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Anticipo pensionistico. Nuove idee per fartelo pagare a te

Il piano per le pensioni “anticipate” è chiaro, i dettagli cambiano di minuto in minuto. Ma bisogna tener d'occhio il principio guida del governo in materia, altrimenti si viene confusi dagli annunci.

Il principio è semplicissimo: la pensione, per gli anni che mancano ai limiti fissati dalla “riforma Fornero”, te le paghi tu. Con i tuoi soldi. rinunciando sia allo stipendio che alla pensione per tutto quel periodo.

E' il caso di ricordare che la pensione, tecnicamente, ossia finanziariamente, è salario differito. Ossia una quota dello stipendio accantonata durante tutta la vita lavorativa “regolare” (non “in nero”, insomma) e che ti viene più o meno restituuita sotto forma di assegno pensionistico quando smetti di lavorare. Stessa cosa per il tfr, altra detrazione mensile che ti viene – o ti veniva – restituita sotto forma di “liquidazione” al momento del licenziamento o della messa a riposo.

Insomma: pensione e liquidazione sono già soldi nostri.

Cos'hanno combinato i governi degli ultimi 25 anni? Intanto hanno bloccato la dinamica salariale, impedendo agli stipendi di crescere per via dell'austerità, degli obblighi di bilancio imposti dagli accordi di Maastricht (1992). Poi hanno “riformato” le pensioni più volte, in modo da allungare l'età lavorative (10 anni in più, non bazzeccole) e ridurre al minimo l'assegno pensionistico (usando il metodo di calcolo “contributivo” invece del più generoso “retributivo”. Nel fattempo, visto che la pensione che avresti preso a fine carriera sarebbe stata troppo bassa, hanno introdotto la “previdenza integrativa privata”, ovvero: tu dai una quota del tfr a un fondo speculativo privato e quelli te lo restituiscono, se tutto va bene e le borse non crollano, sotto forma di assegnino mensile che si somma a quello dell'Inps, ridotto al lumicino.

Con la storia dell'Ape (anticipo pensionistico rispetto all'età fissata dalla Fornero) il governo punta a far finta di permettere di andare in pensione prima, ma a condizione che i soldi per farlo ce li metta tu.

Una via – odiosa e odiata – è quella di far anticipare la pensione dalle banche private, secondo il meccanismo descritto qui e qui. Ma così è forse un po' troppo evidente che le uniche a guadagnarci sono appunto le banche.

La seconda via, che si sta facendo strada in queste ore, è quella di trasformare la previdenza integrativa – per chi ha incautamente aderito a un fondo pensione privato – in Ape. Anzi, per mascherare meglio la cosa, la stanno chiamando Rita.

In questo secondo caso gli assegni mensili relativi al periodo di anticipo (da uno a tre anni) te li versa il fondo pensione. Defalcando la cifra relativa da quello che ti dovrebbe dare dopo. In ogni caso, dunque, quel periodo di Ape te lo paghi tu, rinunciando a una delle forme di accantonamento esistenti e contemporaneamente anche allo stipendio. Un "esodato volontario", insomma.

Per “invogliare” i lavoratori anziani a licenziarsi da soli il governo sta pensando di abbassare la tassazione su questa quota di fondi pensione (attualmente al 23%), limitandola forse al 9%. Di fatto, con l'uscita dal lavoro smetti di incrementare le tue entrate presenti e future (da uno a tre anni di salario), e puoi soltanto scegliere in che misura ripartire gli accantonamenti già accumulati.

L'idea sta facendo torcere lo stomaco a quelli – analisti confindustriali molto fantasiosi – che l'avevano proposta per “risolvere” il problema dei cosiddetti esodati senza che lo Stato ci mettesse un soldo.

Come si vede, le maniere di depreddare il lavoro dipendente sono infinite, e c'è sempre qualcuno più “radicale” a tirare la volata per le prossime rapine.

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