Grandi manovre sulla legge elettorale, i tre comitati elettorali più grandi si vanno mettendo d’accordo col supporto della Lega salviniana, cane da guardia che abbaia solo con in più deboli e slinguazza i più forti. Un tema complicato dai tecnicismi, dai dettagli incomprensibili in cui – come sempre – usa nascondersi il diavolo. Radio Città Aperta ha intervistato Giovanni Russo Spena, compagno con esperienza di lungo corso nel Parlamento (iniziò quando ancora esisteva Democrazia Proletaria), per diradare un po’ di nebbie sui giochi in corso.
Giovanni Russo Spena, responsabile di democrazia e istituzioni di Rifondazione Comunista. Buongiorno Giovanni, grazie della tua disponibilità. Legge elettorale, puoi darci una mano a capire e a far capire ai nostri ascoltatori di cosa si sta parlando? Come incide su quello che ci interessa di più, il livello di democrazia e rappresentanza politica di questo paese. Si parla di sistema alla tedesca, di questa al 5%, che non va bene a molti… In che direzione si sta andando? Molto si gioca intanto sull’accordo tra Pd e Movimento 5 Stelle, o almeno così appare…
Sì. Adesso è difficile dire oggettivamente, far capire ai poveri ascoltatori e ascoltatrici, come a noi stessi, dove si va. La verità è che si sta costruendo, pian piano una legge elettorale oggettivamente non legata alla necessità di una rappresentanza, di cui questo paese ha tanto bisogno. Insomma, per una politica che finalmente riuscisse di nuovo a rappresentare in qualche modo gli interessi popolari, gli interessi di massa. Si sta andando invece verso leggi, come dire, ad personam. Cioè: Renzi vuole la sua, Berlusconi la sua, il Movimento 5 stelle la sua, e così via. E quindi sta nascendo un compromesso che chiamano “sistema tedesco”, ma in effetti è un sistema molto rivisitato all’italiana. Senza cadere nella tecnicalità, è un sistema tedesco molto riposizionato sulle esigenze dei partiti italiani che – a quel che appare oggi dai sondaggi sulle singole forze politiche, sulle singole liste – dovrebbe portare automaticamente ad un’alleanza tra Partito Democratico e Berlusconi, ossia Forza Italia. Il Movimento 5 Stelle, cambiando tra l’altro la sua proposta elettorale, si accoda a questa soluzione per motivi sostanzialmente ovvi. Cioè pensa che, anche se non dovesse andare al governo, avrebbe comunque il monopolio assoluto dell’opposizione, giocando sul voto utile. Perché qui è chiaro che sia Renzi che Grillo giocano sul voto utile, il che è quanto di peggio possa capitare in democrazia. Quale è il ragionamento? Noi mettiamo la soglia di sbarramento al 5% – e mi pare che sia Berlusconi, sia Renzi, sia il Movimento 5 stelle anche questa mattina, con dichiarazioni di Toninelli molto forti, dicono la soglia di sbarramento assolutamente non si abbassa. Perché? Perché fanno il discorso del voto utile, che è assurdo nel sistema proporzionale. Poi Renzi, devo dire, con la sua solita faccia tosta, improvvida, ieri l’ha detto apertamente in un’intervista: i partiti che hanno meno di due milioni di voti – attenzione, stiamo parlando di due milioni di voti in un paese in cui vota il 55-60%, quindi sono tantissimi, sarebbero quasi 4 milioni reali di voti – e cito tra virgolette “i partiti che prendono due milioni di voti non devono entrare in parlamento perché questo non garantisce la stabilità”. In effetti cosa vuole Renzi? Renzi, come ha fatto Veltroni alla sua epoca, vuole uccidere col voto utile tutto ciò che è alla sua sinistra, diciamo così; ossia tutte le liste che si presentano togliendo voti al Pd da sinistra. Berlusconi fa lo stesso ragionamento con Verdini, Alfano e tutti i centristi ex democristiani, per cui dice: con la soglia di sbarramento al 5% io distruggo