3 mesi, in carcere o poter scontare la condanna tramite affidamento ai servizi sociali o ancora ai domiciliari.

Poco prima del suo arresto Davide Rosci ha scritto sul suo profilo di Facebook:

“Il girone dantesco dove sono fnito pare essere per il momento senza uscita. la corte di Cassazione ha confermato per me, Mauro e Mirko le pene stabilite dalla corte d’appello mentre per Marco è stata annullata la sentenza e rimandata in secondo grado. Di questo festeggiamo. C’è poco da dire e purtroppo nulla da fare quindi per il momento l’unica cosa su cui soffermarsi è riflettere su ciò che è stato e organizzarsi su ciò che sarà. A breve la condanna passerà definitiva e le prospettive sono o tornare dentro oppure trovare un lavoro stabile, per uno che come me è uscito dal carcere, non sono di certo spalancate quindi approfitto di questo post nella speranza di trovare qualche anima pia, che si imbatte nel leggere queste righe, di tenermi presente qualora venisse a conoscenza di un qualsiasi impiego. Penso di aver dato tutto alla causa e spero di poter dare ancora tanto ma per il momento devo restare lucido ed evitare di diventare carne da macello. Passerà anche questo…”

Il 15 ottobre c’eravamo tutt*! Liber* tutt*!

Per scrivere e inviare solidarietà a Davide:

Davide Rosci

Casa Circondariale di Teramo

Strada Comunale Rotabile Castrogno

64100 Teramo (TE)

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