Guardate questi tre simboli. Il primo è quello della lista che si autodefinisce di sinistra e ambientalista e che sostiene Chiamparino alle elezioni regionali del Piemonte, la più importante consultazione che in Italia il 26 maggio accompagna il voto per le europee. Il secondo è quello di Sinistra Italiana e Rifondazione che si presentano fieramente in alternativa al PD alle elezioni europee. Il terzo è quello della lista dei Verdi e di Possibile, anch’essi in lista per le europee a sinistra del PD.
Cosa hanno in comune le seconda e la terza lista? La prima.
Sinistra Italiana alle Europee, dove ci si conta e basta e non sono in gioco scelte di governo, fa l’estrema sinistra con la sempre disponibile Rifondazione. Dove però è in gioco un potere immediato come in Piemonte, allora il partito di Fratoianni grida viva il PD. E quale PD. Chiamparino è alfiere del TAV e alleato di Salvini in questa impresa, come nel passato è stato il politico più fedele ed utile a Sergio Marchionne. Chiamparino è stato renziano prima di Renzi e persino Macron potrebbe sembrare di sinistra al suo confronto.
Con la lista Liberi Eguali e Verdi, con così poca fantasia si chiama la chiama la sinistra pro Chiamparino in Piemonte, sta dunque Sinistra Italiana assieme ai Verdi e a Possibile, che a loro volta hanno una propria lista alle europee.
Quando ci si chiede perché in Italia i verdi non abbiano il successo che raccolgono in tanti paesi europei, basta guardare le elezioni piemontesi per spiegarlo. Essi sono un partitino satellite del PD.
In Piemonte si voterà la stesso giorno delle Europee. Quindi Sinistra Italiana, Verdi e Possibile potranno anche dichiararsi fieramente NOTAV, ma dove conta saranno di fatto SITAV, nella stessa campagna elettorale. Sinistra Italiana potrà anche rivendicare giustizia per il lavoro, ma lo farà mentre in Piemonte porta voti ad un fanatico del Jobsact.
Potranno anche i nostri verdi e sinistri dichiararsi contro la devastante autonomia differenziata, ma in Piemonte vorranno che sia rieletto chi la condivide pienamente e anzi compete a destra con la Lega su come farne di più. E la povera Rifondazione come sempre al carro di tutto questo. Che ha una sola parola per essere definito: TRASFORMISMO.
Potere al Popolo come sappiamo purtroppo non sarà presente alle elezioni europee. Abbiamo provato a fare una lista unitaria con le forze che oggi si proclamano di sinistra, però ci siamo misurati con un’altra parola decisiva: COERENZA. Abbiamo chiesto ai nostri interlocutori un rifiuto netto dei trattati della UE, assieme alla necessità di essere alternativi al PD non solo nelle elezioni europee, ma anche in quelle italiane… e la lista è saltata.
Noi non abbiamo oggi la forza per raccogliere le 180.000 firme necessarie a candidarci da soli alle europee, sbarramento insuperabile per forze ben più grandi della nostra, sbarramento voluto da PD Forza Italia e Lega proprio per escludere nuove formazioni politiche dal voto. E come forza appena nata non abbiamo ancora sufficienti relazioni internazionali per usufruire di simboli europei riconosciuti. Anche perché alcuni nostri interlocutori si presentano anch’essi per la prima volta, ma senza leggi truffa. .
Pur non potendo presentarci da soli, però non abbiamo neanche provato ad aggregarci ad una delle liste di sinistra e ambientaliste (si fa per dire) nelle quali si dice e soprattutto si fa tutto ed il suo contrario.
Perché per noi non si può scendere in piazza contro la devastazione della natura e poi approvare di fatto la Torino Lione. Non si può avversare l’austerità europea e sostenere l’ultraliberismo in Piemonte. Non si può contrastare Macron in Europa e stare con i suoi fan in Italia.
No, Potere al Popolo è una organizzazione nuova e forse anche un poco ingenua, ma una cosa ha ben chiara: non vuole assimilare l’assenza di coerenza ed il trasformismo che hanno distrutto la sinistra in Italia. I tre simboli di Liberi Eguali Verdi, la Sinistra, Verdi, assieme compongono un triciclo. Un triciclo che nei fatti, e lo vedremo ancor di più dopo le europee, sarà guidato da Zingaretti.
Ecco, noi di Potere al Popolo avremo tanti limiti e difetti, ma una cosa di noi deve essere chiara: di quei tricicli o simili non saremo mai parte.
Saremo presenti alle elezioni in diversi comuni, sia da soli, sia in alleanze coerentemente alternative alla destra e al centrosinistra. Dove questo non é stato possibile, non ci siamo presentati. E non per settarismo, ma per coerenza con il nostro anticapitalismo ed ambientalismo, con il nostro rifiuto del potere patriarcale e di ogni oppressione, che non cambiano a seconda dell’interesse elettorale del momento.
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Paolo De Marco
Si può essere SITAV senza essere subordinati alla Lega o al PD. E una questione di mobilità e di ambiente visto che la TAV ridurrebbe il traffico su ruote e fa parte dei necessari corridoi europei che includono anche il Corridoio 1 tra Palermo e Amburgo. Questo ultimo assieme alla – ancora mancata con il recente Memorandum ideato al Nord – integrazione di Gioia Tauro nella Via della Seta permetterebbe di ridurre la frazione Nord-Sud nel nostro Paese. Non c’è nessuno sviluppo socio-economico e culturale senza facile mobilità.