loro, quindi con il voto utile garantisco me. E il Movimento 5 Stelle fa lo stesso discorso: cioè prendo a destra, prendo al centro e prendo a sinistra un po’ di voti sparsi che pensano che – facendo io (Grillo, ndr) la campagna elettorale contro l’inciucio Renzi-Berlusconi, tornando al vaffanculo puro e semplice, un po’ di gente incazzata voterà per me. Di questo si tratta, ti assicuro, niente di più. Lo dico anche da vecchio parlamentare, da vecchio studioso di questi temi. Questa è la situazione. Niente di più, niente di meno. Tra l’altro è incostituzionale, quindi stanno facendo per l’ennesima volta un’altra legge incostituzionale. Perché lo è? E’ incostituzionale una legge che ha insieme lo sbarramento al 5%, in questo caso, e il premio di maggioranza. Non dimentichiamo che, con questa legge che stanno proponendo, una forza politica che raggiungesse il 40% comunque ha il premio di maggioranza che lo porta alla maggioranza assoluta, cioè al 51%. Quindi noi abbiamo l’obbrobrio di questo ibrido che unisce premio di maggioranza e sbarramento al 5%. E le due cose si tengono, perché sia Renzi sia Grillo o, diciamo, il Movimento 5 Stelle – non Berlusconi, che fa da ascaro, da servo di Grillo – pensano che con il gioco del voto utile e lo sbarramento al 5%, forse, chissà, si può raggiungere quel 40% che li porta alla maggioranza assoluta. Quindi a fare il governo da soli. Spero di non essere stato troppo tecnico, ma questa è la situazione sul piano politico.
Una situazione che tocca un ragionamento politico e uno costituzionale, sulla rappresentanza…
Certo. E’ l’idea della politica solo come governabilità. Io devo andare al governo e mi faccio la legge elettorale. Tutto il recupero del rapporto tra politica, lotte, conflitto, persone, interessi… Tutto questo non c’è, non entra assolutamente in discussione.
Sembra un po’ da ingenui parlare di rappresentanza politica, però sai come è, c’è una Costituzione che pone al centro del mandato parlamentare la rappresentanza politica… Ma sono diversi anni che, anche in modo abbastanza sfacciato, il Pd in particolare, si parli dell’esigenza di governabilità, più che di rappresentanza…
Non dimentichiamo mai che i guai della rappresentanza in Italia sono cominciati con il Pd, con Veltroni, quando disse che bisognava andare verso la democrazia governante… Questo tremendo ossimoro pari solo a guerra umanitaria, altro ossimoro tremendo, per cui la democrazia deve essere, in effetti, governata dall’economia, che sarebbe invece un “fatto oggettivo”. Come se le imprese, ecc. fossero un dato oggettivo, per cui l’economia deve ormai governare sulla politica e quindi è il governo a diventare il centro fondamentale della politica. Mentre invece, come sappiamo, in un sistema democratico la politica è l’organizzazione delle classi sociali. Quindi viene rovesciata completamente l’idea di rappresentanza della Costituzione.
Una domanda. Nonostante sia un po’ prematuro, questa legge elettorale nasce da un accordo tra Pd e Movimento 5 Stelle, che però hanno esigenze politiche di natura diversa. Il Pd è disposto a governare in coalizione magari, o con alleati abbastanza malleabili… Il Movimento 5 Stelle invece punta esclusivamente governare da solo, a meno che non cambi clamorosamente il suo approccio…
E chi lo sa… Ce ne sta facendo vedere di tutti i colori. Una volta è razzista, un’altra volta no… Il Movimento 5 Stelle, sì, allo stato attuale punta a fare il pieno da solo… Io penso che non ci riuscirà e quindi… Chissà, forse discuterà, si troverà d’accordo con la Lega, che a sua volta sta rompendo con Berlusconi? Non lo so… Adesso veramente il Movimento 5 Stelle ci ha abituato a cambiamenti quotidiani, quindi è difficile dirlo.
