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Roma. Telecamere spente, ma da Tor Sapienza a Torre Maura la periferia ribolle

Colpiva l’assenza di telecamere, fotografi, front man e quant’altro. Eppure anche nella giornata di ieri, i quartieri della periferia est della Capitale ribollivano di rabbia, problemi, aspettative disattese.

A Tor Sapienza, quella della “rivolta” del 2015, si vanno addensando nubi pesanti ma sia le istituzioni locali che i mass media guardano altrove. I primi oscillano tra inerzia e misure odiose (staccano l’acqua e la luce a decine di famiglie), i secondi la escludono dalla propria attenzione. Il format prevede che gli abitanti della periferia sono notizia solo quando protestano contro immigrati e rom. Eppure ieri le famiglie che occupano i locali ai piani terra dei palazzoni Ater (la cosiddetta “Stecca centrale”) hanno protestato pubblicamente.

Tre chilometri più a ovest, a Torre Maura, quella del riot contro gli “zingari”, ieri gli abitanti delle case popolari proprio di fronte al centro che doveva ospitare i rom, si sono riuniti in assemblea per discutere e decidere come farsi sentire sui loro problemi (case che cadono a pezzi, affitti, esclusioni perentorie dalle graduatorie etc.). Ma con loro in questo caso non c’erano i cameramen né i fascistoni di Casa Pound, c’erano solo gli attivisti dell’Asia-Usb e di Potere al Popolo che su quel territorio agiscono tutti i giorni. Un blindato della polizia si è posizionato nei pressi dell’assemblea in piazza delle Paradisee.

Da Torre Maura, Angela, una delle abitanti del quartiere, con estrema tranquillità e determinazione ha avanzato la proposta di andare tutti in carovana dalle periferie fino al comune. Di portare cioè all’attenzione delle istituzioni il grido di allarme e di rabbia che resta sistematicamente inascoltato di fronte ai problemi esistenti, ma che viene ascoltato solo se si manifesta come guerra tra poveri. Sta in questo la maledizione del format e l’imbecillità della politica e delle istituzioni.

A Tor Sapienza, il 4 aprile scorso l’Ater, per mano degli agenti della polizia locale, ha sgomberato le famiglie che vivevano nel seminterrato della “stecca centrale” delle case popolari di Tor Sapienza. Quelli che erano una volta i locali commerciali, che dovevano fornire servizi alle famiglie del quartiere, dopo anni di abbandono sono stati occupati da chi non aveva alternative. Dal giorno dello sgombero dieci famiglie (tra cui una quindicina di bambini, alcuni con gravi problemi di salute) sono rimasti senza luce.
Quattro giorni dopo lo sgombero, durante un’assemblea pubblica ai lotti, l’assessore all’Urbanistica regionale  Massimiliano Valeriani, con il direttore generale di Ater, Andrea Napoletano, ha annunciato l’abbattimento della “stecca centrale”. Tutto ciò senza considerare la possibilità di riattivare quei servizi che non ci sono più da anni per il quartiere e dimenticandosi delle circa 30 famiglie che vivono lì in stato di emergenza abitativa.
Oggi continua l’ennesima guerra ai poveri: l’Ater, sempre per mano dei vigili urbani, ha provveduto a privare anche dell’acqua, oltre che della luce, alcune delle famiglie della stecca. L’Asia-USB chiede l’allaccio immediato delle utenze e un tavolo interistituzionale tra Ater, Regione e Comune, per affrontare la questione senza ulteriori e vergognose vessazioni verso queste famiglie che hanno come unica colpa la povertà.

A Torre Maura dopo l’assemblea popolare di Casalbruciato della settimana scorsa, l’Asia-Usb ha dato vita ad un incontro con gli abitanti delle case popolari. I problemi reali sono tornati al centro dell’attenzione: regolarizzazione degli aventi diritto, manutenzione delle case e censimento.

Ma la cosa più importante è stata quella di voler portare la periferia al centro. Infatti, l’assemblea popolare ha lanciato per il giorno 8 maggio una Carovana popolare che ha l’intenzione di attraversare i quartieri della nostra periferia per arrivare in Campidoglio a chiedere conto al Comune e alla Regione della situazione insostenibile che vivono i romani, traditi dalle false promesse fatte in campagna elettorale.

Ma quando la gente delle periferie discute, si organizza e decide come rispondere nei quartieri, non si vedono in giro nè telecamere nè fascisti, quelli si muovono solo per strumentalizzare e alimentare la solita guerra tra poveri.

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