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Anche i commercianti fischiano Renzi…

Dopo la fuga dei voti, si comincia a intravedere anche quella delle figure sociali. Se il primo turno delle amministrative ha opposto le periferie (andate a Cinque Stelle oppure a destra) ai centri storici e ai quartieri bene, ora sono i commercianti a divorziare dal governo Renzi. E dire che gira sempre scortatissimo per non farsi contestare da troppo vicino da lavoratori, centri sociali, semplici cittadini infuriati…

Naturalmente si tratta di una “critica di classe”, non certo di una destra contrapposta a una “sinistra”, perché se c’è qualcuno che ha fatto politiche di destra e filopadronali è certamente Renzi; addirittura più duramente di Berlusconi.

Ma stamattina, all’assemblea annuale nella sede di Confindustria, è stato direttamente il presidente, Carlo Sangalli, a smontare i principali ritornelli propagandistici del premier: “Siamo di fronte ad una ripresa senza slancio e senza intensità. Una ripresa senza mordente che non salta mai la faglia, il crepaccio tra stagnazione e crescita. Il nostro Paese ha ancora molta strada da fare, ma ha certamente le carte in regola per fare meglio”. Negli ultimi 12 mesi, “occupazione, consumi, produzione, fiducia, credito, hanno seguito un andamento altalenante non riuscendo a imprimere un cambio di passo”. Dati inoppugnabili (ne abbiamo parlato spesso anche noi) che mettono in dubbio “il teorema che la crisi sia soltanto un brutto ricordo”.

Per la prima volta da una sala “padronale” per Renzi sono arrivati i fischi, ripetuti, registrati, probbailmente cancellati nei tg che andranno in onda tra poco. Ma fischi veri. Impietosi e irriconoscenti, per l’uomo che ha regalato alle imprese l’agognata flessibilità assoluta del lavoro, tra Jobs Act e cancellazione dei diritti di autodifesa dei lavoratori, per finire ai contratti nazionali che dovrebbero presto essere abbandonati definitivamente per lasciar spazio a quelli aziendali (dove il lavoratore è più debole che mai)..

La replica è stata urlata nei toni, ma debolissima negli argomenti. Ormai per il giovane contafrottole la forma deve essere sganciata da qualsiasi contentuto, perché non c’è tema economico su cui possa vantare successi. Propaganda spicciola, come “Fischiatemi pure se avete il coraggio ma la politica deve essere con la P maiuscola, dovete credere nella politica e l’atteggiamento di chi dice tutti uguali fa il vostro male, non il vostro bene”.

E poi fuga nelle pormesse irrealizzabili: “Prendo l’impegno per voi irrinunciabile per la crescita nel 2017 di non aumentare l’Iva (per il commercio sarebbe una tegola in testa dopo una lunga malattia, perché diminuirebbe i consmi, ndr). Ma l’Iva non si tocca più dal 2013, le clausole non sono mai state toccate dal nostro governo, l’ultimo aumento è scattato nell’ottobre di quell’anno, noi siamo in carica dal febbraio 2014″.”I numeri dell’Istat riguardano soprattutto i posti a tempo indeterminato, c’è un record storico. Ma contemporaneamente i lavoratori autonomi e le piccole medie imprese sono ancora in sofferenza. I risultati sono sì positivi ma non ancora sufficienti a rilanciarci”.

Persino gli 80 euro (che pure sono finite spesso nelle tasche dei commercianti, oltre che nel pagamento degli aumenti tariffari) sono stati oggetto di rimprovero da parte dei commercianti. E anche qui la risposta è stata ferma solo nella forma: “Grandissimo rispetto per chi ritiene gli 80 euro una mancia elettorale, sono contento di averli dati. E’ una valutazione che rispetto. Che non fossero apprezzati da voi lo sapevamo da tempo ma che fossero una misura di giustizia sociale verso gente che non guadagna 1500 euro al mese lo rivendico con forza”.

Giustizia sociale? Quando tutti gli indicatori – a partire dai dati del Censis sulla spesa sanitaria impossibile per un numero crescente di famiglie – dicono che questo è il governo che più ha aumentato le differenze sociali nel paese?

Sarà anche sorprendente che siano proprio i commercianti a ululargli contro (si vede che sono più abituati, negli ultimi decenni, a farsi rispettare). Ma il dato va registrato. Il bugiardo di Rignano è salito sull’asse insaonata dell’impopolarità. Non gli sarà facile tornare indietro….

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