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Eurostop. L’assemblea dice sì a discutere la proposta di lista elettorale

Una bella e molto dibattuta assemblea, ha visto la Piattaforma Eurostop decidere sabato 2 dicembre di andare a verifica sulla proposta di lista elettorale avanzata dai compagni di Je so pazzo di Napoli.

Una decisione frutto di una discussione vera, con diversi interventi contrari o scettici su questa ipotesi che, secondo alcuni, non presenta elementi di discontinuità reale con esperienze già viste e rivelatesi fallimentari.

Al contrario molti altri interventi hanno segnalato gli elementi di discontinuità, soprattutto nel contesto in cui si agisce oggi piuttosto che sulle forze sociali o le soggettività politiche che stanno convergendo su questa proposta.

Tutti d’accordo sul fatto che la questione della rottura con l’Unione Europea (e conseguentemente con la Nato) sia elemento dirimente nella lettura della situazione e nella contraddizione in cui, una presenza nella campagna elettorale può fare la differenza, soprattutto tra chi ha meno di trent’anni, tra chi ha già rotto da tempo con i riti e le ambiguità della “sinistra”, e nei settori popolari penalizzati dalla crisi e dai diktat imposti da Bruxelles e Francoforte, in particolare nelle periferie.

Quattro ore e mezza di discussione con 24 interventi, hanno portato al voto finale sulla base del criterio una testa un voto. I favorevoli a dare mandato a Eurostop per discutere con le altre forze convergenti sulla lista elettorale, sono stati 99, 7 i contrari e 7 gli astenuti; altri non hanno votato perché ripartiti da Roma.

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Fin qui il report finale di Eurostop. In più c’è da aggiungere che è molto forte la consapevolezza che “il morto” (la vecchia e mortifera “logica” della sinistra classica, da cui provengono anche alcuni attivisti di Eurostop) proverà in tutti i modi ad “afferrare il vivo”. Può infatti contare sull’abitudine alle procedure elettorali (raccolta delle firme, tempistica, ecc), su sempre più piccoli “potentati locali” pronti ad allearsi con chiunque pur di sopravvivere, su trucchi e marchingegni da cui fortunatamente la Piattaforma è estranea.

Diversi compagni, specie delle situazioni più periferiche – le piccole province, in genere, dove è minore la conflittualità sociale e il ricambio generazionale – hanno raccontato come i rappresentanti locali del “Brancaccio” si siano immediatamente rivestiti con i nuovi panni “napoletani”. Senza ovviamente cambiare una sola virgola del proprio consueto modo di fare e soprattutto di pensare. Insomma come se la fine di un’ipotesi – il Brancaccio, appunto – non fosse anche una dimostrazione pratica della crisi finale di una impostazione politica completamente immersa nel vecchio e morto modo di agire.

Su questo rischio, naturalmente, l’attenzione di tutto è massima.

Non si tratterà insomma soltanto di arrivare a un “programma” capace di “indicare il vero nemico” e i punti fondamentali che riassumono i bisogni del nostro blocco sociale (occupazione, art. 18, sanità, welfare, istruzione pubblica, nazionalizzazione delle industria strategiche a rischio chiusura o svendita, ecc).

Quello che grosso modo avevamo indicato in un editoriale di qualche giorno fa, subito dopo l’assemblea del Teatro Italia per il percorso #poterealpopolo.

E’ una sfida da vincere, non un rendersi disponibili a vecchi giochi.

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2 Commenti


  • marco

    bene ma c ‘è una enorme diffidenza che non aiuta,ma davvero compagni credete che vi siano misteriose consorterie locali pronte ad aderire al percorso di poterealpopolo? e quali sarebbero? o non è piuttosto molto piu semplice x ricicloni e ceto politico in cerca di poltroncine aderire alla cosa-non-rossa (parole sue ) di Grasso? quei pezzi di attivismo politico e sociale che dopo le assemblee locali del brancaccio si sono staccati (nemmeno poi tanti)lo hanno fatto sentendosene traditi e ingannati. è una buona cosa.è un tentativo di allargamento dell’ipotesi radicale in campo e di egemonia sui tanti che in buonafede al brancaccio ci hanno creduto.ad afferrare il” vivo” può essere non solo il “morto” delle vecchie facce e delle vecchie pratiche (alcune delle quali , tipo le firme , non sono retaggio “opportunistico” ma obblighi di legge …se no non presenti nessuna lista ) ma anche quello del settarismo e della vocazione minoritaria ad ogni costo. guardiamoci da entrambi ….


  • Linda

    Bene uscire dall’Europa ….dall’euro …..dalla Nato……ma non mentite sul fatto di non essere di sinistra perché continuate a chiamarvi compagni …….per me il sindacato deve essere APARTITICO allora si che è credibile e candidabile

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