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Qualcuno scopre solo ora che Kiev non può “vincere”

Ringraziamo profusamente Repubblica (e Di Feo, ça va sans dire) che il 10 agosto si accorge che il 31 luglio il Centre for Strategic and International Studies ha pubblicato uno studio (redatto in realtà a maggio, prima della madre di tutte le controffensive) nel quale si segnala l’ovvio.

Sì, la guerra in Ucraina è logorante per la Russia, ci spende un sacco di soldi e di materiale; no, non la sta perdendo, non sta finendo i missili e non la sloggi da dove sta; può rimpiazzare le perdite e continuare il conflitto ma “ci vorranno parecchi anni prima che possa tornare a condurre un’invasione su larga scala“.

L’originale è un po’ diverso, “will likely limit Moscow’s ability to engage in high-intensity conventional military operations in other areas, at least in the near future“), come se ne conducesse ogni anno (l’ultima è stata nel 2008 e non è stata “su larga scala”).

Il rapporto, molto dettagliato, lo trovate qui.

A questo punto però c’è da farsi una domanda, che diventa sempre più urgente visto che in questo conflitto stiamo investendo i nostri soldi, il nostro materiale militare, la nostra politica energetica, e quindi economica, per i prossimi anni, e alla fine il futuro dell’intera Unione Europea.

A quando un rapporto simile sull’Ucraina? Perché non esiste nessuna stima credibile, da parte di nessun “istituto strategico” occidentale, sulla situazione delle FFAA e della logistica ucraina? Quante perdite ha, umane e materiali? Quante munizioni, divise per calibro, ha ancora a disposizione? Quanti mezzi, di che tipo? Per ogni tipo di mezzo, quanti ricambi? Come conta di rimpiazzare le sue perdite umane e materiali?

Ciò che arriva dall’Occidente che percentuale è del suo armamento? È ragionevolmente in grado di organizzare un’offensiva che abbia una qualche possibilità di ottenere risultati strategici e portare a termine il conflitto, o può solo reggere e sperare che la Russia si sfianchi prima (cosa che, secondo il rapporto in questione, non accadrà)?

Attendiamo fiduciosi.

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