Quindi diciamo che anche questo non è molto chiaro, perché se queste le fossero le carte in tavola, si tratta di due esigenze un po’ diverse. Tu dici che comunque l’esigenza di rappresentanza politica è l’ultima voce della lista delle esigenze ..(9.33)
Sì… Non la tengono assolutamente in considerazione. Dovremmo pensarci un po’ tutti noi, tutti gli alternativi, gli antagonisti. Dovremmo capire a questo punto – perché è una sfida anche a noi tutti, questa – cosa fare noi, perché comunque in Italia c’è stato una crescita forte di conflitti, per quanto a volte separati, non connessi, non in generale. Quelli sul piano ambientale, territoriale, dei disoccupati, dei precari, dei migranti, degli operai. C’è stata la vittoria, persino inattesa proprio nella sua valenza classista, di sinistra, del 4 dicembre contro la riforma costituzionale di Renzi… A questo punto noi forse potremmo avere qualche carta in più questa volta… Se non sbagliassimo tattica e strategia, se facessimo un discorso serio, forse una qualche strada alternativa… Per dire: guardate che invece noi puntiamo alla rappresentanza di questi interessi anche sul piano istituzionale… Ecco, forse si apre una sfida… Ma lo dico con grande timidezza, perché ancora le situazioni non sembrano mature. Ma forse una sfida si apre pure per noi e dovremmo pensarci, dovremmo metterci tutti insieme attorno ad un tavolo, probabilmente, a discuterne, visto che le elezioni probabilmente ci saranno ad ottobre.
Però le elezioni bisognerebbe farle con la nuova legge elettorale. Oppure anche questo non è un dogma, secondo te?
Io penso che dovremmo leggere la legge elettorale. E soprattutto adesso tentare di influire, per quel pochissimo che possiamo, a livello di massa, di conflitto, di condizionamento. Noi come comitato per il No al referendum, come giuristi democratici già lo stiamo facendo. Faremo un documento nei prossimi giorni… Sappiamo che se ne fregano. Renzi, Berlusconi, Grillo se ne fregano di quello che i giuristi e i costituzionalisti più importanti del paese possono dire, però in qualche modo un condizionamento bisogna esercitarlo. Poi, letta la legge elettorale, vedremo. Vedremo se all’interno di quella legge elettorale si possono creare degli spazi veri di rappresentanza popolare.
Questo potrebbe essere una strada da percorrere?
E’ una sfida. Può darsi che questa sfida possa essere utile, insomma. Ora io non ho ovviamente idee precisissime, però penso che è una sfida che possa riportare sul piano politico il civismo di sinistra, una parte di quelli che hanno votato NO, la coscienza democratica e classista al referendum, ovviamente tutta la parte tradizionale di estrema sinistra, che non è morta nel nostro paese, per quanto non sia stata rappresentata molto in parlamento. Insomma, bisogna capire se si può costruire qualche cosa. Ho fatto delle assemblee in questi giorni, siamo in campagna elettorale in alcune città importanti: Genova, Palermo, L’Aquila e così via…. Io vedo che questa spinta c’è. Per esempio, trovo delle assemblee e dei comizi con piazze piene… Mica mi illudo, “le piazze piene, poi le urne vuote”, questo è il vecchio slogan che conosciamo della sinistra… Però c’è una voglia di discutere, di interessarsi, di capire se si può costruire qualche cosa… Senza esagerare, ma questa voglia si è diffusa negli ultimi mesi nel paese.
Bene Giovanni, per il momento ti ringraziamo, naturalmente magari ci risentiamo per capire un po’ di più nel prosieguo. Per il momento grazie e buon lavoro.
Grazie a voi, buon lavoro a voi.
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