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Roma 16giugno. La marcia contro le disuguaglianze

Viviamo in tempi molto bui. La crisi economica, per noi, non è mai finita. Guadagniamo molto meno di prima, abbiamo meno diritti, la casa è spesso sotto sfratto (persino se pensavamo di averla comprata), il territorio senza manutenzione ci sommerge di frane e colate di fango, trovare un lavoro è possibile solo se accetti rapporti da schiavo, ti mandano sotto padrone quando ancora sei uno studente (“in alternanza”…), la pensione è un miraggio che balugina sull’orizzonte, molto vicino al fine vita.

Potremmo andare avanti a lungo, ognuno di noi avrebbe cento altri esempi concreti da portare.

Viviamo nell’incertezza, tra paure di cui sappiamo riconoscere le cause e altre che ci vengono suggerite, in modo decisamente interessato. Le disuguaglianze sociali producono miseria, disperazione, insicurezza e producono anche mostri come il razzismo e la guerra tra poveri. Come se la nostra attuale povertà fosse colpa di qualcuno ancora più povero di noi. Anche uno studente del primo anno di economia sa – dai libri – che se c’è più gente si produce più ricchezza, non di meno. Se questo non avviene, se ci viene raccontato che “non ce n’è per tutti”, è perché qualcuno si prende la parte più grossa della torta che cresce e ci lascia le briciole; ma, anno dopo anno, sempre un po’ di meno.

Abbiamo davanti una insopportabile contraddizione tra la crescita delle disuguaglianze sociali su reddito, abitazioni, salute, servizi e le aspettative di molta della nostra gente, spesso sedotta dalle promesse annunciate da chi ora governa. Noi sappiamo che faranno poco o nulla, perché i vincoli posti da chi comanda davvero – “i mercati” e l’Unione Europea – sono invalicabili, a meno di non essere disposti a rompere questa gabbia e far funzionare l’economia su altre priorità.

Sappiamo che le piccole e medie imprese dietro la Lega vogliono solo contrattare un margine di profitto superiore a proprio beneficio, senza concedere un centesimo in più a chi lavora per loro o in tasse allo Stato. Anzi…

In questa strettoia, le disuguaglianze crescono, mentre i palazzinari si comprano – come sempre hanno fatto – pezzi interi di ceto politico per devastare altro territorio e fare altri soldi. L’ultimo caso (lo stadio della Roma) fa vedere che nessuna forza politica sa resistere a questo richiamo (tra gli inquisiti ci sono berlusconiani, leghisti, grillini e piddini, tutti insieme appassionatamente) e se ne fotte di come vive la popolazione.

Per nascondere in qualche modo lo scarto abissale tra realtà e promesse (abolizione della Fornero, reddito di cittadinanza, ecc), il governo Salvini ha deciso di giocare tutte le sue carte sulla questione migranti, sulla guerra tra poveri, indicando come nemico chi non può difendersi.

Per questo saremo in piazza sabato 16 giugno, a Roma, nella manifestazione lanciata dalla Federazione del sociale dell’Usb, insieme a lavoratori, precari, disoccupati, occupanti di case, inquilini e i tanti migranti che lavorano come schiavi nelle campagne e nella logistica o che cercano rifugio nel nostro paese.

Saremo tutti insieme, senza badare al colore della pelle ma soltanto alle condizioni in cui siamo costretti a vivere tutti, italiani e non, bianchi o neri o gialli o a pallini. Tutti insieme siamo una forza invincibile; separati per nazionalità, età, etnia, colore, saremo sempre e ancora tutti schiavi. Che differenza c’è tra un ragazzo italiano che pedala per le strade cittadine come un matto per portare pizze calde, rischiando la vita o le gambe, e un immigrato che raccoglie frutta nelle campagne? Nessuna. Persino “il salario” è lo stesso. Da fame.

Saremo perciò in piazza anche in nome di Sacko Soumaila per affermare con forza che non tollereremo mai più che si uccida una persona solo perché straniero.

Saremo in piazza per affermare che ci sono delle priorità sociali da rispettare: prima gli sfruttati!

Siamo certi, e lo stiamo già vedendo da alcuni media, che proveranno a confondere le idee anche su questa manifestazione, cercando di farla passare come una generica, “dovuta” e in fondo innocua “manifestazione antirazzista”.

Sarà invece la prima marcia contro le disuguaglianze sociali, fatta da lavoratori e disoccupati, da giovani e anziani, da bianchi e “colorati”. Perché noi conosciamo soltanto una razza, quella umana, e non abbiamo bisogno di guardare al colore della pelle per sapere chi siamo, cosa vogliamo, cosa ci spetta e come ottenerlo.

Sappiamo di avere un governo di parolai pericolosi, che resterà dentro i parametri fissati dall’Unione Europea e cercherà perciò di inventarsi sempre qualcosa per gettare le colpe su qualcun altro.

Sappiamo che non c’è un’opposizione parlamentare cui guardare, perché chi finge oggi di criticare aspramente il governo Salvini ha fin qui governato a sua volta rispettando tutti i diktat della Troika. Di certo non sono costoro che potrebbero abolire la Fornero, il Jobs Act, i centri di detenzione, l’alternanza scuola-lavoro, le leggi sugli sfratti e gli sgomberi, i “decreti Minniti”, ecc; ossia le “riforme” che proprio loro hanno approvato.

A tutti costoro consigliamo di stare ben lontani da questa piazza, di non provare a cercare una nuova verginità con un selfie insieme a noi; perché nessuno ha dimenticato nulla di quel che è stato fatto in questo paese negli ultimi trenta anni.

Rompere i vincoli UE per combattere le disuguaglianze sociali

Prima gli sfruttati!

 

* la foto in apertura è di Patrizia Cortellessa

 

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