Le nuove nomine ai vertici dei servizi giornalistici della Rai chiariscoono oltre ogni ragionevole dubbio che il blocco di potere che dirige Renzi non vuole correre il rischio di perdere il referendum sulla riforma costituzionale e stabilire così un regime “erdoganiano senza sangue” (almeno per il momento). Né lasciare alcuno spazio all’informazione sia pur lievemente difforme da quella decisa a Palazzo Chigi e dintorni.
Detto questo, la sfilza di prese di posizione in difesa di Bianca Berlinguer ci è parsa subito eccessiva negli apprezzamenti per la sua “opera” alla guida del Tg3. Che ricordiamo particolarmente faziosa e decisamente contraria a qualsiasi opzione diversa dal Pd. Non conosciamo lo spessore dei patti di fedeltà tra giornalisti Rai e partiti politici (o quel che ne resta), ma sembra evidente che la sua figura viene ritenuta non abbastanza allineata ai diktat renziani.
Ci sembra perciò pertinente e sufficiente l’epigramma che Stafano Azzarà ha dedicato alla questione:
Quando la sinistra intera insorge in difesa della figlia di Berlinguer, esaltandola come baluardo di libertà e progressismo, un altro piccolo slittamento a destra del quadro politico complessivo è stato inavvertitamente introiettato, e pure con buona coscienza.
Così ci risvegliamo ogni giorno un pochino più in là, come se nulla fosse.
Tra 10 anni manifesteremo in favore del cottimo, al fine di prevenire il ripristino delle corvée feudali, e ci sembrerà una grande battaglia di civiltà e democrazia.
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Sul piano più strettamente politico.professionale, non è tenera la presa di posizione dei sindacati di settore, Federazione della Stampa e del sindacato Usigrai.
“È ormai evidente che non esiste nessun piano. Così come è chiaro che esisteva solo la necessità di occupare nuove poltrone. Non cadremo certo nella trappola di parlare di questo o quel direttore. Quello che ci interessa è che si chiamino le cose con il loro nome: occupazione di posti e pura lottizzazione. Questo è stato deciso dal Direttore generale e votato oggi, per di più a maggioranza, dal Cda della Rai”, scrivono le due sigle sindacali in una nota. “La scelta di interni, più volte da noi chiesta, non ci fa cambiare idea: noi abbiamo sempre detto che volevamo prima un progetto, per poi individuare i profili adatti. Da oggi è svelato pubblicamente il bluff di chi, al vertice dell’azienda come in consiglio di amministrazione, è arrivato come sedicente innovatore e si è rivelato per quello che è: conservatore, reazionario, come nei momenti più bui della Prima Repubblica”.
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