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Sciopero generale, ma per cambiare il quadro sociale

Si è aperta, per fortuna, la discussione sullo sciopero generale contro il governo Draghi. Contropiano intervista Guido Lutrario, membro dell’Esecutivo dell’Unione Sindacale di Base.

I gravissimi fatti avvenuti nella logistica fino all’assassinio di Adil e poi, qualche giorno fa, l’accordo farsa che apre la strada ai licenziamenti, segnano un salto di qualità nelle relazioni sindacali nel nostro Paese. Come interpretate questi avvenimenti?

I padroni sono all’attacco su tutti i fronti e vogliono sfruttare la situazione creatasi con la pandemia per sferrare un attacco senza precedenti a salari e diritti.

Con Draghi al governo e il totale esautoramento del parlamento dispongono di condizioni ottimali per realizzare il massimo dei loro obiettivi.

Da un lato stanno ipotecando la gran parte dei miliardi del Recovery Plan dopo aver incassato la parte di gran lunga più consistente delle risorse pubbliche messe a disposizione dai decreti dell’ultimo anno per far fronte all’emergenza Covid.

Ma sono famelici, non fanno sconti a nessuno e attaccano su tutto il fronte: vogliono eliminare o comunque ridimensionare il reddito di cittadinanza per poter abbassare ancora di più i salari, reclamano una nuova ondata di privatizzazioni nei servizi pubblici, dai rifiuti ai trasporti all’energia; vogliono ridurre all’osso ogni forma di ammortizzatori sociali, reclamano mano libera sui licenziamenti e sul massimo di flessibilità nell’uso della manodopera.

La loro logica è spietata: tutte le ricchezze alla grande impresa e il resto che si fotta! Non hanno consentito alcun investimento serio sulla sanità pubblica, nemmeno di fronte alle migliaia di morti per il virus.

Tutte le categorie del lavoro sono sotto attacco e ad esse si sommano anche le piccole imprese che sono tagliate fuori dalle operazioni di rilancio. Le tariffe dei servizi stanno schizzando verso l’alto, sulla casa continuano a non mettere alcuna risorsa, e sui diritti la situazione è drammatica.

Mentre ammazzano i sindacalisti davanti ai magazzini durante uno sciopero, la Commissione di garanzia sulla 146 pensa a come estendere anche alla logistica le limitazioni in vigore in tanti altri settori.

In una situazione così grave si registra però la totale subalternità di Cgil, Cisl e Uil, che hanno applaudito alle raccomandazioni fatte alle imprese ad utilizzare la Cig prima dei licenziamenti.

Francamente non ci siamo mai fatti illusioni sulla opposizione dei “confederali”, ma abbiamo la sensazione che anche su questo fronte si stia realizzando un salto di qualità.

Landini trasforma una “presa d’atto” in accordo, ma la verità è che siamo al totale disarmo, alla capitolazione senza condizioni e soprattutto all’incapacità di concepire e proporre una alternativa a quella che ci propina la squadra Draghi-Bonomi.

Almeno in passato provavano a dare l’impressione di avere una loro “visione”, oggi hanno totalmente rinunciato a svolgere una funzione di tutela degli interessi dei lavoratori.

Pensano soltanto a salvare il loro ruolo.

Di fronte ad un attacco così ampio servirebbe forse una risposta adeguata sul piano del conflitto e della proposta. Nel mondo del sindacalismo di base sta circolando l’ipotesi di uno sciopero generale da organizzare in autunno. Come la vedete?

In questi anni sono stati organizzati diversi scioperi generali dall’arcipelago del sindacalismo di base ed anche noi ne abbiamo promossi, sia da soli che in relazione con altre organizzazioni.

Si è trattato però soprattutto di “segnali di contrasto” alle politiche economiche ed alle scelte antipopolari dei diversi governi che hanno confermato l’esistenza di un’opposizione sociale e di una resistenza tra i lavoratori.

Tuttavia sul piano dell’efficacia pratica questi scioperi non sono riusciti ad incidere. Si sono tradotti in manifestazioni anche importanti e con astensioni significative in diversi settori, ma non hanno avuto la capacità di lasciare il segno.

Ora dobbiamo cambiare passo. Lo sciopero generale è uno sciopero politico, contesta la linea generale di politica economica del governo, vuole scuotere il paese ed affermare dei principi generali. Non può limitarsi alla promozione di una manifestazione.

Cosa dovrebbe realizzare uno sciopero generale?

