Mentre è ancora in corso la consultazione degli aderenti a Potere al Popolo sul che fare alle prossime elezioni europee, la discussione è stata “movimentata” da un comunicato di Dema sull’incontro avuto nei giorni scorsi con una delegazione di Pap.
A pensar male si fa peccato, ma in genere ci si piglia. La dinamica degli eventi, comunicato di Dema compreso, diramato alla stampa in tempi “rapidissimi”, somiglia parecchio ad un “intervento a gamba tesa” per influire sulla consultazione in corso tra gli aderenti a Pap.
Si è trattato infatti di un incontro come tanti altri che erano stati richiesti nei giorni scorsi da varie forze politiche (tra cui il Pci) e che non possono che avere un carattere interlocutorio, visto che fino a sabato 12 gennaio alle 22 le e gli aderenti a Potere al Popolo potranno esprimersi sulle opzioni previste. Le riassumiamo qui di seguito.
La prima: Potere al Popolo deve partecipare alle elezioni europee? Si potrà scegliere tra due proposte: ossia se partecipare o non partecipare, e quindi, nel secondo caso, saltare il giro.
La seconda domanda chiede di esprimersi nel caso Potere al Popolo decida di partecipare alle elezioni europee; ovvero come deve presentarsi?
In questo caso le proposte su cui esprimersi saranno tre:
a) Potere al Popolo deve partecipare da solo con il suo simbolo e il suo programma;
b) deve entrare in un cartello elettorale già esistente (al momento quello in campo è quello di De Magistris) oppure
c) Potere al Popolo deve lanciare una proposta sui propri contenuti – rottura dei trattati europei e programma – a tutte le altre forze?
Le due votazioni si stanno svolgendo in contemporanea. A termini di Statuto, per essere approvata alla prima votazione una proposta deve ottenere almeno il 66% dei voti (calcolato sul numero dei votanti). Se nessuna proposta dovesse raggiungere questa soglia, dopo 10 giorni – in cui si riapre la discussione e dalle assemblee territoriali fino al coordinamento nazionale si cerca una sintesi unitaria – si dovrà rivotare, e nella seconda votazione per approvare una proposta basta la maggioranza semplice, del 50%+1.
Infine, negli stessi giorni si stanno eleggendo i due portavoce nazionale (un uomo e una donna) e i membri della Commissione di garanzia (11).
Gli iscritti possono votare sulla piattaforma poterealpopolo.net
La fretta con cui Dema ha fatto circolare il proprio comunicato sull’incontro con Potere al Popolo, è indubbiamente un tentativo di influire sulla consultazione in corso.
Nel Coordinamento Nazionale e nelle assemblee territoriali di Potere al Popolo svoltesi nelle settimane scorse, l’ipotesi di una convergenza con la Lista De Magistris gode di scarsi consensi, mentre è più vivace il confronto tra chi ritiene sia meglio “saltare un giro”, e dedicarsi alla strutturazione nel territorio e al protagonismo politico di Potere al Popolo, senza l’onere di una nuova e defatigante campagna elettorale, e chi sostiene l’ipotesi di presentarsi da soli e con il proprio simbolo trasformando la campagna elettorale in una campagna popolare e politica, che potrebbe quindi rafforzare proprio il lavoro di radicamento e costruzione dentro il nostro “blocco sociale”.
Un intervento, in entrambi i casi, basato sui contenuti tipici di Potere al Popolo: rottura contro i Trattati europei e nazionalizzazioni, salario minimo, stop alle delocalizzazioni, no ai diktat della Commissione europea che impediscono le misure necessarie a rovesciare le crescenti disuguaglianze sociali, ecc.
La “fretta” di Dema nel voler “comunicare” una propria speranza non dà certo l’impressione di una condizione di forza. Semmai il contrario. Del resto, da più parti si rileva come questa lista non sembri registrare fino ad oggi un grande appeal, soprattutto perché non appare affatto in discontinuità con le logiche politiciste di quel mondo di “sinistra” perennemente alla ricerca di una ciambella di salvataggio, purchessia e senza badare troppo ai contenuti.
Un’ipotesi, fra l’altro, che si deve barcamenare tra molti dubbi e tentazioni divergenti. E che appare stretta, da un lato, dall’ipoteca del tandem Zingaretti/Landini, che potrebbero riportare il Pd e la Cgil nelle mani della vecchia “ditta” (così gli ex Pci/Ds amano sintetizzare la loro comunità politica) e quindi lanciare un richiamo della foresta “acchiappesco” nel mondo della sinistra; dall’altro, invece, agitata dalle ansie di prestazione della sinistra residuale. In questa faticosa navigazione a vista, la Lista De Magistris sta visualizzando piuttosto nitidamente la limitatezza del proprio spazio.
Potere al Popolo ha diffuso questa mattina un comunicato del proprio Coordinamento Nazionale che spiega come stanno effettivamente le cose e ricolloca tutte le informazioni nelle caselle dovute.
Ci sembra insomma di essere di fronte, ancora una volta, al tentativo del “morto di afferrare il vivo”. Un rischio che ogni campagna elettorale porta in sé, ma che soprattutto conferma come l’elettoralismo a prescindere vada combattuto e sconfitto. Definitivamente.
