E’ entusiasmante e complicato far partire un movimento politico. Manca un centro di comando rodato nel tempo, capace di controllare “affiliati” e domande di ingresso. Tutto è molto spontaneo e ovviamente esposto alle stupidaggini individuali o collettive.
Insomma, manca un Beria e nessuno ne sente la mancanza. Però non è che proprio chiunque possa “intestarsi” la proprietà del movimento e sparare le proprie idee – quando si possono definire tali – come la “linea del movimento”.
Il post che segue, apparso in rete nei giorni scorsi, risulta a prima vista essere un fake senza né capo né coda. O meglio, se un capo c’è, appartiene a tutt’altra sponda. Diciamo che risulta più adatto all’insieme di “+Europa” – l’ircocervica lista Bonino-Tabacci – che non al giro di Potere al Popolo.
Il quale ha sicuramente al proprio interno, come si dice, “sensibilità diverse”, ma comunque ha fissato nel programma, al secondo punto, la seguente formula:
Negli ultimi 25 anni e oltre, l’Unione Europea è diventata sempre più protagonista delle nostre vite. Da Maastricht a Schengen, dal processo di Bologna al trattato di Lisbona, fino al Fiscal Compact, le peggiori politiche antipopolari vengono giustificate in nome del rispetto dei trattati.
I ricchi, i padroni delle grandi multinazionali, delle grandi industrie, delle banche, le classi dominanti del continente approfittano di questo ”nuovo” strumento di governo che, unito al “vecchio” stato nazionale, impoverisce e opprime sempre più chi lavora. L’Unione Europea è uno strumento delle classi dominanti che favorisce l’applicazione delle famigerate e impopolari “riforme strutturali” senza nessuna verifica democratica.
Il “sogno europeo” dei tanti che hanno creduto nella possibilità di costruire uno spazio di pace e progresso si è scontrato con la dura realtà di un’istituzione al servizio degli interessi di pochi. Noi ci sentiamo naturalmente vicini ai tanti popoli che vivono nel nostro stesso continente, con i quali la nostra storia si è intrecciata e si intreccia tuttora e che soffrono come noi a causa di decenni di politiche neoliberiste; insieme a tutti costoro vogliamo ricostruire il protagonismo delle classi popolari nello spazio europeo.
Per questo lottiamo per:
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rompere l’Unione Europea dei trattati;
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costruire un’altra Europa fondata sulla solidarietà tra lavoratrici e lavoratori, sui diritti sociali, che promuova pace e politiche condivise con i popoli della sponda sud del Mediterraneo;
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rifiutare l’ossessione della “governabilità”, lo svuotamento di potere del Parlamento, il rafforzamento degli esecutivi, l’imposizione di decisioni dall’alto perché “ce lo chiede l’Europa”;
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il diritto dei popoli ad essere chiamati ad esprimersi su tutte le decisioni prese sulle loro teste a qualunque livello– comunale, regionale, statale, europeo – pregresse o future, con il ricorso al referendum.
Si può dire tutto questo con altre parole, con più o meno radicalità. Ma questo è il programma di Potere al Popolo. Del resto, non ci vuole molto a capire che tutti gli obiettivi programmatici della nostra lista (abolizione della legge Fornero, del Jobs Act, la nazionalizzazione delle aziende in crisi o abbandonate dalle multinazionali, l’edilizia popolare, ecc) sono semplicemente impossibili dentro i vincoli imposti dai trattati europei e sotto la supervisione dei vari istituti “comunitari”. Persino un falsario leghista, se vuol sembrare minimamente credibile, deve accompagnare le sue promesse elettorali con qualche vago borbottio “euroscettico”. Dunque stare dentro Potere al Popolo e chiedere “più Europa” è un ossimoro. Divertente, magari (il parallelo tra dinamiche familiari e infra-UE è effettivamente esilarante), ma da decerebrati.
Non sappiamo chi sia il buontempone che ha elaborato il post, né ci interessa indagare più di tanto (abbiamo tutt’altro da fare, da qui al 4 marzo).
