Ieri a Roma si è ripetuto un fatto grave, almeno quanto lo fu lo sgombero dell’estate scorso al palazzo occupato in Piazza Indipendenza e che cominciò a sgretolare la credibilità del modello Minniti.
Decine di rifugiati sudanesi sono infatti stati sgomberati da un edificio dove risiedevano da anni in via Scorticabove (zona Tiburtina).
Le persone sgomberate sono sopratutto sudanesi rifugiati e ospiti in questo manufatto da molti anni. Prima erano assistiti – senza mai ricevere nessun compenso giornaliero – da una cooperativa coinvolta in Mafia Capitale, cooperativa poi sparita lasciandoli i rifugiati in balia degli eventi.
Molti sono lavoratori ambulanti, molti altri vanno a lavorare nei campi nel Meridione o nelle campagne laziali durante i periodi della raccolta.
L’Usb di Roma da oltre due anni aveva denunciato con assemblee e presidi alle autorità competenti lo stato di abbandono in cui sono state lasciate queste persone. Guarda il video
Anche adesso, una volta sgomberati e buttati in mezzo alla strada, si assiste alla totale mancanza di alternative e soluzioni. Si sgombera, si lasciano le persone per strada e … punto. I rifugiati sgomberati hanno deciso di rimanere dove sono. Del resto non saprebbero dove andare. Ennesima dimostrazione di come le autorità centrali e locali siano in mano ad idioti e irresponsabili, se non peggio, anche di fronte a situazioni di cui hanno piena responsabilita.
I sudanesi, come noto, hanno lo status di rifugiati politici. Gli viene cioè riconosciuto che scappano da una zona di guerra. Molti o pochi ricorderanno la secessione del Sud Sudan, il Darfour, migliaia di profughi in fuga e poi la nuova guerra interna nel Sud Sudan diventato indipendente (tra l’altro con le aperte ingerenze di Usa, Gran Bretagna, Italia etc che avevano sostenuto apertamente la secessione del Sud “nero” contro l’oppressione del Sudan “arabo”. Come Contropiano abbiamo dedicato molto lavoro alla controinformazione proprio sulla sanguinosa secessione indotta nel Darfour e alle ingerenze imperialiste in Sudan.
Fatto sta che migliaia di profughi sudanesi ai quali è stato riconosciuto lo status di rifugiati politici, sono arrivati anche nel nostro paese. Va ricordato, tra l’altro, un caso simile a quelli ai quali assistiamo in queste settimane nel Mediterraneo, con la nave Capo Anamur bloccata nel 2004 in mezzo al mare con sopra 37 profughi sudanesi dal Darfour ed a cui veniva negato l’attracco sia in Italia che a Malta. Cinque anni dopo il capitano ed equipaggio vennero assolti per le accuse di favoreggiamento della immigrazione clandestina.
Una coincidenza forse del tutto casuale o forse no, ha visto lo sgombero in via Scorticabove coincidere con l’emissione di una circolare ai prefetti da parte di Salvini.
Da quanto si apprende, la circolare inviata dal ministro dell’Interno Salvini ai prefetti prevede una stretta, in particolare, sulla concessione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, che dura 2 anni, e che può essere concesso applicandolo a diversi casi, ed è cosa differente dal diritto d’asilo. Il permesso umanitario viene concesso ad esempio a donne con bambini, persone con problemi di salute, minori, ecc. Sono proprio queste categorie più deboli che vengono prese di mira con questa circolare del ministro dell’Interno. Il permesso di soggiorno per motivi umanitari, è la misura con frequenza crescente verso i rifugiati che arrivano in Italia (quest’anno salito a quota 28%), contro di essa la circolare di Salvini invita le commissioni alla “necessaria rigorosità dell’esame delle vulnerabilità degne di tutela”. Inoltre vengono spostati fondi per 48 milioni di euro dall’accoglienza al finanziamento dei rimpatri. Un cambio di paradigma evidente.
“Con una circolare a prefetti e presidenti delle Commissioni per il riconoscimento della protezione internazionale – ha scritto il ministro dell’Interno Matteo Salvini in un tweet -, ho personalmente richiesto velocità e attenzione nel dare accoglienza a chi scappa veramente dalla guerra ma anche nel bloccare tutti coloro che non ne hanno diritto”.
La perversione di questo provvedimento si è palesata ancora prima che diventasse attuativo, in via Scorticabove, a Roma.
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