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Torino. Lotte, lavoro, ricomposizione sociale. Incontro di Potere al Popolo a Venaria

Nella giornata di mercoledì 14, Potere al Popolo Torino ha organizzato un importante incontro alle porte della città, precisamente nella periferia di Venaria Reale per affrontare il tema delle politiche del lavoro adottate negli ultimi decenni e le relative lotte che ne sono scaturite. Ad aprire il dibattitto e a condurlo poi da mediatore Gian Paolo Caiazzo, candidato di Potere al Popolo e attivo negli scorsi anni nelle lotte locali contro l’inceneritore di Gerbido e contro la privatizzazione degli asili nidi comunali.

Sono poi intervenuti alcuni dei protagonisti delle lotte sindacali nella città metropolitana di Torino degli ultimi anni, nello specifico un lavoratore del Caat di Gruglisco (i magazzini generali che riforniscono i mercati di Torino) mettendo in luce le pesanti condizioni di lavoro, nonché le lotte, che spesso hanno subito tentativi di forte repressione, che negli ultimi anni hanno permesso un miglioramento contrattuale nel campo della logistica. Una lavoratrice della Reggia di Venaria ha ben descritto poi la precaria condizione lavorativa generata dai subappalti a cooperative o aziende esterne al museo dove, nonostante i miglioramenti contrattuali guadagnati con le lotte degli anni scorsi ad ogni nuovo appalto rischiano il licenziamento o il peggioramento della propria forma contrattuale con l’aggiunta poi della limitazione del diritto di sciopero derivante dall’ultima legge Franceschini, che equipara i lavoratori della cultura a quelli dei servizi essenziali come medici o tranvieri con conseguente possibilità di precettazione.

Proprio da quest’ultima lotta proviene una delle candidate di Potere al Popolo della nostra città, Valeria Attolico lavoratrice e protagonista delle lotte alla Reggia di Venaria da oltre dieci anni che è intervenuta sottolineando chiaramente l’attacco durissimo contro i lavoratori degli ultimi anni, le condizioni sempre peggiori cui siamo sottoposti a causa delle controriforme e quindi la necessità di riappropriarsi della politica, ovvero della possibilità di poter decidere democraticamente, e di portare avanti le lotte per cambiare le leggi regressive nei confronti dei lavoratori.

Anche Massimo Gabella, candidato di Potere al Popolo a Torino, ha messo in luce la centralità della lotta di classe all’interno del contesto che stiamo vivendo, per rispondere a quella portata avanti “dall’alto” operando riforme regressive sulle tutele dei lavoratori, una dominazione ideologica sulla popolazione e un cambiamento del sistema produttivo che tende a “spezzare” la classe lavoratrice. Tuttavia, essa da sola non è sufficiente senza un progetto politico generale capace di costruire il terreno unificante per riconnettere di nuovo queste vecchie e nuove forme lavorative che tendono a non percepirsi come portatrici degli stessi interessi, complice anche la narrazione dominante che tende a individualizzare i singoli lavoratori.

Da questo punto di vista, tale progetto non può non indicare anche la forma istituzionale che oggi impedisce di rimettere al centro gli interessi dei lavoratori e delle classi popolari, ovvero l’Unione Europea; bene fa da questo punto di vista Potere al Popolo a indicare chiaramente la necessità della rottura con la UE dei Trattati, che ha messo a punto un sofisticato sistema di vincoli di bilancio incompatibili con le politiche pubbliche necessarie per invertire la rotta. Potere al popolo ha quindi aperto una nuova fase con la possibilità di aprire la costruzione di un soggetto di classe indipendente dai discorsi e dagli interessi del padronato, in completa rottura con la precedente strategia del “centrosinistra” portata avanti negli scorsi anni.

In un confronto sulle lotte del mondo del lavoro non potevano mancare i sindacati di base che queste lotte organizzano e portano avanti. Daniele Mallamaci per i Si-cobas ha descritto la durezza degli scontri, soprattutto nei settori della logistica. Enzo Miccoli per Usb invece ha sottolineato la necessità per il sindacato di dotarsi del modello confederale per rispondere alla diversificazione della classe e alla politicizzazione dello scontro in atto, che rende insufficienti sia la singola vertenza, per quanto possa essere caratterizzata anche da uno scontro duro, sia il singolo settore produttivo di dare una risposta efficace all’attacco generalizzato che subiscono i lavoratori.

Altri interventi sono seguiti tra cui quello di Eurostop che ha posto l’accento sulla condizione giovanile, stretta tra le politiche del lavoro degli ultimi anni e le controriforme portate avanti in ambito dell’istruzione pubblica e le responsabilità dell’Unione Europea nella crisi sociale che stiamo vivendo. A fronte di condizioni lavorative sempre più pesanti, caratterizzate da un precariato ormai base della vita lavorativa e salari e tutele sempre più carenti molti giovani decidono ogni anno di emigrare all’estero per cercare una reale indipendenza economica. Questa tragica situazione che vede decine di migliaia di ragazzi che ogni anno espatriano viene dipinta dalla narrazione dominante come la grande opportunità della generazione Erasmus a cui si presentano nuove opportunità in nuovi paesi. Narrazione che nasconde il fatto che molti dei ragazzi siano costretti da una stringente condizione materiale in casa, e che lavorino poi con mansioni a bassa qualifica e con salari bassi, avvicinandoli quindi alla condizione di coloro che invece restano in Italia e delineando, come definizione più calzante, una working poor generation, destinata al precariato e alla difficoltà nel raggiungere una reale indipendenza economica. Indispensabile per contrastare lo stato di cose presenti è porsi al livello dell’avversario, che oggi è individuabile non più solo a livello nazionale quanto nell’Unione Europea.  Essa è infatti lo strumento che ha diretto e imposto negli ultimi trent’anni le politiche di attacco al mondo del lavoro, la svendita del patrimonio pubblico e dei servizi essenziali nonché le dure manovre d’austerity peggiorando andando a colpire le conquiste che nei decenni passati si erano ottenute.

Potere al Popolo si presenta ancora una volta come il vero elemento di rottura all’interno della campagna elettorale in corso dando voce alle lotte dei territori, ai loro protagonisti e portando analisi e confronto pubblico.

 

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