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I “campioni” del lavoro nero legalizzato. Voucher a mani basse e scheletri nell’armadio

L’Inps ha fornito alla Cgil, con cui c’era stata una aspra polemica, la lista delle prime duecento aziende che nel 2016 hanno utilizzato massicciamente i voucher come retribuzione per le prestazioni lavorative.

La lista è stata pubblicata in esclusiva da Il manifesto, ma la classifica si ferma alle prime quindici aziende.

In testa c’è la Best Union Company, società specializzata in gestione di biglietteria e organizzazione di eventi (per un importo di 3.123.980 euro), subito dopo c’è il prestigioso marchio di gioielleria Stroili con la sua rete in franchising (2.948.310 euro).

Al decimo posto c’è McDonalds (1.428.590 euro). In dodicesima e tredicesima posizione il gigante delle agenzie interinali Manopower con due delle sue società (la prima per 1.149.480 euro, la seconda per 1.117.710 euro), al quindicesimo posto c’è un altro gigante del lavoro in affitto, l’agenzia Adecco per un importo di 1.010.000 euro.

Ma poi la lista pubblicata su Il manifesto si interrompe qui invece di proseguire, magari arrivando alle prime cinquanta società che hanno abusato dei voucher. Forse per ragioni di spazio, o magari non solo. Scendendo nella lista si sarebbero trovate presenze meno scontate di quelle dei giganti del lavoro in somministrazione o della ristorazione o degli eventifici. Presenze decisamente più imbarazzanti ma non sorprendenti.

Era stato infatti il presidente dell’Inps Boeri a rendere noto che nell’ultimo anno la Cgil aveva investito 750 mila euro in voucher e che anche altri sindacati avevano massicciamente usato questi strumenti. Ad esempio la Cisl ne ha utilizzati per un valore di 1 milione e mezzo di euro, anche se dalla lista fornita dell’Inps questo dato non compare (in teoria avrebbe dovuto precedere la McDonalds e collocarsi subito dopo la Juventus).

Del resto se andiamo a “sfrucugliare” le responsabilità sul boom del lavoro nero legalizzato – oggi sotto i riflettori per gli arresti in Puglia per la morte di una bracciante ammazzata dalla fatica – dovremmo riavvolgere il nastro fino a quel Pacchetto Treu varato dal governo Prodi nel 1997 che introdusse – tra l’altro – le agenzie per il lavoro interinale oltre ad altre forme di precarietà del lavoro. Lo fece anche i voti dei parlamentari della “sinistra” (il Prc) in cambio della promessa di una conferenza nazionale sul lavoro che non si fece mai.

Il Pacchetto Treu fu peggiorato dalla Legge Biagi nel 2003 (governo Berlusconi) che estese le possibilità dell’interinale al “lavoro in somministrazione”, spalancando definitivamente i portoni alla legalizzazione del lavoro nero, del caporalato, della precarietà totale, della dannazione nella vita per milioni di persone di cui solo oggi qualcuno si è accorto. Purtroppo e per fortuna tendiamo a ricordare tutto.

Su questo terreno è bene essere consapevoli che non c’è alcuna possibilità di dialogo con le controparti. Ascoltando in tv il fratello vecchio dei De Benedetti – Franco, ultraliberista dichiarato ed ex senatore DS – difendere Amazon, i ritmi ossessivi e i bassi salari nella logistica come fattore di crescita, si comprende bene che con questi “nemici di classe” non c’è punto di incontro possibile. Hanno e usano altri parametri. Conoscono solo il linguaggio dei rapporti di forza e quando hanno compreso di aver vinto (a partire dalla sconfitta operaia alla Fiat nel 1980), non hanno più avuto né remore né scrupoli sulla coesione sociale per affondare le loro lame contro il lavoro e i lavoratori, scavando fino all’osso.

Ma adesso le cose non gli stanno andando troppo bene. Cominciano a sentire che l’aria potrebbe cambiare, che lo "sciopero del cuore" di tante lavoratrici e lavoratori non era convinzione ma sordo rancore in via di accumulazione. I più avveduti stanno cercando di capire dove e se mettere una pezza, i più avventuristi si preoccupano solo di essere sicuri di poter disporre di apparati di controllo e repressione più efficaci per tenere a bada quella che per “loro” sta diventando solo umanità eccedente, capitale umano in eccesso e ormai inservibile. Gente in carne e ossa che può anche morire di fatica o di malattie, l’importante e che non disturbi i manovratori.

Il socialismo nel XXI Secolo, potrebbe diventare a questo punto non più e non solo un processo di emancipazione sociale ma una vera e propria lotta per la sopravvivenza per milioni di persone.

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