Ricordiamo soltanto ai nostri lettori e a chi segue il movimento che, forse non a caso, la Sicilia Occidentale (compresa Marsala, dunque) è stato insieme ad Aosta il “collegio plurinominale” in cui la raccolta delle firme è stata fino all’ultimo in bilico.
Ci ridiamo sopra, insomma. Di queste sciocchezze ne vedremo ancora a iosa nelle prossime settimane. Peccato per i creduloni che le prendono sul serio…
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A condizione che l’Italia resti nella Unione Europea e nell’Euro, i discorsi a riguardo possono e devono assolutamente esserci.
La UE così strutturata non è la forma ottimale per sperare in una vera unità dei popoli europei. Ogni critica è lecita, la UE deve favorire lo sviluppo di tutti, senza Stati-vittime. Ma tutto questo deve accadere entro le mura europee. L’unità di una famiglia si mantiene quando i componenti dialogano, si comprendono, si aiutano, e restano, non quando sbattono la porta e sperano di farcela da soli. Le cose si cambiano dall’interno, o sarà l’inizio della fine. Specie in questo periodo storico, tra Kim, Trump, Putin, Medioriente, che mettono in discussione la sicurezza del mondo. Non possiamo aggiungere lo sgretolamento della UE. L’unione fa la forza.
L’Euro è stato sempre un problema, fin dalla sua introduzione. Ma per comprendere l’importanza di restare nell’Euro-zona, bisogna avere in testa cosa significhi inflazione, quali le sue conseguenze, e sapere che è meglio avere una inflazione bassa anziché una alta. Inoltre, il ritorno alla Lira significa suicidarsi economicamente, specie quando l’Italia non è capace di mantenersi in piedi da sola, colpa del debito pubblico e dello spreco immenso di risorse.
La soluzione è restare dentro questi palazzi e almeno riformarli da dentro, se non proprio rivoluzionarli. L’alternativa è accomunarsi al pensiero ingenuo dei governi filo-nazionalsocialisti che stanno fiorendo in Europa; alla loro volontà di mettere in discussione la loro permanenza nell’ultimo baluardo della pace in Europa, ovvero l’interdipendenza economica. Perché abbandonare la UE implica anche tagliare con il Mercato Unico Europeo, cosa che la UK ha scordato nel giorno del referendum, e che ha ricordato solo dopo. Infatti se ne sono pentiti in tantissimi: oggi il Remain vincerebbe a mani basse.
Europa sì, ma non così.
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Gennaro
Cara Redazione e Potere al Popolo in genere,
io credo invece che una discussione su tale argomento (UE: sì, no, come) sia di vitale importanza in questo momento storico. E non si dovrebbe bollare sbrigativamente chi la pensa diversamente da voi come liberista amico dei padroni. I “burloni” di Marsala, a cui non sono in alcun modo legato, nè conosco, hanno in fondo semplicemente la stessa opinione di Melenchon come da voi riportata qualche giorno fa. Ok, le regole dell’Unione hanno mostrato non solo i suoi limiti, ma soprattutto le sue finalità economiche in termini di distribuzione di ricchezza a livello geografico e sociale. Tali regole sono da combattere strenuamente e l’elezione di un parlamentare europeo non è un modo efficace, certo. Ma scatenare i nazionalismi del continente per distruggere l’Unione è seriamente il modo più intelligente per ribaltare i rapporti di forza fra sfruttati e sfruttatori?
PS: sarebbe bello se la vostra sezione commenti fosse più partecipata.
Redazione Contropiano
Avendo discusso sul tema con Mélenchon, pochi giorni fa, siamo assolutamente certi che tu non abbia ben compreso la sua posizione. Peraltro tradotta in italiano già da diversi mesi e pubblicata anche su questo giornale… Per esserne meglio informato vedi…https://contropiano.org/news/internazionale-news/2017/12/13/france-insoumise-unione-europea98738-098738
Mic
Un Beria magari no, ma anche lasciare che qualcuno spari cazzate indisturbato spacciandosi per Potere al Popolo non mi sembra una buona idea…
Marco
Trovo grave quanto accaduto. La vigilanza é importante!