Radio Città Aperta continua il suo giro di interviste agli attivisti impegnati nel No sociale per il referendum del 4 dicembre. Intervista ad Antonio, attivista a Pomigliano D'Arco dove alcune settimane fa c'è stata una iniziativa per il No operaio e oggi è prevista una nuova iniziativa per il NO.
Partiamo dall'iniziativa a Pomigliano. Avete messo in piedi questa iniziativa, il tema naturalmente è ribadire le ragioni del No sociale al referendum costituzionale.
Prima ancora di parlare della manifestazione di Pomigliano vorrei approfittare anche alla diffusione del vostro canale per riportare una notizia molto grave che abbiamo appreso qualche ora fa. Nello stabilimento Fca di Cassino stanotte c'è stato un grave infortunio per un operaio. Un operaio è stato investito da un carrello, è stato trasportato all'ospedale Umberto I di Roma con codice rosso. Le sue condizioni sono gravissime. Proprio questa mattina allo stabilimento Fca di Cassino era previsto l'incontro tra Renzi e Marchionne che sono arrivati allo stabilimento in elicottero. Ora ci sono alcuni compagni, alcune decine di compagni che sono fuori lo stabilimento, tra cui i cinque ex licenziati di Pomigliano, che cercano di far chiarezza su quanto è accaduto e l'azienda non risponde. Anzi, l'azienda cerca di minimizzare quanto è accaduto e parla di semplici contusioni quando invece sappiamo, da alcune agenzie di stampa che sono state battute, che l'operaio si trova in gravissime condizioni. Tutto ciò pone ancora una volta in evidenza quanto sta accadendo, quale è il clima di questo paese. Renzi e Marchionne che fanno passare la propaganda per il sì per i luoghi di lavoro, negli stabilimenti Fca, raccontandoci di quanto siano moderni ed efficienti e dall'altro lato abbiamo queste notizie. Loro due sono in questo momento all'interno dello stabilimento Fca di Cassino a far propaganda per il sì proprio nel momento in cui un operaio è stato investito da un carrello, assolutamente per le condizioni assurde in cui sono costretti a lavorare gli operai negli stabilimenti Fiat ed è in gravissime condizioni …
Ci dispiace, naturalmente, dare queste notizie che fanno parte Antonio, però, della cronaca quotidiana di questo paese. Un paese in cui i diritti e la sicurezza di chi lavora sono sempre meno considerati, sempre più ridotti a favore di un iper produttività assolutamente neoliberista, capitalista che, in qualche modo c'entrano, sono temi che c'entrano con il referendum …
Con la battaglia referendaria … Assolutamente sì, tanto è che la nostra iniziativa di domani a Pomigliano, promossa dall'organizzazione degli studenti di Pomigliano e dal comitato operai Fca per il No perché abbiamo deciso di impegnarci su questa piattaforma e perché domani ci sarà questa iniziativa ma perché sostanzialmente, come accennavi tu prima, perché le nostre condizioni di vita, quelle dei precari, degli studenti, dei disoccupati, degli operai, dopo tutte le riforme che ci sono state non sono affatto cambiate. Noi siamo sempre quelli che vanno a lavorare a nero, che hanno contratti precari, che guadagnano poche centinaia di euro al mese, che hanno problemi a curarsi e a pagare l'affitto, siamo quelli che lavorano 8-10 ore al giorno nelle fabbriche, nei call center, nei centri commerciali, che non hanno diritti, che non hanno garanzie, che sono ricattabili perché non ci sono prospettive e ora questa stessa classe politica, che è responsabile del fallimento sociale, vuole cambiare anche la Costituzione, vuole farci credere che le nostre condizioni di vita dipendono da questa o quella norma della Costituzione e che modificandola avremo un paese più moderno, più efficiente. Noi invece crediamo che questo sia l'ennesimo passaggio da cui la classe operaia, la classe degli sfruttati e degli oppressi di questa società resta con ancora meno diritti e poteri e che l'unico vantaggio lo trarranno, ancora una volta, i padroni e i burocrati che con le loro politiche di austerità hanno creato un impoverimento generale. Un impoverimento generale mentre le banche continuano ad arricchirsi, gli stipendi dei manager aumentano e questa classe politica è ancora lì, da trent'anni. Ci hanno affamato e loro adesso pensano di voler cambiare anche il quadro costituzionale. Noi a Pomigliano, con il corteo di domani, vogliamo opporci proprio a questa logica. Saranno gli operai e gli studenti, gli sfruttati invece, a riprendere parola, a decidere come riprendersi la propri dignità, uniti per un cambiamento reale che non è quello dei gruppi di potere, delle segreterie di partito, delle holding finanziarie e dei grandi padroni come Marchionne che mandano per strada migliaia di famiglie. Un cambiamento reale, che parte dalla lotta di chi non ha più niente o ha troppo poco, è sa che delegando d altri non otterrà mai nulla. Noi per domani facciamo anche una chiamata generale, a tutte le forze sociali, sindacali e politiche che testimoniano un presidio di resistenza sociale, lo hanno testimoniato in tutti questi anni, di incontrarci a Pomigliano, alle ore 9, davanti al piazzale della stazione Circumvesuviana.
Bene, poi magari ci risentiamo per raccontare come è andata questa iniziativa e per raccontare un po' il clima che si respira anche dalle vostre parti, in attesa di questo referendum … Ormai ci siamo, mancano 10 giorni ed è il momento forse di spingere al massimo per evitare questo ennesimo passo verso una diminuzione di democrazia, di rappresentatività, di diritti. Sei d'accordo? Il messaggio è questo da lanciare in questi giorni, perché si combatterà un po' sul filo, crediamo, le due posizioni. In questi ultimi mesi c'è stata una campagna elettorale di Renzi, naturalmente di tutti i poteri che lo sostengono, aiutata anche da una sistema di informazione assolutamente prono, questo anche va segnalato. L'unica possibilità è quella di intervenire dal basso, penso che l'analisi sia un po' questa quella da fare in questi giorni no?
Certo, la nostra priorità assolutamente in queste settimane fino al voto è quella di creare una mobilitazione larga, diffusa, tra i ceti popolari. Abbiamo la priorità di respingere questo progetto di revisione costituzionale che consegnerebbe alle istituzioni economiche, alle oligarchie politiche ancora più poteri generando un clima in cui la ripresa del protagonismo popolare sarebbe ancora più difficile, in cui i rapporti di forza sarebbero ancora più sfavorevoli. Si tratta di produrre proprio una crepa nella gestione del modello neoliberista, come dicevi tu, e di destabilizzare il governo della crisi, lavorando dentro e anche oltre la campagna referendaria dopo il 4 dicembre per costruire le condizioni per una alternativa di sistema e per dare una rappresentanza sociale e politica autonoma alle masse di sfruttati e le masse proletarie. Noi crediamo debbano recuperare una strategia unitaria, un'unità di azione.
Bene, Antonio, per il momento noi ti ringraziamo magari ci aggiorniamo nei prossimi giorni per raccontare come è andata e per continuare un po' a parlare del no sociale al referendum. Grazie e buon lavoro.
Grazie a te e alla redazione tutta
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