Menu

Elezioni europee, De Magistris rinuncia

Si sapeva da sabato sera, dopo la conclusione dell’assemblea di DemA, ma soltanto stamattina è arrivata la conferma ufficile: “Per quanto mi riguarda non ci sono gli spazi per essere presente alle europee e nemmeno con una lista che faccia riferimento al movimento demA”.

Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, a margine della presentazione di un’iniziativa a Palazzo San Giacomo, ha spiegato che ”tutti volevano una mia presenza totalizzante per le europee, ma chi ha esperienza politica e come me ha il dovere di amministrare deve avere la maturità, la saggezza e l’attenzione a valutare bene ogni cosa”.

Il progetto politico, ha affermato il sindaco, che comunque ”va avanti e che vede in demA uno dei punti di riferimento insieme ad altri”.

Si chiude così la possibilità di mettere insieme una coalizione alternativa al Pd e alla destra leghista, oltre che ai Cinque Stelle, su cui tutta l’area cosiddetta “di sinistra” si era come sempre attivata soltanto in vista delle elezioni.

Anche Potere al Popolo, com’è noto, ha partecipato alle fasi di discussione tra le varie “anime” di questo mondo tanto composito quanto socialmente ormai poco radicato, dopo un voto in piattaforma. Bisogna dire che Pap è stata anche l’unica formazione a portare alla discussione dei contenuti chiari, “sconvolgendo” molti dei presenti, abituati a “badare alla ciccia” (le candidature in collegi potenzialmente interessanti) che non alle proposte da portare all’attenzione degli elettori. Un’attitudine, questa, che spiega già da sola perché “la sinistra” sia ormai estranea alle dinamiche sociali effettive

Ma il tempo speso in questo tentativo, inutile girarci intorno, appare oggi come tempo perso.

Il sindaco e il suo entourage hanno provato in tutti modi a trovare la quadra tra orientamenti ideali opposti (gli “europeisti senza se e senza ma” di Diem, Possibile, Sinistra Italiana, sia pure con accenti critici diversi, ostili financo alla presenza di Pap al tavolo), interessi pratici urgenti (molti “partiti” rischiano di sparire se non riescono ad eleggere almeno un parlamentare), veti reciproci e quant’altro si può immaginare.

Alla fine ha dovuto dire basta: troppo grande il rischio di andare alle europee con una lista più ristretta di quella considerata indispensabile per superare la soglia di sbarramento (4%), senza poter raccogliere le firme necessarie (180.000, con almeno 3.000 per ogni regione, per quanto piccola), con una coalizione litigiosa su quasi tutto.

Per chi legittimamente punta, il prossimo anno, a lanciare la sfida per la Regione Campania, le elezioni europee potevano essere un trampolino di lancio. Ma guai a trasformarlo in un flop.

Di certo hanno giocato un ruolo negativo altri “tavoli” allestiti in parallelo, che coinvolgevano parte delle forze che nel frattempo discutevano con De Magistris; e che oggi appaiono come semplici ostacoli posti per far fallire quel tentativo e portare – secondo logica – qualche vecchio “cespuglio” nell’alveo ammuffito del “centrosinistra”. Ovviamente quello riverniciato con le icone di Zingaretti e Landini, ma con l’identico programma di Renzi e Confindustria (a partire dalla Tav).

I micromondi che avevano pensato ancora una volta di poter ottenere un risultato mediante semplice affastellamento di soggettività restano dunque in mezzo al guado. Rifondazione ha comunque – sembra – la possibilità di presentarsi grazie al simbolo della “Sinistra europea”, che nella scorsa legislatura continentale aveva raccolto tre parlamentari italiani (Eleonora Forenza, Curzio Maltese e Barbara Spinelli) e ha “preso l’iniziativa di proporre la presentazione di una lista unitaria della sinistra antiliberista mettendo a disposizione i simboli della Sinistra Europea e del nostro gruppo parlamentare ‘Sinistra unitaria europea- Sinistra verde nordica’ GUE/NGL”, allo scopo di “favorire un’ampia confluenza di formazioni politiche e settori di movimento a pochi mesi dalle elezioni europee del 26 maggio 2019”.

In mancanza di candidature mediaticamente forti come quella del sindaco di Napoli, però, le potenzialità di una lista così sono inevitabilmente ridotte.

Resta perciò totalmente inevasa la domanda di una rappresentanza politica in grado di essere anche rappresentanza elettorale per orientare il “blocco sociale” popolare in direzione opposta a quella piddin-leghista-grillina.

E, da quel che abbiamo visto anche in questa occasione, questa rappresentanza politica va costruita con pazienza, determinazione, serietà, prendendo in considerazione la partecipazione a momenti elettorali in funzione di questo obbiettivo, e non “ad ogni costo”.

Ossia fuori dai miti consolatori, dalla coazione a ripetere sempre lo stesso errore, dalle logiche perverse della “sinistra” che scopre “il bisogno di unità” quando c’è da fare una lista elettorale e si divide il giorno dopo le elezioni. E qualche volta anche prima…

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

2 Commenti


  • Bacciardi

    Non si può che essere d’accordo soprattutto con la parte finale.
    Rimane però la constatazione che dentro Pap esistono posizioni che contraddicono questa impostazione. E Pap non può far finta di niente e lasciare le cose come stanno. Anche perché in periferia tali impostazioni imperversano (vedi Firenze e altre). Occorre convocare un coordinamento nazionale che esca con una posizione chiara su questo argomento. Ne va del futuro di Potere al Popolo.


  • Giordano Bruno

    Va del futuro di Potere al Popolo che si convochi urgentemente un’Assemblea Nazionale per decidere il programma politico dell’organizzazione, così come Statuto vuole.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *