Un misto di cavilli burocratici e iattanza militare al servizio di un ministro che riversa le sue antipatie personali in atti di Stato. Il risultato è uno solo: distruggere quello che funziona. E che funziona persino bene.
Dopo l’arresto del sindaco Mimmo Lucano, il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno (la similitudine con il linguaggio orwelliano è ormai esplicita: il nome significa l’opposto di quello che viene fatto davvero) ha deciso il trasferimento dei migranti ancora ospiti nello Sprar gestito dal comune calabrese.
La “base giuridica” è stata individuata in una folla di microscopiche “anomalie nella gestione”, sollevate nei mesi scorsi dallo stesso ministero (l’attacco al “modello Riace” è cominciato con il ministro “democratico” Marco Minniti, quello che “non possiamo lasciare il fascismo ai fascisti”, direbbe Crozza).
La circolare impone infatti di “Rendicontare spese fino a chiusura Sprar”, visto che il rilievi sollevati riguardano “soprattutto ad aspetti gestionali e organizzativi che prescindono dalla disponibilità delle risorse finanziarie“. Addirittura 34 punti di penalità vengono contestati al Comune calabrese, che vanno dal “mancato aggiornamento della banca dati” gestita dal Servizio centrale, alla “mancata rispondenza tra i servizi descritti nella domanda di contributo e quelli effettivamente erogati e/o mancata applicazione di quanto previsto dalle linee guida”, fino alla riscontrata “erogazione dei servizi finanziati dal Fondo a favore di soggetti diversi da quelli ammessi all’accoglienza” e alla “mancata presentazione della rendicontazione”.
Tutte contestazioni che dovrebbero essere affrontate mediante una verifica tra le parti, con l’amministrazione comunale messa in grado di controbattere e “difendersi”. Ma il ministero non vuol correre questi rischi, e dunque agisce saltando a pie’ pari la fase del “confronto amministrativo”.
E’ solare il fatto che sarebbero bastata anche la “scarsa pulizia” di alcuni locali pur di mettere sotto botta un “modello” che viene studiato nel mondo, ma aborrito dalle bestie della Lega. E infatti tra le microcontestazioni ci sono anche queste! Un’ispezione del maggio scorso – quando c’era ancora Minniti! – “trovava” abitazioni “non adeguate agli standard Sprar“ (notoriamente “alberghi 5 stelle”, nella fantasia piddin-leghista); “gli alloggi risultano essere in condizioni igieniche e di arredamenti precarie tanto da costringere le persone che vi dimorano a soluzioni di fortuna in condizioni degradanti di grave abbandono tra animali, insetti cumuli, di bottiglie… si riscontra anche una grave situazione di sporcizia nell’angolo cottura e bagno”.
Il tutto in un “sistema nazionale dell’accoglienza” che – condizioni igieniche infernali a parte – vede protagonisti quasi sempre personaggi poco chiari legati ai partiti momentaneamente al governo (ci sono “cooperative” che cambiano referenti nell’arco di una notte, normalmente quella dopo un’elezione), mafiosi di vario ordine e cosca, albergatori pigri e uno stuolo di “consulenti” con attività reali pari a zero. Ma il problema è far fuori Riace, mica realizzare un sistema che funziona…
E così Salvini ha dato ordine ai suoi solerti funzionari di elaborare una circolare che disponesse la deportazione immediata di tutti gli immigrati integrati nel comune di Riace – dove vivono in case vuote messe a disposizione con il consenso dei proprietari, a loro volta emigrati da anni o decenni – verso destinazione ignota, ovvero strutture sotto un controllo meno “dissonante” con l’indirizzo razzista del ministro.
L’attacco viene dopo che il due ottobre Mimmo Lucano era finito agli arresti domiciliari con l’accusa di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e fraudolento affidamento del servizio di raccolta differenziata”. Ed è veramente difficile non vedere il collegamento operativo tra un magistrato che – a Locri! – non trova di meglio da fare che ipotizzare 15 fattispecie di reato (14 delle quali che non reggono nemmeno il primo sommario esame del Gip) per l’unica cosa decente che sopravvive in quel territorio, e un ministro impegnato nel dimostrare che nulla e nessuno può smentire (t antomeno nei fatti) gli assiomi ideologici razzisti che gli servono per distrarre la popolazione dai problemi reali.