Al livello europeo o locale il potere decisionale disponibile è diverso da quello disponibile al livello nazionale. Perciò credo, modestamente, che i programmi devono tenerne conto. Ad esempio, al livello comunale dove un partito nascente deve per forza radicarsi per darsi la possibilità materiale-istituzionale di aspirare ad un ruolo determinate nei livelli di governo superiori, i programmi e le alleanze di classe possono essere adattate alle necessità di questo radicamento preliminare. Ovviamente senza compromessi compromettenti, con una barra minima sotto la quale non si può andare, cioè il rispetto dei principi cardini della Costituzione.
Questo include: a ) il dovuto e urgente intervento dello Stato quando il settore privato non riesce o non vuole assicurare l’utilità sociale e l’utilità generale; b ) il rispetto di processi democratici trasparenti. Il ritorno alla democrazia la più ampia possibile per responsabilizzare una classe di dirigenti che ormai decide dietro le quinte al beneficio degli azionari di enti privatizzati o addirittura di gruppi corrotti e mafiosi, costituisce l’arma di classe principale al livello comunale: dare parola direttamente al popolo. Vedi ad esempio la proposta nel Manifesto in http://listacivicasgf.altervista.org
Paolo De Marco
Andrea’65
sinceramente parlare di Ambiente e SITAV mi sembra quasi un ossimòro, dove fare un tunnel di 57km in juna montagna ricca di metalli pesanti, uranio inluso, si coniuga con l’ecologia? Personalmente ho una PMI che fa business nel settore trasporto ferroviario e shipping, movimentazione containers, conosco la linea già esistente,ha subito un refitting finito nel 1995, alcuni numeri flusso scambio ITA/FRA del valico FS del Frejus : inzio anni ’90 = 7,6mil/ton – fine anni ’90 ( dopo il refitting ) 12mil/ton, ad oggi siamo a 3mil/ton; le previsoni fatte nel ’91 per giustificare la TAV sono fallite. Non si comprende poi come forare una montagna per risparmiare 1h di treno a baccalà, porto, ed altri prodotti , sia fondamentale per la UE, oppure se si parla di traffico paxeggeri, beh da Lione in aereo ci metti 1h, da Parigi risparmi 1h (wow ) ma poi dove si connette la TAV V-di Susa con la Milano venezia è un mistero buffo, necessitano 12km di tunnel tra Po e Dora, oppure sbancare alcuni quartieri periferici. In quanto all’ambiente : 15anni ( se va bene siamo in italia ) di cantierizzazione per un’opera impattante sono quisquilie per i ecoverdi fans della bimbetta svedese? Trovo che sia corretto sviluppare i porti terminal container e relativi raccordi feroviari, come G.tauro, trieste,Genova,La spezia. Nota di folcklore : in caso di exportazione di democrazia in Russia il tracciato TAV sarebbe ideale per le basi NATO/USA del triveneto. Business container : 1 container porta 2.900€ di indotto, 1400 in tasse varie – 300€ il netto per chi opera, ogni anno perdiamo 1 almeno 1,5mili di containers da spedire nordeuropa, fatevi 2 conti sull’incremento del PIL
Malatesta
Cari,
vi ricordo che a Firenze Potere al popolo è alleata con, nell’ordine: MDP, ART31, Possibile, Sinistra Italiana, Rifondazione Comunista, più una lista civica ‘radical chic’ (Rifondazione si presenta all’interno della lista civica peraltro…). E ricordo che in Toscana MDP è anche il partito di cui è leader ROSSI, presidente della regione Toscana che si è distinto nello smantellamento della sanità pubblica toscana.
Insomma, prima di guardare gli altri, bisognerebbe anche guardare nel proprio orticello….
Fabrizio Marchi
Il richiamo – nel finale dell’articolo – al rifiuto del “potere patriarcale” è semplicemente patetico, per due ragioni.
La prima perchè conferma una analisi a dir poco obsoleta della realtà. Continuare, infatti, a sostenere che l’attuale sistema capitalista sarebbe a trazione o a dominio patriarcale, equivale a sostenere che l’attuale sistema economico e sociale sarebbe regolato e governato da rapporti di produzione di tipo feudale. E non vuole essere una boutade.
La seconda perché quel richiamo al “potere patriarcale” (che ormai esiste solo nella mente delle femministe e dei loro reggicoda) è un atto dovuto, un pegno pagato appunto al femminismo di cui anche la sinistra a cui appartiene Cremaschi è intrisa. In altre parole è strumentale, opportunista e anche meschino.
Peccato perché per il resto l’articolo è anche condivisibile. Immancabilmente, si scivola sempre e sistematicamente sulla stessa buccia di banana.
renato
Circa la società patriarcale che, da bravi replicanti, non potevate non ripetere, vorrei farvi notare che sono maschi: la quasi totalità dei morti sul lavoro, il 95% della popolazione carceraria, la maggior parte di chi abbandona la gli studi scolastici, la maggior parte dei suicidi per perdita del lavoro, i 4/5 dei senza casa e di chi si avvale dei servizi della Caritas, al maggior parte dei migranti che muoiono in mare …. c’è poi la tragedia dei padri separati con circa 200 suicidi l’anno e con circa un milioneche vive sotto la soglia di povertà. L’odio nei confronti del maschile si configura come un elemento di divisione di classe, uno spostamento su obiettivi fuorvianti e, soprattutto, attraverso l’individuazione di “un sesso sacrificabile” si rende socialmente accettabile che un settore popolare subisca lo sfruttamento senza nessuna garanzia.
Considerando che la maggioranza dei lavoratori più sfruttati sono uomini, diventa ancor più difficili aggregarli se li facciamo oggetto di odio e li colpevolizziamo ingiustamente.