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Roma. La destra chiede lo  sgombero del centro sociale Intifada, il Messaggero gli spiana la strada

Non è affatto sorprendente trovare tra i più acerrimi invocatori dello sgombero del centro sociale Intifada il fior fiore del neofascismo romano. Il più rumoroso, come al solito, è Maurizio Gasparri. Poi ci sono gli esponenti di Fratelli d’Italia , Andrea De Priamo, capogruppo in Campidoglio, e Fabrizio Ghera, capogruppo alla Regione Lazio. Quest’ultimo è uno di quelli arrivato puntuale come un orologio a Casalbruciato (il quartiere dove c’è il centro sociale Intifada) quando c’è stata la gazzarra contro l’assegnazione di una casa popolare ad una famiglia rom. “In tutto questo a farne le spese sono i residenti del quartiere, esasperati dal rumore e dai continui sballi molesti e illegali, come del resto già accaduto anche in altre zone della Capitale, come nel caso del Villaggio Globale, centro sociale moroso. No ai festini ‘party e canne: come Fratelli d’Italia chiediamo alla sindaca Raggi e al ministro dell’Interno Salvini l’immediato sgombero del centro sociale Intifada” affermano i due esponenti della destra romana. A facilitare il lavoro ai fascisti ci si è messo il quotidiano locale Il Messaggero che ha avviato una campagna stampa “mirata” proprio contro il centro sociale situato a Casalbruciato, quartiere difficile della periferia est di Roma.

Il motivo dello scandalo e della richiesta di sgombero immediato? La festa della cannabis tenutasi nei giorni scorsi. Una festa che si celebra spesso in molti centri sociali impegnati sul terreno dell’antiproibizionismo, soprattutto in previsione della annuale Million March antiproibizionista prevista per sabato 11 maggio a Roma e in moltissime città del mondo. “Da 19 anni manifestiamo in piazza, a Roma ed in centinaia di altre città nel resto del mondo, per rivendicare a gran voce tre punti globalmente condivisi:1) Fine delle persecuzioni legali e sociali nei confronti delle persone che assumono cannabis; 2) Accesso incondizionato all’utilizzo terapeutico da parte di tutti i pazienti; 3) Riappropriazione del diritto di poter legittimamente coltivare una pianta che appartiene al patrimonio botanico del pianeta e quindi all’umanità intera”, scrivono nel comunicato gli organizzatori della Million March di quest’anno. A Gasparri leggendo questa piattaforma sarà venuto il coccolone.

A Roma dunque,  mentre circola la lista nera delle 22 occupazioni abitative e di centri sociali da sgomberare (ma ovviamente non c’è lo stabile occupato dai fascisti di Casa Pound a via Napoleone III), la destra e il quotidiano del palazzinaro Caltagirone soffiano sul fuoco. Hanno cominciato con l’Intifada, ma è evidente che non intendono fermarsi a questo.

Sugli articoli del Messaggero riportiamo il comunicato del Centro Sociale Intifada

In riferimento all’articolo pubblicato in data odierna sul quotidiano “Il Messaggero” dal giornalista Marco Pasqua, si comunica che:
A) Il centro sociale ha operato un cambio di gestione da circa due anni, momento in cui si è riavviata l’organizzazione di importanti e numerose attività sociali e culturali tuttora in corso e la cui natura è pubblica e reperibile sulla pagina ufficiale del Centro Sociale. Le stesse attività musicali si pongono come eventi culturali di contrasto alla città delle periferie caratterizzata da sale slot e compro oro.


B) Nel quadro di questa nuova gestione si è ripreso il pagamento del canone di affitto al Comune di Roma compatibilmente con le risorse disponibili le quali vengono inoltre utilizzate per una continua e accurata opera di bonifica dei locali oltreché ad opere di manutenzione ordinaria e straordinaria particolarmente complesse visto lo stato di degrado in cui versavano gli spazi. Opere queste necessarie per garantire la fruibilità a tutti i cittadini.
C) La serata che viene segnalata come presunta festa della cannabis ai fini dello spaccio è in realtà una serata dal chiaro segno culturale antiproibizionista che ha lo scopo di sensibilizzare la cittadinanza sulle qualità terapeutiche di alcuni prodotti già di uso comune, per di più legalizzati e commercializzati in diversi negozi e farmacie, come ad esempio CBD e i semi di canapa legali; ovviamente non saranno reperibili sostanze illegali in continuità con la vocazione che da sempre contraddistingue le attività del centro.
D) Pertanto riteniamo assolutamente infondato, immotivato e diffamatorio quanto contenuto nell’articolo odierno e annunciamo fin da ora che ricorreremo a tutte le vie legali consentite al fine di tutelarci da quanto arbitrariamente e calunniosamente è stato riportato.
E) Invitiamo il giornale “Il Messaggero” a presenziare alla serata di oggi per accertare la veridicità di quanto scritto e/o di rettificare quanto è stato rappresentato nell’articolo pubblicato in data odierna.
Inoltre, circa le altrettanto presunte parole riferite ad alcuni cittadini che sarebbero stati picchiati, vista la gravità dell’eventuale fatto, si invita il giornalista Marco Pasqua a dimostrare l’accaduto al fine di individuare gli eventuali responsabili e prendere i necessari provvedimenti legali. In caso contrario preannunciamo che si richiederà allo stesso di rispondere delle sue affermazioni davanti alla Procura della Repubblica.
Nel caso il giornale non provveda ad una rettifica delle informazioni riportate nell’articolo, si preannuncia fin da subito l’organizzazione a breve di un incontro pubblico con annessa conferenza stampa per fare chiarezza sugli argomenti trattati in modo superficiale e pretestuoso per raccontare in modo reale la vita quotidiana del Centro Sociale.

Roma, 20/04/2019

CENTRO SOCIALE INTIFADA

 

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