Proprio nei giorni nei quali il territorio ligure dimostra per intero una drammatica arretratezza con ripetuti tragici incidenti autostradali, “Repubblica” compie un’operazione propagandistica davvero incredibile.
Allegato al numero di oggi, 29 Marzo, si trova infatti un inserto a cura della Redazione di Genova dal titolo “Le grandi opere: le infrastrutture della Liguria, una sfida per il rilancio”.
Un titolo che già da solo la dice lunga, molto lunga sulla filosofia che ispira l’insieme dell’operazione.
Un vero e proprio epinicio, un ottimismo smodato con punte di propaganda elettorale dove si scrive: “Le autostrade del mare la carta in più da giocare per gestire da protagonisti il businnes della blue economy”.
Oppure la posizione della FILT – CGIL sulla Gronda esposta con questo titolo “ Avanti tutta purchè non resti un’incompiuta”.
Ancora a pagina XIII: “ Infrastrutture, il modello ligure” ( proprio quello delle autostrade della morte? n.d.r.9
Pagina XVIII . Titolo : “Bucci (candidato per il centrodestra al Comune di Genova) La nostra sfida è on line e taglia i tempi della burocrazia”
Pagina XXV “La formula Alibaba, il gigante asiatico punta sulla Liguria”
E via discorrendo in un vero e proprio delirio che pare assolutamente non tener conto della realtà.
Una Liguria che ha visto, progressivamente, diminuire la presenza industriale nei settori strategici (pensiamo ai problemi di Ansaldo e Ilva).
Una Liguria che presenta aree di vera e propria depressione economica come nella Provincia di Savona nella quale alcuni comuni sono stati dichiarati “area di crisi complessa” senza che, da circa un anno, non siano venuti segnali neppure sul piano dell’adozione di riferimenti progettuali alternativi mentre anche in questa zona le difficoltà dell’industria sono evidenti come nei casi di Bombardier e Piaggio.
Una Liguria che presenta deficit spaventosi per quello che riguarda la conduzione delle partecipate che dovrebbero fornire le utilities nelle città più importanti: pensiamo al caso AMIU – IREN, all’ATA di Savona, al trasporto pubblico in generale.
Una Liguria con una rete ferroviaria assolutamente insufficiente ed obsoleta in molte sue parti.
Una Liguria cementificata al massimo, dove è avvenuto uno scambio perverso tra deindustrializzazione e speculazione edilizia.
Un capoluogo martoriato dalle alluvioni che ciclicamente si ripetono con esiti disastrosi.
Una Liguria dove il rapporto lavoro / ambiente è stato causa di lacerazioni profonde nel tessuto sociale e, alla fine, di perdita di posti di lavoro e di depauperamento della salute: dall’ACNA in passato, alla Tirreno Power nel presente.
Concludiamo ricordando alcuni dati già pubblicati di recente:
I dati diffusi dall’Ufficio Studi di Unioncamere riferiti al 2016 confermano la condizione di difficoltà dell’economia ligure in un quadro complessivo che può ben essere considerato di impoverimento generale.
Il 2016 si è chiuso, infatti, con dati poco confortanti sul mercato del lavoro.
Gli occupati liguri risultano 610.000, 2 mila in meno rispetto al 2015, nonostante il tasso di occupazione sia passato dal 62,4% al 62,7%; questo fatto si spiega per via di una diminuzione della popolazione, che rappresenta il denominatore dell’indice.
A livello provinciale Imperia ha registrato 79.000 occupati , Savona 111.000, Genova 332.000, Spezia 88.000.
Notizie poco confortanti anche sul fronte della disoccupazione: 4.000 disoccupati in più.
Il 2016 si è chiuso infatti con un tasso di disoccupazione pari al 9,7% rispetto al 9,2% del 2015.
La Liguria si trova all’ultimo posto delle regioni del Nord Italia: l’unica fra queste in cui – appunto – il tasso di disoccupazione è cresciuto.
La provincia con il tasso di disoccupazione più alto è Imperia con il 13% ( addirittura due punti di percentuale in più rispetto al 2015) segue La Spezia con il 10,2%, Genova 9,9% e Savona con il 6,4%.
Il tasso di disoccupazione giovanile (15 – 24 anni) in Liguria cresce di 3,4 punti percentuali passando dal 34,5% al 37,9%, in linea con la media nazionale del 37,8%.
Al riguardo della disoccupazione giovanile è Genova, tra le province liguri, a far registrare il tasso più alto con il 41,1% (quasi 5 punti in più rispetto al 2015), Imperia al 40,3%, La Spezia 30,9% e Savona 27,8% (nel 2015 22,0%, quindi una crescita del 5,8%).
Questi dati dimostrano, ancora una volta, la fragilità del tessuto economico ligure e le scarse prospettive occupazionali, in particolare riguardo ai giovani.
Si può parlare di progressivo declino: tanto più che da questi dati mancano due elementi molto importanti per la formulazione di un giudizio complessivo.
Infine dopo tanta insipienza e piaggeria dimostrata dall’inserto di “Repubblica” può essere possibile lanciare un serio “grido di dolore”?
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa