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Nell’Unione Europea della “governance” rispunta la questione nazionale

Sabato 13 gennaio si è tenuta a Roma l’assemblea su “Comunisti, Unione Europea e autodeterminazione dei popoli” organizzata dalla Rete dei Comunisti per fare il punto sulla situazione a livello internazionale nel tentativo di approfondire il legame tra rivendicazioni nazionali e le potenzialità di rottura all’interno dell’asfissiante gabbia dell’UE.

In particolare la relazione di Marco Santopadre ha contestualizzato il riemergere della “questione nazionale” in una situazione caratterizzata dall’inasprimento della competizione globale tra potenze e blocchi contrapposti e nello specifico all’interno di un contesto determinato dal rafforzamento del processo di integrazione imperialista in atto in Europa.

La relazione introduttiva si è soffermata, richiamando il documento della Rete dei Comunisti sull’analisi di fase a livello internazionale e il lavoro su “Lenin e la questione nazionale” di Antonio Allegra, entrambi pubblicati nell’ultimo numero della Rivista Contropiano, sulla necessità di un metodo e di un approccio che, scevri da atteggiamenti da tifoseria e superficiali suggestioni, siano in grado di proporre un’analisi concreta della situazione concreta. Da questo punto di vista la disamina della genesi e delle caratteristiche del conflitto catalano evidenziano interessanti opportunità e potenzialità per tutte quelle forze che lottano per la rottura dell’Unione Europea e pongono numerosi interrogativi sulla qualità e le caratteristiche di una rottura possibile, qui ed ora, all’interno di un polo imperialista in via di consolidamento.

Oltre che sulla vicenda catalana l’assemblea ha puntato i riflettori sulla situazione in Donbass e in Palestina. Maurizio Vezzosi ha ricordato la genesi e le caratteristiche di un conflitto che nelle regioni orientali dell’Ucraina ha causato enormi distruzioni, decine di migliaia di vittime e un milione di profughi, ricordando il criminale sostegno dell’Ue, oltre che degli Usa, ad un nazionalismo sciovinista ucraino e ad un colpo di stato sostenuto dall’Alleanza Atlantica che di fatto portarono alla nascita delle Repubbliche Popolari del Donbass.

Bassam Saleh ha invece denunciato l’incrudimento dell’occupazione israeliana della Palestina, con la attiva complicità degli Stati Uniti e di una Unione Europea che non va oltre le parole nella condanna delle politiche di colonizzazione e apartheid. L’attivista palestinese ha sottolineato la gravità del riconoscimento statunitense dell’annessione di Gerusalemme da parte di Israele e della persecuzione dei bambini e dei ragazzi che partecipano alle mobilitazioni contro l’occupazione, con il caso di Ahed Tamimi in primo piano proprio in questi giorni.

L’intervento dell’attivista napoletano Marco Morra (Laboratorio Casamatta) si è soffermato sulla dialettica tra “Stato” e “sovranità popolare” che ovviamente, all’interno della ridefinizione delle funzioni degli Stati nazionali all’interno dell’Unione Europea, riguarda non solo le nazionalità che rivendicano l’indipendenza ma anche quei paesi nei quali la governance europea ha ridotto i margini della sovranità popolare e accresciuto i compiti di controllo delle insorgenze sociali attraverso meccanismi legislativi e amministrativi di tipo emergenziale. Morra ha anche sottolineato le contraddizioni di un movimento indipendentista che non si è posto il problema di accompagnare la propria prospettiva di rottura con la messa in campo di una adeguata dose di forza, sottolineando il rischio che la mancata reazione alla repressione dello Stato Spagnolo possa chiudere chissà per quanto tempo la finestra temporale apertasi nei mesi scorsi.

Alessandro Giardiello, di Sinistra Classe e Rivoluzione, si è concentrato sugli eventi catalani, sottolineando l’irruzione nel conflitto non solo delle masse popolari ma anche di spezzoni consistenti della classe lavoratrice organizzata nelle mobilitazioni contro la repressione e per l’indipendenza, denunciando l’atteggiamento ambiguo di una sinistra riformista spagnola – Podemos e IU in particolare – che invece di sostenere gli indipendentisti per tentare di dare una spallata al regime del ’78 in tutto lo Stato ha preso una posizione presuntamente equidistante che di fatto ha sostenuto la difesa dello status quo.

Da segnalare, tra gli altri interventi, quello di Giacomo Marchetti che, annunciando un contributo del Collettivo Comunista Genova City Strike – che pubblicheremo nei prossimi giorni – ha posto l’attenzione sulla necessità che si costruisca quanto prima un polo politico continentale in grado di sostenere e amplificare i tentativi di rottura con l’UE e i diktat del capitale, come quello catalano o prima ancora quello greco.

 

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