Il processo di riarmo europeo procede ormai a passo di carica. A giugno dello scorso anno, la Commissione europea ha emanato la Direttiva Nis, che delinea la struttura e i compiti che l’organizzazione difensiva di ciascuno Stato dell’Unione Europea deve realizzare in modo unitario e in stretto collegamento con il centro europeo, per la difesa e protezione dalle minacce cibernetiche, ossia quella che viene definita la Cyber War.
Dopo la prima fase, cioè la realizzazione del sistema, la Direttiva Nis ne prevede il completamento entro il giugno 2018, l’Unione Europea disporrà di una difesa comune e integrata per la protezione ed il contrasto nei confronti della minaccia cibernetica, cioè di “quella minaccia più pericolosa e di gran lunga più importante, tuttora massicciamente operante nei confronti dei sistema Italia”. A rivelarlo è il gen, Luigi Ramponi, ex direttore del Ssimi e oggi presidente del Centro studi difesa e sicurezza (Cestudis) in un intervista a Cyber Affairs.
Ramponi ritiene che la Cyber war sia oggi una priorità, anche rispetto ad altri settori della difesa e della politica militare europea.“Il legittimo, necessario, direi dovuto anelito verso la ricerca, individuazione e realizzazione di una struttura di difesa unitaria in ambito europeo, è oggi molto più facilmente ed opportunamente realizzabile dando vita ad una organizzazione di difesa e contrasto unitaria, nei confronti della minaccia cibernetica, la quale, tra l’altro, costituisce oggi e in prospettiva, minaccia ben più pericolosa per la società europea e per il sistema Europa, nel suo complesso”. La messa a punto di una tale organizzazione difensiva unitaria europea, costituisce un fatto di grande rilevanza politica, dal momento che, per la prima volta, l’Unione metterebbe a punto una organizzazione difensiva completamente integrata sotto la sua egida e indipendente dagli Usa.
Secondo il gen. Ramponi per il Governo italiano, cosi come per il governo di tutti gli altri partner europei, si tratta ora di realizzare quanto previsto dalla direttiva Nis, dando vita, in tal modo, “ad un effettivo sistema di difesa unitario, nei confronti della minaccia più pericolosa, senza aspettare di realizzare la stessa unitarietà – ipotesi assai remota -, nei confronti peraltro di una minaccia, quella convenzionale, nel frattempo, assai attenuata”.
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