L’utilizzo del Codice antimafia, Decreto legislativo 159 approvato nel 2011, per intimidire e limitare la libertà di azione di attivisti e militanti politici e sociali, sta diventando ormai una prassi consolidata che si va diffondendo nelle questure della penisola. E’ grave che questo utilizzo improprio di misure di polizia, pensate dal legislatore per fattispecie completamente diverse da quelle legate al dissenso politico ed al conflitto sociale, diventi uno strumento usuale per reprimere il dissenso, indipendentemente dall’effettivo riscontro giudiziario dei reati ipotizzati e dalla celebrazione dei corrispettivi processi.
Questo autentico abuso delle misure di prevenzione non sembra finalizzato alla diminuzione dei reati quanto invece al controllo ed al soffocamento delle azioni di protesta. E’ come se si giustificasse un’azione preventiva a largo raggio sulla base della consapevolezza che la conflittualità sociale è destinata ad aumentare in considerazione delle misure fortemente restrittive che si stanno abbattendo sui settori più disagiati del paese.
In questo clima, colpisce il nuovo salto di qualità registratosi con l’invio dell’avviso orale da parte del Questore di Roma finanche ad un dirigente nazionale del sindacato USB, Guido Lutrario, reo di aver realizzato, nel corso di questi anni, nient’altro che una intensa attività sindacale. Che si minacci di adottare le misure della sorveglianza speciale nei confronti di chi agisce il conflitto sindacale è il segnale di un ulteriore deterioramento degli spazi di libertà e di democrazia, un nuovo attacco anche ai principi sanciti nella nostra Costituzione, già a repentaglio a seguito della recente controriforma.
La libertà di azione sindacale ed il diritto ad agire il conflitto in un momento nel quale il mondo del lavoro vive una gravissima condizione di ricattabilità ed in cui tutta la legislazione del lavoro sta subendo un forte ridimensionamento, costituiscono una condizione indispensabile affinché la parte debole che sta sul mercato, cioè i lavoratori, dispongano degli strumenti minimi di difesa. Se si impedisce al sindacato di svolgere il proprio ruolo si attenta alla stessa democrazia e si rendono i lavoratori completamente inermi di fronte all’arbitrio delle aziende e dei poteri forti.
Attorno a questa autentica emergenza politica e culturale crediamo sia indispensabile unire le forze per denunciare e contrastare il disegno antidemocratico che nasconde. Su questi temi invitiamo al confronto pubblico giovedì 14 luglio, dalle ore 17.00 presso la Sala delle Carte Geografiche in via Napoli 36 a Roma.
L’incontro è organizzato dall’Unione Sindacale di Base
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