Una nuova manifestazione a favore della Tav si è svolta ieri nell’ormai simbolica piazza Castello, nel centro di Torino. E’ stata organizzata dagli stessi soggetti del 10 Novembre. La risposta era stata una imponente manifestazione No Tav per le strade di Torino e conclusasi nella stessa piazza l’8 dicembre scorso.
In testa Forza Italia, con il suo esponente di punto Mino Giachino. Hanno aderito anche Pd e Lega ed altre varie forze. Il “Si Tav” è diventato così un facile denominatore comune multipartisan, anche se poi ognuno farà finta di essere in competizione con l’altro in campagna elettorale. Sottoscrivono infatti il “Si” i governatori del Pd del Piemonte (Chiamparino) e quello della Liguria Toti (Forza Italia/Lega) e poi decine di sindaci, anche di comuni al di fuori del Piemonte, i cui territori non hanno nulla da temere dall’impatto dell’opera.
La “buona borghesia” torinese, a differenza di quella milanese, è stata costretta di nuovo a scendere in piazza per cercare di rimanere in pista. Inutile ribadire che la composizione sociale ed anagrafica dei manifestanti Si Tav non dà proprio l’impressione di persone proiettate nel futuro, una radiografia impietosa ma veritiera di un declino complessivo della città sedotta, prodotta e abbandonata dalla Fiat e che adesso si aggrappa ad una grande opera inutile e costosa per cercare di stare a galla. Età media alta, caratteristiche da ceto medio in via di smarrimento di status.
La proposta del fronte del Si adesso è quella di chiedere un referendum sul Tav come forma di pressione sul governo, il quale per ora si trincera dietro il rapporto costo/benefici dell’opera. Un rapporto che ha confermato con i numeri quello che i No Tav sostengono da sempre: l’opera non solo è dannosa per l’ambiente e il territorio, ma è anche inutile e costosa.
La manifestazione di ieri, però, ancor più di quella di novembre, appare come una piccola “prova di massa” per legittimare il cambio in corsa della maggioranza di governo dopo le elezioni europee.
Fine della “strana coppia” Lega-Cinque stelle, con ovvia caccia all’acquisto di molti “responsabili” tra gli absolute beginners pentastellati, e dentro Pd, Berlusconi e Meloni insieme a Salvini. Del resto, la “fedeltà all’Unione Europea” è stata dimostrata con la riscrittura della finanziaria sotto dettatura; e dunque nulla più osta a formare un esecutivo più “stabile” – senza troppi contrasti sul programma, praticamente identico per tutti (fatta salva la retorica buonista o cattivista sugli immigrati) – e dedito ai soliti affari di famiglia.
La piazza di ieri serve soprattutto a questo…
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Daniele
I vecchi rimbecilliti di PDCGILCISLUIL ormai servono solo per baggianate come queste.