“Promette ai cittadini ancora una crociata: la guerra contro i poveri sarà legalizzata”, cantava la Banda Bassotti in un suo celebre brano (Caput Mundi – 1992). E a guardare la piega che, da qualche anno a questa parte, hanno preso le cose, si potrebbe pensare che più che essere “soltanto” un gruppo musicale, Sigaro e compagni dispongano di vere e proprie capacità profetiche.
Gli indizi sono tanti e molti di questi risalgono a non poco tempo fa. Negli ultimi mesi, tuttavia, la crociata di cui sopra sembra essere entrata nel vivo, più intensa e violenta che mai; è storia recente e la conosciamo bene: le cose vanno un po’ peggio per tutti, trovare un lavoro decente è sempre più complicato e, di conseguenza, lo è anche ottenere un salario che possa permettere un’esistenza dignitosa.
Davanti a questo scenario, invece di ricercare e colpire chi ha contribuito a creare questo stato di cose, è risultato infinitamente più semplice dare in pasto ad una popolazione sempre più arrabbiata un nemico facile da colpire. E chi meglio dei migranti, dei poveri, di chi – potremmo dire genericamente – “sta un po’ peggio di noi”?.
La retorica salviniana ha in questo assunto uno dei pilastri fondamentali, è inutile spiegarlo. Ma, come dicevamo poco fa, sembra che l’asticella venga alzata ogni giorno di più.
L’ultima brillante boutade, in questo senso, arriva da Viterbo, dove Paola Nunzi, giovane neo-assessora leghista della giunta Arena (centrodestra), ha annunciato l’intenzione dell’amministrazione di scagliarsi contro chi chiede elemosina per le strade e (qui sta la brillante innovazione) anche contro chi “la fa”.
Difficile scegliere da quale lato prendere un’affermazione di questo tipo: si potrebbe iniziare a dire che multare chi chiede elemosina, oltre ad essere una carognata rara, è probabilmente anche un controsenso (è come minimo probabile che quella multa non venga mai pagata, viste le condizioni economiche di chi subisce la sanzione.
Oppure si potrebbe dire che iniziative simili, volte ad eliminare quello che nel linguaggio leghista si definisce “accattonaggio molesto”, sono già state prese in passato da altre amministrazioni comunali, non hanno ottenuto il risultato sperato e – soprattutto – sono state cassate dal Consiglio di Stato perché ritenute non ammissibili.
E’ il caso, ad esempio, della proposta avanzata a Trieste dal vicesindaco Pierpaolo Roberti: multa da 150 a 900 euro per il “mendicante” e per il suo “benefattore”; una proposta finita nel nulla visto che – secondo il CdS – è vietato multare, non chiedere elemosina.
Si potrebbe obiettare che, per scoraggiare la richiesta di elemosine, è molto più utile fare in modo (o almeno, cercare di fare in modo) che non vi sia necessità di mendicare, piuttosto che minacciare multe che lasciano il tempo che trovano. Combattere, in altre parole, contro la povertà. Non contro i poveri.
Si potrebbe dire, ancora, che per farsi un po’ di pubblicità ci sono senz’altro metodi più intelligenti, ma finiremmo per sconfinare in un campo probabilmente misterioso per i personaggi in questione.
Sta di fatto che l’idea della giovane Nunzi, ahinoi, non è esclusivamente farina del suo sacco: la linea nazionale della Lega, infatti, prevede interventi importanti proprio di questo segno: è di pochi giorni fa, infatti, la proposta parlamentare di reintroduzione del reato di accattonaggio molesto, cancellato dai nostri codici nel 1999.
Ma in questa proposta c’è di più: c’è la voglia di punire chiunque non condivida questa visione aberrante del mondo. Dai un euro a chi ti chiede un aiuto? Ti multiamo, così, magari, riusciamo a liberarci una volta per tutte di questo maledetto buonismo. Già riusciamo a sentire le frasi successive (il repertorio è – obbiettivamente – abbastanza ripetitivo): “e perché non te lo prendi a casa tua, questo accattone, invece di dargli un euro per strada, eh?!?”.
In questo senso una cittadina come Viterbo, dove la tradizione di destra è profondamente radicata (basti pensare che il neo-sindaco Arena ha vinto le elezioni di giugno – supportato dal centrodestra tradizionale – spuntandola al ballottaggio contro una candidata altrettanto di destra, ma non appartenente agli schieramenti tradizionali), può rappresentare un ottimo laboratorio per “vedere l’effetto che fa”.
Insomma, la guerra contro i poveri prosegue e cresce di intensità, il tutto con il consenso di una parte del paese, talmente tanto preso ad abbaiare contro qualcuno da non rendersi conto che la guerra, prima di tutto, la sta facendo anche contro se stesso.
E che il problema, qui, non sono né i “mendicanti” né i “buonisti”, ma chi pensa di galleggiare sulla melma della paura sociale.
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