Le elezioni sono strumenti, passaggi da valutare di volta in volta, talvolta utili, talvolta dannosi. Farne l’alfa e l’omega della propria esistenza distrugge la possibilità di esistere come soggetto politico popolare.
La questione decisiva resta quella dell’organizzazione, dell’indipendenza e quindi della rottura con una sinistra subalterna, dei contenuti adeguati e del radicamento sociale necessario per misurarsi efficacemente sul piano della rappresentanza politica di un pezzo della società – la nostra gente- in cui agiamo per rimettere in campo una alternativa al sistema dominante.
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Qui di seguito il comunicato di Potere al Popolo
In queste settimane Potere al Popolo ha ricevuto diversi inviti alla discussione politica rispetto alle imminenti elezioni europee. Dal Pci a Dema, fino a varie associazioni e movimenti, il confronto si è aperto per condividere con tutte le forze antiliberiste i processi e le posizioni attualmente in elaborazione.
Abbiamo accettato questi inviti perché Potere al Popolo è un movimento sociale e politico nato per aprire dibattito sulle pratiche di lotta, sulle analisi di merito e sulla costruzione di un metodo alternativo ai processi costituenti dei soliti cartelli elettorali. Per arrivare a costruire la più vasta unità degli sfruttati.
In queste occasioni ci siamo disposti per lo più ad ascoltare le posizioni e le elaborazioni dei nostri interlocutori, limitandoci a socializzare i punti scritti nel nostro programma e il dibattito che abbiamo costruito durante le assemblee nazionali, territoriali e nel coordinamento nazionale. Questo perché pensiamo che gli unici che possono deliberare sulle scelte effettive di Potere al Popolo rispetto alle europee siano gli aderenti, che proprio in questi giorni e fino a sabato 12 gennaio voteranno sulla piattaforma.
È questa infatti, la caratterizzazione di metodo che ci differenzia dal panorama attualmente esistente. L’utilizzo della partecipazione diretta attraverso la piattaforma, infatti, ci permette di implementare il protagonismo diretto di chi ogni giorno si impegna sui territori e nelle assemblee per costruire radicamento, mutualismo e vertenze, di ascoltare anche la voce di chi, pure se non riesce a partecipare attivamente, crede in un movimento che nasce dal basso e vuole pronunciarsi su scelte fondamentali, senza lasciare la discussione alle solite burocrazie di partito.
Abbiamo pertanto evitato di esprimere una nostra posizione in merito alla partecipazione alle europee fin quando non sarà terminata la nostra consultazione, sottolineando allo stesso tempo che le questioni fondamentali per noi, che nasciamo per costruire l’unità del blocco sociale impoverito dalla crisi e dalle politiche di austerità, riguardano innanzitutto i contenuti di analisi e di programma con cui si intendono costruire possibili alleanze.
In questi mesi di discussione durante i tavoli nazionali e nelle assemblee territoriali si è infatti delineata la nostra posizione di merito rispetto all’Unione Europea per invertire la rotta dell’austerità e del ricatto del debito. Per noi il punto dirimente è la questione, diventata persino di buon senso, di rottura di quei trattati europei che nessun popolo ha mai votato e che oggi impediscono l’avanzare dei diritti sociali e della democrazia reale, la difesa del welfare, la lotta alle delocalizzazioni, all’evasione fiscale, al predominio assoluto dei mercati.
Noi pensiamo che non si possa concorrere per entrare nel parlamento europeo senza una chiara radicalità programmatica in tal senso, senza prepararsi a uno scontro diretto per tutelare i bisogni delle classi popolari compromessi dal ricatto del pareggio di bilancio e del fiscal compact.
Del resto, come ci ha mostrato il movimento dei gilet gialli, quando questa radicalità entra in campo – per giunta in uno dei paesi fondatori dell’UE – non c’è ricatto di mercato che tenga e si riesce addirittura a sforare il limite imposto dalla Commissione sul deficit di bilancio… È questa strada di lotta e di costruzione di potere popolare che vogliamo e dobbiamo aprire in tutto il continente, e su questo ci interessa confrontarci con tutti, partiti ma anche collettivi, movimenti, associazioni, intellettuali, artisti.
Indipendentemente dalla scelta che si farà per queste europee, prima e dopo le elezioni Potere al Popolo continuerà ad andare avanti, ad aprire Case del Popolo, a rivolgersi al nostro blocco sociale con umiltà e determinazione, a fare tutto al contrario rispetto alla sinistra degli ultimi decenni. Abbiamo troppo bisogno di scuotere il nostro paese, abbiamo bisogno di trovare luoghi di azione comune, di rimettere al centro le esperienze di lotta attualmente in corso nel paese, e i soggetti reali che hanno aperto spazi di conflitto con questo governo e con i governi precedenti.
Nel frattempo invitiamo tutte e tutti gli iscritti a pronunciarsi sulla piattaforma, per arrivare in maniera condivisa alla migliore elaborazione sulla prospettiva europea in cui Potere al Popolo possa continuare a lavorare, a crescere, a mobilitarsi. Solo attraverso la partecipazione arrivano le scelte giuste!
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