Una volta, quando si fermavano le grandi fabbriche del Nord, l’attività generale risultava in gran parte paralizzata. La classe operaia incrociava le braccia e si riversava nelle piazze, conquistando la scena e imponendo temi e obiettivi che l’agenda politica non voleva considerare. 

Oggi che le grandi aziende non ci sono più e che l’attività produttiva ha un carattere reticolare, il blocco delle attività non si realizza con le stesse modalità del passato. La frantumazione del mondo produttivo in un pulviscolo di microaziende rende il conflitto sindacale molto più sbilanciato dalla parte dei padroni.

Perché lo sciopero abbia la funzione di interrompere l’attività produttiva bisogna bloccare la circolazione delle merci, provocando un danno economico alle controparti. Come i lavoratori perdono una giornata del proprio salario scioperando, così i padroni devono perdere parte dei loro guadagni a causa delle azioni di lotta.  

Come ve lo immaginate concretamente?

Stiamo pensando ad un’azione corale di grande impatto che coinvolga ampi settori di popolazione. La questione di fondo da capire è che per incidere, per costringere la politica a cambiare registro e i padroni a ridiscutere i loro piani bisogna che lo sciopero abbia un costo per i nostri avversari. E questo costo si realizza bloccando la circolazione.

C’è di fatto una nuova centralità che si va affermando nel sistema produttivo ed è rappresentata da tutte le attività che si svolgono attorno alla realizzazione dei profitti: il momento della distribuzione e vendita delle merci ha acquisito una rilevanza maggiore dello stesso momento della produzione intesa in senso stretto.

I padroni guadagnano aumentando continuamente la velocità di circolazione del capitale e di consegna dei prodotti, e se riusciamo a rallentarla o a fermarla con lo sciopero possiamo ripristinare il diritto a negoziare, possiamo costringerli a discutere di diritti. Possiamo tornare a mettere il lavoro e la sua dignità al posto che merita.

Poi, ovviamente, lo sciopero deve abbracciare tutte le categorie, dai servizi al settore pubblico fino al mondo della precarietà diffusa e della scuola e deve prevedere una pluralità di forme attraverso cui esprimersi.

È una proposta che potrebbe provocare una reazione pesante anche sul piano della repressione. Non siete preoccupati delle conseguenze? Pensate che i lavoratori siano pronti ad azioni di questo tipo?  

Lo sciopero è una protesta di massa e funziona solo quando è molto partecipato. Questa regola vale sempre, un tempo come adesso. Solo che da diversi anni anche grandi manifestazioni con centinaia di migliaia di partecipanti restano completamente inascoltate e i media le riportano solo quando si registrano incidenti.

In questo modo sono riusciti a neutralizzare la protesta e soprattutto le idee alternative che la società produce continuamente.

Lo sciopero generale che vogliamo lanciare, e che deve avere un carattere fortemente unitario, è anche e forse soprattutto uno strumento di difesa della democrazia e del diritto che hanno i lavoratori ad essere considerati non come oggetto di sfruttamento ma come il cuore pulsante della società.

Il ritorno dello sciopero alla sua funzione originaria riguarda la natura democratica di un paese e su questo nessuno può far finta di niente.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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4 Commenti


  • Lizzie

    Figurati la classe docente non parteciperà mai.


    • Redazione Roma

      Why not?


  • Angelo

    Solo con il picchettaggio sindacale forse si potrebbero vedere dei risultati, invitandoli energicamente a vedere a cosa conduce la loro passività e soprattutto dando loro una prova di cosa lo sciopero generale può ritornare ad essere oltre l’idea che ne ha il sindacalismo concertativo. C’è molto di più dell’esercizio del potere per il potere, delle corruttele a suon di bonus, pon e scambi di favore nelle scuole: questo devono capire i docenti! Forse solo uno sciopero generale che non blocchi solo il flusso dei beni, ma anche quello della formazione dei “capitali umani”, può rinsanirli.


  • Luigia Atripaldi

    Sciopero generale subito!!!!
    La situazione è degenerata totalmente.
    Il lavoro e un lavoratori sono sotto attacco, lo Stato Sociale è qualcosa di inarrivabile e inafferrabile , solo l’unità di lotta di classe
    e fronte comune con altri sindacati di base può portare ad un grande Sciopero Generale.
    Contro il Governo ma anche contro la triplice filopadronale i cui interessi non sono verso i lavoratori ma verso un sistema politico capitalistico il cui fine è il Lucro

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