La macchina militare di polizia è stata messa immediatamente in moto per bypassare anche ogni possibile ricorso (per esempio al Tar), con il chiaro intento di creare una situazione irreversibile. Una volta portati via da Riace, quei migranti fin qui “fortunati” diventeranno pulviscolo nella massa che già viene detenuta in prigioni chiamate con altro nome (“altri centri”, dice sommariamente la circolare stessa).
Salvini vorrebbe infatti che il tutto avvenisse nel giro di una settimana, ma la formulazione della circolare – e le leggi esistenti, evidentemente poco conosciute dagli stessi estensori – concede più tempo, entro il quale i ricorsi potrebbero essere attivati e soprattutto ammessi dagli organi competenti.
“Il Viminale ha stabilito un termine indicativo di sessanta giorni per la chiusura del progetto Sprar a Riace e per il trasferimento dei migranti, che non può essere dunque immediato. Le persone non sono pacchi postali e stanno seguendo a Riace un percorso d’integrazione e di formazione che deve essere completato per non danneggiarle”, spiega il giurista Gianfranco Schiavone, che opera da consulente a titolo gratuito del comune di Riace insieme all’avvocato Lorenzo Trucco.
Il “sindaco detenuto in casa” ha sintetizzato in poche parole il profluvio di microcontestazioni mosse alla sua gestione: “Vogliono soltanto distruggerci. Nei nostri confronti è in atto ormai un vero e proprio tiro incrociato. I nostri legali, comunque, stanno già predisponendo un ricorso al Tar contro la decisione del Viminale. Io mi chiedo come sia possibile pensare di distruggere in questo modo il ‘modello Riace’, descritto da innumerevoli personalità, politici, intellettuali, artisti, come un’esperienza straordinaria. Non si può cancellare una storia semplicemente straordinaria e che ha suscitato l’interesse e l’apprezzamento di tutto il mondo. Lo Stato continua incredibilmente a darci addosso. La mia amarezza è immensa. La persecuzione nei nostri confronti è cominciata già da qualche anno. Ci sono state due relazioni della Prefettura di Reggio Calabria che si sono contraddette l’una con l’altra, una positiva e un’altra negativa. Prima ci hanno elogiati e poi criticato. Tutto questo è assurdo“.
Solidale con Lucano è anche il governatore della Calabria, Mario Oliverio. “È una decisione assurda ed ingiustificata. Mi auguro che dietro tale decisione non si celi l’obiettivo di cancellare una esperienza di accoglienza, estremamente positiva, il cui riconoscimento ed apprezzamento è largamente riconosciuto anche a livello internazionale. Chiedo al Ministro dell’Interno di rivedere questa decisione”.
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antonio
potrebbe anche significare l’inizio di una “resistenza democratica” (sic!) con l’avvio di quel senso di responsabilità etica e morale a difesa e tutela di quanti creano; organizzano momenti dii accoglienza non autoritaria; discriminante; dispotica e fintanto razzista.
Resistere ora non deve essere solo uno “slogan” – urlato in piazze consenzienti – bensì esso dovrà significare l’inizio di un riscatto etico prima che morale da anteporre a un barbarico e volgare ” disegno ricattatorio contro una esperienza che è stata studio e analisi per una grande quantità di studiosi del “fenomeno migratorio”.
Non è la prima volta – e non sarà, credo, l’ultima – di una azione e gesto così pieno di razzismo, volgarità e assoluta mancanza di morale ed etica che contraddistingue il nostro “solerte ministro” nel combattere iniziative democratiche, morali e eticamente perfette e “sottacere e ignorare” ben altre forme di illegalità (mafie, camorra, sfruttamento schiavistico, evasioni fiscale, e via di questo passo).
Si diceva in una vecchia e “sacra” scrittura: ….”la strada per il paradiso è lastricata di insidie e pericoli”. (cit. Vangelo – secondo non ricordo bene chi!)
Ecco: si dovrebbe modificarla; cioè sostituire il “paradiso” con …Riace. ( eheheh)
Adelante