Sinora non c’erano dubbi che fossero stati allevati nelle sagrestie del sanfedismo democristiano, ma loro, i baciapile della finanza europea e della tecnocrazia antipopolare, i liberal-reazionari ai vertici del PD, ambiscono a elevarsi a paladini della più nera reazione vandeana. Sinora non c’erano dubbi che fossero nemici acerrimi della classe operaia e dei lavoratori italiani; ma loro, quei fluidi di scarto di CIA-Mossad che sono i social-interventisti alla testa del PD, esondano dai confini patrii e pontificano sulla “libertà” dei popoli per ogni dove nel mondo. Lo hanno fatto per la ex Jugoslavia, per la Libia, per la Siria.
Oggi intenderebbero dettare le linee della propria “democrazia” al Venezuela bolivariano.
Coi nemici, è ovvio, non si discute. Coi nemici a capo del PD non si scende a parlare dei “valori, quelli della democrazia e della libertà”, come li intendono alla redazione di quel fogliaccio chiamato “Democratica”. I nostri valori della democrazia chiedono che, prima di tutto, si definisca cosa si intenda per democrazia; si chiarisca per chi si chieda la democrazia; per i fascisti? per i ricchi bianchi della “opposizione democratica” venezuelana, che accoltellano e danno alle fiamme i lavoratori neri e chavisti? Oppure per i popoli, per le masse dei lavoratori, che tentano di liberarsi dalla schiavitù del capitale?
Coi nemici dei lavoratori, della classe operaia, coi demo-“cristiani” che occupano le stanze di comando del PD non si discute di democrazia, di dittatura, di libertà, né in Italia, né nel mondo.
Vorremmo soltanto chiedere a quella parte della base del PD, che ancora pensa di militare in un partito in qualche modo della sinistra, se sia d’accordo a che le proprie “eminenze” invochino che “l’Italia riconosca Guaidò”, un fascista al soldo dell’imperialismo USA. Vorremmo chiedere a quei militanti che un tempo militavano nel PCI; vorremmo chiedere a loro – se ancora non sono stati scalzati dalle “nuove leve” agli ordini dei demo-cappellani della guerra finanziar-bancaria – se acconsentano a che si costringa “il presidente Nicolas Maduro a lasciare”, perché così lo dicono i “democratici” della UE.
Vorremmo domandare a quella parte della base del PD educata un tempo a lottare sinceramente per la libertà dei popoli, se davvero sia d’accordo coi vertici di quel partito, a ribadire “l’ultimatum al governo del dittatore sudamericano”. Vorremmo domandare a quella base del PD, se concordi a che i propri capi definiscano “dittatore” un presidente confermato appena un anno fa con quasi il 68% dei consensi, in un paese in cui si sono tenute 25 consultazioni elettorali negli ultimi venti anni.
Vorremmo chiedere a quei militanti della base del PD, che nulla hanno da spartire coi finanziator-manovratori dei vertici di quel partito, se davvero pensano che sia “indice di democrazia” e “spirito di libertà”, spalleggiare i nazi-golpisti ucraini, messi al potere a Kiev da CIA, Mossad e UE, come fanno i capi demo-reazionari del PD, e pretendere invece di decretare da qui, dall’Italia, accodandosi a Washington, Madrid, Parigi, cosa siano la “volontà popolare” e la “autentica democrazia” per milioni di venezuelani; per milioni di lavoratori che, con il golpe del fascista Guaidò, rischiano di ripiombare nella fame e nella schiavitù imperialista da cui la rivoluzione bolivariana, pur coi limiti di un potere limitato e indeciso, attaccato dall’interno e dall’esterno, cerca di sollevarli.
A quanto pare, i vertici social-putschisti del PD, istruiti alla scuola USA e UE, si ricordano dei “diritti umani” in giro per il mondo solo quando in ballo ci sono i barili di petrolio. I comunisti, al contrario, dicono chiaro e tondo che non vogliono “libertà e democrazia” per coloro che sparano, cannoneggiano, bombardano i popoli in lotta per liberarsi dalla schiavitù dell’imperialismo, in Siria, in Libia, Ucraina o in Venezuela. I comunisti non chiedono “libertà” o “democrazia” per i fascisti. I comunisti si battono perché i popoli godano della libertà di decidere da soli il proprio destino e stabiliscano da soli la propria democrazia, liberi dalle imposizioni dell’imperialismo e dei suoi accoliti liberal-democristiani.
Vorremmo infine chiedere a quella parte di militanti della base del PD, che ancora si ricordano di quando manifestavano contro l’aggressione americana al Viet Nam, di quando marciavano contro il golpe di Pinochet in Cile organizzato dalla CIA, se oggi siano disposti a manifestare contro il vertice del proprio partito, che non esita ad accodarsi alla voglia di intervento armato yankee contro il Venezuela. Vorremmo chiedere se siano disposti a svergognare i vertici del PD che stanno invocando, per il Venezuela, un altro golpe come quello cileno; un golpe fascista che, se attuato, quello sì che farebbe decine di migliaia di vittime tra i lavoratori, tra le masse popolari, come fecero a suo tempo i fascisti cileni.
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Mario Galati
Ma qualcuno crede che esista una base PD in potenziale dissenso con la dirigenza?