A Roma l’ultima giorno di campagna elettorale per Potere al Popolo ha visto manifestarsi un clima inquietante.
Nel pomeriggio gli attivisti romani di PaP si erano dati vari appuntamenti per sfruttare l’occasione di “dire l’ultima parola” dentro una campagna elettorale nella quale le vere emergenze sociali e le esigenze popolari, hanno faticato enormemente ad imporsi nell’agenda politica o sono state declinate con piena convergenza tripartizan sulle ricette liberiste.
Uno degli appuntamenti è stato simbolicamente in via XX Settembre tra la Banca d’Italia e il Ministero dell’Economia e Finanze. Il tema era quello della ri/nazionalizzazione della Banca d’Italia e della Cassa Depositi e Prestiti, oggi semi-privatizzate ma soprattutto ostaggio delle banche e della fondazioni bancarie fatte entrare nei board di comando di due istituzioni che dovrebbero rappresentare strumenti di politica economica in mano allo Stato. L’aver capitolato ai diktat della Bce e dell’Unione Europea e aver rinunciato a qualsiasi possibilità di intervento pubblico nell’economia, non solo ha visto schizzare il debito pubblico dal 103% del 1992 al 133% del 2016 ma ha visto anche ben 700 miliardi di euro uscire dalla casse pubbliche tra il 2007 e il 2016 per andare a pagare gli interessi sul debito a banche, assicurazioni e fondi di investimento finanziario italiani e stranieri. Risorse ovviamente – e dolorosamente – sottratte a sanità, pensioni, istruzione, salari, servizi sociali. Potere al Popolo si propone di rovesciare le priorità mettendo al primo posto le esigenze popolari e non gli interessi degli investitori finanziari. E lo fa con ragionamenti semplici che catturano l’attenzione dei passanti – ma discorsi difficili da sentire in televisione – e con soluzioni che indicano una alternativa reale ai problemi sociali del paese in aperta rottura con le ricette antipopolari dei governi di centro-destra e centro-sinistra. Ma sono soluzioni scomode, anzi, preoccupanti per l’establishment.
Un secondo appuntamento – e qui è accaduta la cosa più grave – era in Largo Agosta (zona Prenestina), una piazza a cavallo tra i popolari quartieri di Villa Gordiani, Centocelle, Tor de’ Schiavi, Tor Pignattara e usata spessissimo per iniziative pubbliche.
Lo scenario che si sono trovati davanti i compagni nel pomeriggio è stato quello di un vero e proprio stato d’assedio che ha ovviamente desertificato una piazza sempre piena di gente, di ragazzini che giocano. Blindati della polizia, nugoli di vigili urbani, divieto di parcheggio su tutta la piazza (che però è già abbondantemente pedonalizzata) e quindi multe e carri attrezzi che hanno portato via le macchine. Prevedibile la rabbia degli abitanti che hanno incolpato la manifestazione di Potere al Popolo – cioè un comizio di quartiere – e non le autorità di polizia e comunali che hanno creato una situazione del tutto ingiustificata e allucinante. Non solo. Le testimonianze raccolte nei negozi intorno alla piazza parlano di funzionari di polizia e dei vigili passati a raccomandare di chiudere perché c’era il “rischio di scontri”. Un rischio questo mai palesatosi e del quale, comunque, nessun funzionario ha mai provveduto ad informare gli organizzatori del comizio di Potere al Popolo.
Da qui la decisione di presentare un esposto contro la Questura e il Comune per la gestione dell’ordine pubblico in largo Agosta e il danno di immagine derivatone per Potere al Popolo, inoltre c’è la disponibilità a sostenere i ricorsi contro le multe inflitte dai vigili urbani agli abitanti del quartiere. Per questo ci si potrà rivolgere alla Casa del Popolo di via Bordoni 50.
Una coda velenosa e una vendetta, dunque, in una campagna elettorale che gli apparati di potere hanno voluto gestire alimentando la tesi degli “opposti estremismi” una volta che hanno visto fallire la precedente operazione di legittimazione dei fascisti come unica espressione politica del disagio sociale, una operazione che l’entrata in campo di Potere ha fatto fallire.
Le foto sono di Patrizia Cortellessa
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